Arrestato il latitante Vincenzo Schiavone, cassiere dei Casalesi

di Redazione

Vincenzo SchiavoneCASERTA. Gli agenti delle squadre mobili di Caserta e Avellino hanno arrestato Vincenzo Schiavone, 37 anni, alias “Copertone”, ritenuto il cassiere del clan camorristico deiCasalesi e inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi.

E’ stato catturato nella notte di Pasqua in un un centro di riabilitazione della Fondazione “Don Gnocchi” a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, dove si trovava da almeno sei giorni. L’operazione di polizia è stata coordinata dallo Sco (Servizio centrale operativo). Nella stanza dove alloggiava, ed in cui hanno fatto irruzione la notte di Pasqua,era in compagnia di altri degenti. Al momento dell’arresto non aveva documenti e alla sua identificazione siè proceduto con il rilievo delle impronte digitali. Neppure nella struttura riabilitativa l’uomo aveva esibito documenti per registrarsi e su questo aspetto sono in corso indagini per verificare ipotesi di favoreggiamento che al momento gli inquirenti però escludono. Tra gli effetti personali di Schiavone solo pochi indumenti e alcuni telefoni cellulari. Non ha opposto resistenza alla cattura ed è stato condotto nel carcere di Secondigliano (Napoli).

Schiavone, detto “copertone” per la sua abitudine di firmare gli omicidi dando fuoco al cadavere della vittima accanto ad una massa copertoni d’auto, era ricercatodal30 settembre 2008 quando era sfuggito al blitz ‘Spartacus 3’, che portò all’esecuzione di 107 ordinanze di custodia cautelare contro il clan dei Casalesi.In quella circostanza le forze dell’ordine sequestrarono il suo computer nel quale era annotata la contabilità del clan, compresi i nomi di tutti gli imprenditori e commercianti che venivano sottoposti a taglieggiamento.

Secondo gli inquirenti, era incaricato di raccogliere i proventi delle attività estorsive e di curarne la gestione per la distribuzione degli stipendi ai membri del clan. Avrebbe anche partecipato al condizionamento di alcune campagne elettorali e all’affidamento di appalti pubblici sia per la realizzazione di opere pubbliche che per la gestione dello smaltimento dei rifiuti.

Le principali accusea suo carico sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione pluriaggravata, ricettazione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. Secondo gli investigatori sarebbe stato colui che approvvigionava di armi la fazione Schiavone del clan dei Casalesi (quella che fa riferimento allo zioFrancesco Schiavone detto “Sandokan”, in carcere al 41bis) e con ogni probabilità il reggente della stessa fazione dopo l’arresto di quasi tutti gli esponenti di spicco.

Il clan dei Casalesi è “sempre più debole perché viene colpito al cuore dei propri interessi patrimoniali” e l’arresto del ‘cassiere’ del clan “rappresenta un’altra grande affermazione dello Stato contro la camorra”. Così, in una nota il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che si è congratulato con il capo della polizia, Prefetto Antonio Manganelli, per l’operazione che ha portato all’arresto di Schiavone.

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