Prescrizione breve, bagarre in aula: “Vaffa” di La Russa a Fini

di Redazione

La RussaROMA.L’Aula della Camera ha dato il via libera alla richiesta della maggioranza di invertire l’ordine del giorno per discutere subito il ddl sul processo breve, che contiene la norma sulla prescrizione breve per gli incensurati.

Se approvata in via definitiva la norma avrebbe un effetto quasi immediato sul processo Mills, dove Berlusconi è imputato in primo grado per corruzione in atti giudiziari. La prescrizione del reato dovrebbe intervenire tra gennaio e febbraio del 2012. La norma taglierebbe di circa otto mesi i tempi di prescrizione, per cui il processo potrebbe finire all’inizio dell’estate, sempre che non arrivi prima a sentenza.

Per questo motivo i deputati dell’opposizione hanno abbandonato la riunione del Comitato dei Nove della commissione Giustizia per protesta contro la decisione della maggioranza di “strozzare i tempi del dibattito sul testo”. Loro vogliono strozzare al massimo i tempi del dibattito su questo provvedimento – spiega il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti – perché vogliono votare al massimo entro giovedì il testo. Ma questo è un blitz inaccettabile e noi in Aula daremo battaglia”. Il Pd ha anche indetto un sit in di protesta davanti a Montecitorio alle 18 di mercoledì. Al sit in interverranno i dirigenti del partito, guidati dal segretario Pierluigi Bersani.

Dopo l’intervento del capogruppo Pd, Dario Franceschini dai banchi dell’opposizione si levano urla contro la maggioranza: “Vergogna, vergogna”. Gli animi in aula si scaldano a tal punto che deve intervenire il presidente della Camera, Gianfranco Fini, minacciando di sospendere i lavori. “Non costringetemi a farlo – ha detto – e vale per entrambe le parti dell’emiciclo”.

Gianfranco Fini poi replica al Pd. Il presidente della Camera spiega che ci sono deliberazioni della Giunta del regolamento che fin dal 1998 precisano che le richieste di inversione di ordine del giorno, così come le richieste di rinvio in commissione di un ddl, “non incidono” sul provvedimento in discussione ma sulla “procedura” dell’esame. La decisione di far votare l’aula, aggiunge Fini, “spetta al presidente della Camera che chiama l’assemblea a pronunciarsi”. Le richieste di inversione dell’odg, quindi, “non possono essere contestate” e non sono “connesse ad alcuna conseguenza definitiva sul merito”.

Lo scontro integrale

Il “vaffa” di La Russa

Franceschini

“Altro che riforma epocale della giustizia. Siamo alle solite. Il governo e il ministro Alfano, dopo averci illuso e illuso gli italiani che erano pronti a fare una riforma per i cittadini, ecco spuntare il solito provvedimento che serve solo a placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio”, ha detto il capogruppo dell’Udc, Pierferdinando Casini.

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha respinto le polemiche dell’opposizione. “L’inversione dell’ordine del giorno ha destato scandalo, se si fosse proceduto da calendario si sarebbe votata la Comunitaria con la responsabilità civile dei magistrati”, ha ricordato il ministro rispondendo ai cronisti in Transatlantico. “L’indignazione era comunque programmata”, ha aggiunto.

CONTESTAZIONE.Un centinaio di manifestanti è arrivato ad un passo del portone della Camera dei deputati. I manifestanti, che avevano in evidenza le insegne del “popolo viola”, molto agguerriti al sit in promosso dal Pd contro il processo breve hanno preso di mira, tra gli altri, Ignazio La Russa che proprio in quel momento stava passando per la piazza. “Venduto, ladri, fascisti”, hanno gridato al ministro della Difesa. Il coordinatore del Pdl ha mantenuto la calma ed è entrato nel portone principale della Camera protetto dalla scorta. I manifestanti sono poi passati al portone principale di Montecitorio per impedire l’ingresso ai parlamentari. Ha superato il “blocco” la sottosegretario Daniela Santanché, grazie all’aiuto delle forze dell’ordine che hanno formato un cordone di sicurezza per circondare il palazzo e proteggere l’ingresso principale. Ma, non appena i manifestanti si sono accorti del passaggio dell’esponente Pdl, sono scattati i cori. Al grido di “ladri, mafiosi, andatevene”, e ancora “vergogna, imputati impuniti”. Epiteti poi sono piovuti sulla deputata. La contestazione è proseguita con il lancio di monetine, che hanno colpito pure alcuni giornalisti. A tentare di placare la tensione è arrivata Rosy Bindi. Intanto, i commessi e i responsabili sicurezza della Camera chiamavano le forze dell’ordine rafforzare il presidio davanti a Montecitorio: “La situazione sta precipitando”, affermava un commesso.

IL “VAFFA” DI LA RUSSA A FINI.La tensione della piazza contagia l’Aula, dove il ministro La Russa interviene duramente contro la contestazione “a due metri dal portone della Camera” e riferisce di aver riconosciuto il capofila della contestazione, accusando l’opposizione di essere “complice dei contestatori e ancora più violenta”. A quel punto il capogruppo Dario Franceschini prende la parola contro La Russa e la sua ricostruzione dei fatti, accusandolo di aver voluto provocare i manifestanti. Il ministro della Difesa, dai banchi del governo, gli fa segno di tacere e si mette ad applaudire in maniera ostentata l’intervento del capogruppo Pd. “Bravo, bravo, bravo” gli urla. Il presidente della Camera, Fini, lo richiama una prima volta ad “avere un atteggiamento rispettoso verso l’assemblea”. Una prima volta La Russa si volta verso Fini allargando le braccia e continuando la sua “replica” a Franceschini. Al secondo richiamo di Fini, La Russa, di spalle, risponde con un “vaffa” secondo i testimoni più vicini, comunque con un gesto visibile anche ai presenti più lontani. La Russa ha poi smentito il “vaffa…”. E può darsi che non sia stato un “vaffa” perché soltanto chi era vicino può aver sentito ciò che ha detto. E’ certo però che Fini ha sentito benissimo e l’ha considerato un insulto visto che sospende la seduta con queste parole: “Onorevole ministro non le consento di offendere la Presidenza”. E uscendo dall’aula, ma qui tornano a essere determinanti i testimoni diretti, Fini avrebbe sibilato: “Fatelo curare”.

TERZO POLO: “LA RUSSA SI DIMETTA”. Poco dopo arriva la richiesta di dimissioni del ministro La Russa da parte del Terzo Polo: “Un ministro della Repubblica che, in un momento così delicato della vita del Paese, prima offende l’assemblea di Montecitorio con atteggiamenti arroganti e provocatori, e poi lancia un gravissimo insulto al presidente della Camera, cioè alla terza carica dello Stato, si rende responsabile di una violenta contrapposizione istituzionale che il suo ruolo non gli consente. A questo punto chiediamo a La Russa di dimettersi”.

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