Libia, la coalizione litiga sulla leadership della missione

di Redazione

Berlusconi e SarkozyROMA.A tre giorni dal via alle operazioni militari contro i punti nevralgici della difesa di Muammar Gheddafi, la coalizione ha cominciato a perdere i pezzi.

Quella che divide i governi è la questione della leadership delle operazioni della missione Odyssey Dawn finora condotte sotto il comando di Usa, Francia e Gran Bretagna. L’Italia reclama il passaggio in tempi rapidi della catena di comando sotto l’ombrello della Nato. In caso contrario, minaccia di riprendere il controllo delle sette basi militari messe a disposizione della coalizione e di provvedere a un “comando separato”, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini.

FRANCIA: “NO POLEMICHE”.“Non creiamo polemiche artificiali” sul ruolo della Nato in Libia. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a Parigi la portavoce del ministero degli Esteri francese, Christine Fages. La Francia, ha ribadito, non esclude “un contributo” della Nato in Libia. La dichiarazione arriva martedì 22 marzo, dopo che, per tutta la giornata precedente, Parigi aveva tenuto una posizione inamovibile. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, aveva dichiarato che “nei prossimi giorni l’alleanza è pronta a venire in sostegno della coalizione”, ma non ha mai pronunciato la parola coordinamento e ha ribadito che le operazioni sotto bandiera Nato non sarebbero le benvenute dai Paesi arabi. “Siamo in un’operazione voluta dalle Nazioni Unite, portata avanti da una coalizione ad hoc, e alla quale la Nato potrebbe eventualmente portare il suo sostegno”, ha rincarato il generale francese Philippe Ponthies, portavoce del ministero della Difesa. “Per il momento, tenendo conto che c’è già una coalizione internazionale formata non solo da Paesi europei e membri della Nato, ma anche da Paesi arabi, sembra che il sentimento prevalente è che la coalizione continui”, ha dato man forte il ministro degli Esteri spagnolo Trinidad Jimenez, senza escludere un ruolo di sostegno della Nato.

LA NORVEGIA LASCIA LA MISSIONE.La querelle ha già provocato i primi danni. La Norvegia ha annunciato la sospensione della sua partecipazione alle operazioni militari (sei caccia F16 dispiegati nel Mediterraneo ) finché non sarà chiarita la questione del comando, come ha chiarito il ministro della Difesa norvegese, Grete Faremo.

USA: “PRONTI A PASSARE CONSEGNE”.In precedenza gli Stati Uniti avevano annunciato la riduzione della loro partecipazione alle operazioni e il presidente Obama si è dichiarato pronto al “passaggio delle consegne” all’Alleanza: “La Nato – ha detto – verrà coinvolta nel coordinamento per rispondere alla risoluzione dell’Onu 1973, che ha autorizzato l’intervento in Libia. E sarà una questione di giorni, non di settimane”. In realtà, il segretario alla Difesa, Robert Gates, ha parlato anche della possibilità di un “comando franco-inglese” per poi aggiungere che sarebbe un errore per la coalizione prefigurarsi l’obiettivo di uccidere il leader libico. Anche Obama ha confermato che l’obiettivo delle operazioni è che “Gheddafi lasci il potere” per proseguire le attività”.

ITALIA: “COMANDO SEPARATO”.Intanto, la posizione italiana si è fatto netta: senza il passaggio delle operazioni in Libia sotto l’ombrello Nato, il governo considererebbe l’idea di istituire un proprio comando separato per gestire le attività di comando e controllo. Così recita la nota del ministro degli Esteri Frattini. A sostegno della richiesta italiana si sono schierati il Lussemburgo, Belgio, Danimarca e Romania. Per Frattini, “c’è un consenso crescente” tra i partner Ue. “Mi aspetto una decisione tra martedì e mercoledì”, ha detto. La Turchia intanto ha bloccato domenica i piani per un’eventuale missione. Il premier turco Tayyap Erdogan ha espresso irritazione per la posizione assunta dalla Francia.

BERLUSCONI: “NOSTRI AEREI NON SPARERANNO”.Nel pomeriggio Berlusconi aveva messo in chiaro: “Il comando delle operazioni in Libia torni alla Nato”. E poi: “I nostri aerei non sparano e non spareranno”. Infine una nota che appare polemica, sul fronte dell’emergenza umanitaria: “Altri stati facciano la loro parte. Noi i primi a fornire le tende per 12 mila profughi”. In serata il presidente del Consiglio è tornato sul tema Libia alla cena organizzata a Torino a sostegno del candidato sindaco del Pdl: “Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente”. Berlusconi si sarebbe detto poi sorpreso che la Francia abbia voluto “calcare la mano” in maniera unilaterale sulla questione libica.

LA RUSSA: “COMANDO NATO”.“Continueremo ad insistere nelle sedi internazionali affinché il cappello dell’operazione passi dalla coalizione alla Nato”, ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine del consiglio dei ministri convocato in seduta straordinaria per discutere dell’emergenza libica. La Russa ha spiegato che “altri Paesi della coalizione la pensano come noi, ma su questo non c’è una totale condivisione. Per noi la linea di comando della Nato è collaudata, gli assetti sono già prestabiliti e determinati. Il ministro ha poi precisato che l’Italia ha messo a disposizione quattro aerei Tornado per annullare i radar e quattro caccia F16 per scortare i Tornado. I Tornado italiani non hanno effettuato bombardamenti e d’ora in avanti si cercherà di garantire il massimo riserbo sulle missioni per evitare che le fughe di informazioni. Quanto al voto in Parlamento, chiesto dalla Lega e dalle opposizioni, La Russa ha detto che “non è ancora stato fissato ma non intendiamo sottrarci alla valutazione delle Camere, anche se dal punto di vista giuridico è sufficiente il voto delle Commissioni”.

LA LEGA PRENDE LE DISTANZE.L’intervento militare in Libia continua in ogni caso ad essere occasione di divisioni all’interno della coalizione di governo, in particolare con la presa di distanza da parte della Lega Nord. Dopo che sabato Umberto Bossi aveva parlato di un’Italia “brava a prenderlo in quel posto”, a rinfocolare la polemica è un altro ministro leghista, Roberto Calderoli, che se la prende proprio con La Russa: “E’ il ministro della Difesa, non della guerra”. Ma lo stesso La Russa, arrivando a Palazzo Chigi aveva minimizzato con i giornalisti: “non vedo grandi divisioni nella maggioranza”. E ancora: “Ho viaggiato con Bossi, Calderoli, Maroni. Ci sono sensibilità diverse, ma tengo a precisare che la Lega non ha frapposto ostacoli”.

SINISTRA CHIEDE DIBATTITO IN AULA.Un dibattito parlamentare è stato chiesto a gran voce dai capigruppo del Pd di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro: “Lo sviluppo della crisi libica e la portata dell’intervento promosso dalle Nazioni Unite. È necessario che il Parlamento nel suo plenum possa confermare il sostegno alla posizione del nostro Paese con una piena assunzione di responsabilità”. E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: “La confusione italiana regna nel cielo. Noi siamo disponibili a che l’Italia partecipi nei limiti del mandato Onu, non con i cosiddetti “volenterosi” che hanno solo lo scopo di fare in fretta e furia una soluzione che dà soltanto preoccupazioni ulteriori”.

STORACE: “E’ UNA SARKOWAR”. Dubbi arrivano dalla Destra, formazione ormai nell’area del governo: “Questa Sarkowar mi convince sempre meno – ha scritto il leader Francesco Storace sul suo blog -. Qual è il motivo scatenante del conflitto libico? Perchè si è deciso di partire all’offensiva? I diritti umani? E a quando un conflitto mondiale con cinesi e compagnie? Credo che la partita sia più sporca”. E anche Roberto Formigoni ha preso le distanze dall’operazione militare.

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