Crocifisso nelle scuole, Ac Capodrise: “Sentenza che unisce i popoli europei”

di Redazione

 CAPODRISE. La Corte europea dei diritti dell’Uomo ha dato ragione al ricorso del governo sull’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche.

La sentenza della Grand Chambre, con 15 voti a favore e due contrari, ribalta quella del 3 novembre del 2009 che aveva condannato l’Italia per violazione della libertà religiosa accogliendo il ricorso di Sole Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese.I giudici hanno stabilito che non vi sono elementi che provino la supposta influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nelle aule. La Santa Sede ha espresso “soddisfazione” per la sentenza della Corte Europea sulla esposizione del crocifisso nelle scuole. Si tratta, di una dichiarazione scritta, di una sentenza “assai impegnativa e che fa storia”.

La sentenza costituisce un punto di riferimento imprescindibile sulla questione della presenza dei simboli religiosi negli spazi pubblici in tutta Europa. Con la sentenza la Corte ha scritto la parola fine sul dossier del caso “Lautsi contro Italia”. Un procedimento approdato a Strasburgo il 27 luglio del 2006, con cui Soile Lautsi sosteneva che la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane costituiva una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo coscienza e senza interferenze da parte dello Stato, nonché una violazione della libertà di pensiero, coscienza e religione degli alunni. La prima sentenza della Corte ha dato sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, scatenando un’ondata d’indignazione che ha preso anche la forma di decine e decine di lettere di protesta inviate a Strasburgo da semplici cittadini. «Ne abbiamo ricevute quasi duecento», ha riferito una fonte che ha chiesto di non essere citata.

In questa cornice l’Azione Cattolica Italiana, e la nostra Azione Cattolica di Sant’Andrea di Capodrise, spiega il presidente, avvocato Luigi Colella, accoglie positivamente la sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo che rigetta l’ipotesi per cui il crocifisso sia un simbolo lesivo della libertà religiosa dei non cristiani e dei diritti di laicità dei non credenti. “La sentenza della Corte – dice Colella – è un passo molto importante perché riconosce nel crocifisso un valore che unisce non soltanto i credenti in Cristo ma tutti i popoli d’Europa, un valore fondamentale per la nostra identità personale”.

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