Camorra nel Nord Est, 29 arresti contro il clan dei Casalesi

di Redazione

 29 arresti eseguiti, dai carabinieri e dalla Dia, tra Veneto, Lombardia, Sardegna, Campania e Puglia contro un’organizzazione mafiosa collegata al clan dei Casalesi.

L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, rappresenta è l’epilogo delle indagini avviate nei confronti degli indagati accusati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, in danno di centinaia di imprenditori operanti in quasi tutto il nord Italia (prevalentemente nel nord-est), in alcune regioni del centro e del Mezzogiorno d’Italia. Il blitz ha visto impegnati circa 300 militari dell’Arma dei comandi provinciali di Brescia, Cagliari, Caserta, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Rovigo, Taranto, Verona, Napoli e Salerno, oltre a due velivoli dei Nuclei Elicotteri dei carabinieri di Salerno e di Treviso; due unità cinofile del Nucleo carabinieri cinofili di Torreglia e militari dei Centri Operativi Dia.

GLI ARRESTATI. Mario Crisci, 33 anni di Napoli; Antonio Parisi, 43 anni di Napoli; Ciro Parisi, 23 anni di San Giorgio a Cremano (Napoli); Alessandro Mazza, 32 anni di Villaricca (Napoli); Donatella Concas, 34 anni di Tortoli (Nuoro); Massimo Covino, 37 anni di Napoli; Christian Tavino, 34 anni di Padova; Johnny Giuriatti, 37 anni di Padova; Ferdinant Selmani, 29 anni di etnia albanese; Alberto Caraturo, 28 anni di Napoli; Marzio Casarotto, 43 anni di Trecenta (Rovigo); Ivano Corradin, 48 anni di Marostica (Vicenza); Assunta detta Tina Covino, 42 anni di Napoli; Salvatore Destito, 36 anni di Padova; Anna Guarino, 28 anni di Napoli; Elisa Lunghi, 41 anni di Milano; Andrea Milani, 42 anni di Padova; Angelo Nattino, 23 anni di Napoli; Francesca Nattino, 25 anni di Napoli; Pasquale Talamo, 52 anni di Napoli; Giuseppe Zambrella, 37 anni di Matera; Diana Ziotti, 68 anni di Ferrara; Patrik Halambica, 34 anni di etnia ceca; Gabriele Marostica, 55 anni di Villa Bartolomea (Verona); Federico Turrini, 34 anni di Bovolone (Verona). Per altri due indagati è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno accertato che oltre 100 società sono state estorte, ricostruito due episodi di sequestro di persona a scopo di estorsione, verificato 61 episodi di usura aggravata e 17 di estorsione aggravata, il ‘forzato’ trasferimento di intere quote societarie dalle vittime ai loro aguzzini e il diffuso ricorso a illecite operazioni di attività di intermediazione finanziaria. L’organizzazione si concentrava particolarmente su imprenditori in difficoltà finanziaria, utilizzando come copertura lo schermo legale della società di recupero crediti “Aspide”, con sede principale a Padova, base logistica-direzionale da cui promanavano le direttive per i sodali sottordinati, venivano pianificate le attività di riscossione e le spedizioni punitive nei confronti dei debitori insolventi.

L’organizzazione, armata, gerarchicamente strutturata con distinzione di ruoli operativi, erogava crediti a tassi fortemente usurari (fino al 180% annuo) alle vittime, sino a soffocarle, costringendole a cedere le proprie attività economiche (imprese, società e beni valutati nell’ordine di svariati milioni di euro) o, talvolta, a procacciare per la struttura criminale nuovi ”clienti” nel tentativo di arginare il proprio debito cresciuto vorticosamente in breve tempo. Di fronte ai ritardi nel pagamento scattavano brutali pestaggi. Il denaro affluiva nelle ”casse” del gruppo tramite l’ingegnoso sistema della carte poste-pay (ricaricate dalle elargizioni delle vittime) in dotazione ai sodali e serviva, inoltre, a distribuire fra di essi i compensi dell’attività criminale (veri e propri stipendi mensili). Parte dei proventi, infine, era destinata a soddisfare le necessità economiche di detenuti affiliati alla camorra e dei loro familiari.

Secondo gli inquirenti, a capo del sodalizio criminale c’era Mario Crisci, detto “il dottore”. Sequestrata, inoltre, una copiosa documentazione di rilevante interesse probatorio detenuta dall’organizzazione (assegni, cambiali e cessioni di credito aziendali degli usurati per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro), oltre ad armi e munizionamento da guerra.

“E’ la prima volta che portiamo allo scoperto un’organizzazione criminale del genere, io dico che si tratta di un male di natura oncologica, un vero e proprio cancro che porterà a scoprire nei prossimi giorni ulteriori sviluppi e altre vittime di questi criminali”. Così il comandante provinciale dei carabinieri Michele Vito Sarno, commenta l’operazione. “Un’organizzazione ben definita, organizzata gerarchicamente, – spiega – ognuno aveva compiti precisi, compiti operativi, amministrativi, c’erano anche dei prestanome ‘puliti’ a cui venivano intestate le società cadute nella rete degli usurai. Prima venivano sequestrati beni, macchinari, immobili, poi fatalmente la stessa società veniva fagocitata dai creditori che avevano usato metodi illegali, minacce, pestaggi veri e propri per avere i soldi dovuti”. I carabinieri riferiscono persino di due sequestri di persona, un padre e figlio imprenditori presi dai camorristi, immobilizzati nella sede della propria azienda e pestati selvaggiamente dai creditori davanti ai propri operai. “Un esempio lampante – spiega Sarno – per tutti quelli che avevano chiesto soldi ed erano in difficoltà”.

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