Libia, il comando delle operazioni passa alla Nato

di Redazione

 ROMA.Il comando delle operazioni passa alla Nato. Dopo tanti discutere anche la Francia cede e dice sì a un comando dell’Alleanza nelle operazioni contro la Libia.

Il pressing della diplomazia internazionale su Parigi ha sortito il suo effetto nel pomeriggio e l’Eliseo ha dato il suo sostanziale via libera affidando al suo portavoce, Bernard Valero, una dichiarazione all’Ansa in cui si dice “favorevole” a un comando integrato dell’Alleanza “in sostegno alle forze della coalizione” presenti in Libia. Convergendo così su una posizione sostenuta dall’Italia e ribadita oggi anche dal capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha definito un comando unificato quale “soluzione di gran lunga più appropriata”. La Germania di Angela Merkel si sfila invece definitivamente annunciando, secondo notizie di stampa, il ritiro dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. Una decisione analoga era stata già presa dalla Norvegia.

L’Alleanza atlantica dovrebbe avere il controllo dell’embargo delle armi e del rispetto della no fly zone. Il burocratese di politici e militari riuniti a Bruxelles (sede della Nato) non permette di capire però fino in fondo quanto potere avranno i caschi blu sulle operazioni militari e quanti passi indietro hanno fatto Francia e Inghilterra che invece volevano continuare a guidare personalmente i rispettivi militari. Hanno invece accettato il comando della Nato gli Usa e la Turchia.

I membri della Nato hanno deciso di far rispettare l’embargo sulle armi contro la Libia deciso dall’Onu nelle acque del Mediterraneo. I 28 rappresentanti permanenti del Consiglio Atlantico si sono riuniti nel quartier generale dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles per decidere sulla possibilità che le operazioni di no-fly zone sulla Libia possano essere condotte sotto comando alleato. La pianificazione militare, come comunicato nel primo pomeriggio di oggi dal segretario generale Anders Fogh Rasmussen, è stata già completata.

Il comando delle navi e degli aerei dell’Alleanza atlantica nel Mediterraneo centrale è affidato all’ammiraglio Stavridis. Rasmussen ha riferito che la Nato ha anche “completato i piani per imporre una no-fly zone per portare il nostro contributo, se necessario al vasto sforzo internazionale per proteggere il popolo libico dalla violenza del regime di Gheddafi”.

“Tutti gli alleati – ha dichiarato Rasmussen in una nota scritta, sottolineando implicitamente il consenso di Turchia, Germania, Francia e Italia – si sono impegnati per assumersi le loro responsabilità come previsto dalla risoluzione delle Nazioni Unite per fermare l’intollerabile violenza contro i civili libici”. L’embargo sulle armi imposto sarà imposto con l’uso dei mezzi navali ed aerei della Nato “attivati” dall’ammiraglio statunitense James G. Stavridis, 56 anni, comandante supremo delle forze alleate in Europa (Supreme Allied Commander Europe, Saceur).

Le operazioni previste sono quelle di “monitorare, denunciare e, se necessario, fermare le navi sospette di trasportare armi illegali o mercenari. Ciò sarà fatto – ha specificato il segretario generale dell’Alleanza Atlantica – in stretto coordinamento con le organizzazioni regionali (riferimento a Ue, Unione africana e Lega Araba, ndr) e del trasporto navale commerciale. E daremo il benvenuto ai contributi allo sforzo comune da parte dei partner della Nato”.

Il presidente americano Barack Obama e il premier turco Tayyip Erdogan avevano concordato che i “contributi nazionali” per l’attuazione della risoluzione 1973 sulla Libia “sono resi possibili dalle capacità di controllo e dal comando unico e multinazionale della Nato”. Una posizione, quella della Turchia, che di fatto ha lasciato isolata la Francia, costringendo infine Parigi a piegarsi.

Così dall’Eliseo è arrivata una vera e propria apertura dopo una serie di contatti tra Obama e la Gran Bretagna di Cameron e soprattutto la Francia di Sarkozy. Colloqui nei quali si è concordato sulla necessità di un “ruolo chiave” dell’alleanza Atlantica nell’attuazione della no-fly zone. Anche se Washington non parla di “comando” ma “di ruolo chiave” spiegando che la Nato dovr… essere “parte di una struttura di comando internazionale una volta che gli Usa lasceranno” la guida, anche per la più volte ribadita esigenza di coinvolgere nelle operazioni non solo i 28 paesi dell’Alleanza ma anche il mondo arabo.

Sarkozy e Obama, nel corso di un colloquio telefonico, si sono “accordati sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla coalizione” in Libia. Si legge in una nota diffusa dall’Eliseo. La Casa Bianca punta però, nella seconda fase delle operazioni in Libia, ad un comando internazionale che sfrutti le capacità della Nato. Parlando con i giornalisti a bordo dell’AirForceOne, il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes ha ipotizzato per la prima volta questa soluzione, ma senza entrare nei dettagli.

RUSSIA: “SERVE CESSATE IL FUOCO”.“Siamo convinti che la via più breve che porta alla stabile sicurezza della popolazione civile sia un immediato “cessate il fuoco” e l’inizio del dialogo – ha detto oggi il ministro della Difesa russo, Anatoli Serdiukov – Purtroppo gli avvenimenti dimostrano che in questo Paese sono iniziate le azioni militari a causa delle quali sono stati danneggiate strutture civili e sono morti dei civili. E inammissibile”. Il ministero degli Esteri francese ha detto che l’appello della Russia al cessate il fuoco potrebbe essere discusso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel summit di giovedì. “Immagino che la Russia solleverà la questione al summit di giovedì” ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Christine Fages, ad una conferenza stampa. Il premier russo Vladimir Putin è consapevole che la posizione di Mosca sulla crisi Libica è quella espressa dal presidente Dmitri Medvedev e non la propria, che fra l’altro aveva equiparato ieri la risoluzione dell’Onu sulla no-fly zone a un appello medioevale alle Crociate. “Noi parliamo di vari livelli di valutazione – ha detto il portavoce di Putin – Quella che è stata data dal premier non è nient’altro che il suo punto di vista personale, mentre la valutazione fatta dal capo di Stato è l’unica posizione ufficiale della Federazione russa, quella che tutti seguono”.

FRATTINI RIFERIRA’ IN PARLAMENTO. Salvo cambiamenti dell’ultima ora, sarà il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a riferire in Parlamento sulla crisi in Libia. Lo riferiscono fonti parlamentari del Pdl, che assicurano la presenza del reponsabile della Farnesina domani, alle 17 in Aula al Senato e giovedì mattina, alla Camera. In un primo momento, Silvio Berlusconi era intenzionato a intervenire in prima persona, ma allo stato la scelta sarebbe ricaduta invece sul titolare della Farnesina.

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