Delitto Olgiata, svolta dopo 20 anni: fermato domestico della contessa

di Redazione

 Alberica Filo Della TorreROMA.Colpo di scena nelle indagini sul delitto dell’Olgiata, uno dei “cold case” italiani più famosi: per l’assassinio della contessa Alberica Filo Della Torre, avvenuta il 10 luglio del 1991, è stato infatti fermato Manuel Winston, domestico filippino della nobildonna.

A determinare il fermo è stato il pericolo di fuga del filippino. Sono 51 le tracce di sangue campionate dagli uomini del Ris sul lenzuolo che stringeva il collo di Alberica Filo della Torre. Ma la traccia di Dna decisiva che ha incastrato il filippino è stata trovata sul lenzuolo usato per strangolare la donna. Il rilievo biologico di due centimetri quadrati è “perfettamente coincidente” con il profilo di Dna di Winston. A rivelarlo, nel corso di una conferenza stampa, sono stati i carabinieri del Ris di Roma, che con il comandante Luigi Ripani hanno analizzato tutti i reperti del delitto. La traccia ematica lasciata sul lenzuolo, e che ha segnato la svolta nel delitto, sarebbe compatibile con un’abrasione che Winston si sarebbe procurato nella colluttazione con la vittima. “È una prova scientificamente devastante” ha detto il comandante del Ris di Roma. “Le analisi non sono ancora finite – ha continuato – ma questo dato, proviene da una traccia di 2 centimetri quadrati. È un lavoro incredibile quello che è stato fatto. Abbiamo recuperato i reperti da tutt’Italia. Erano sparsi in diversi laboratori. Abbiamo fatto i controlli e dal lenzuolo che era avvolto attorno alla testa della donna è venuta fuori questa traccia, questo alone, perfettamente coincidente con il dna di Winston. È una cosa incredibile”. Il fermo è stato deciso in base al pericolo di fuga dell’indagato. Manuel Winston sposato e con figli, viveva e lavorava stabilmente a Roma ma spesso si recava nelle Filippine. Se avesse saputo che i risultato degli ultimi esami sul Dna lo incastravano “avrebbe potuto fuggire”, hanno fatto notare gli inquirenti.

Potrebbe essere una questione legata ad un debito non restituito il movente che avrebbe portato il filippino ad ammazzare la contessa. È quanto affermato dal comandante provinciale dei Carabinieri, Maurizio Mezzavilla, a margine della conferenza stampa svolta in Procura in merito al fermo del cittadino filippino. “Il movente dell’omicidio deve essere ricondotto ai contrasti che esistevano tra Winston e la signora Filo della Torre”, ha spiegato Mezzavilla. “In base anche ai documenti dell’epoca e al lavoro di indagine è ipotizzabile che il delitto si sia consumato forse a causa di di denaro prestato e non restituito”, ha concluso il comandante provinciale dei carabinieri di Roma. Un delitto e un’inchiesta che sembra procedere di pari passo con l’omicidio di via Poma, dove Simonetta Cesaroni fu uccisa nell’agosto del 1990, a Roma, e che proprio grazie alle nuove tecniche investigative che si basano sull’esame del codice genetico ha individuato l’ex fidanzato Raniero Busco come l’omicida e che proprio pochi mesi fa è stato condannato in primo grado.

L’indagato, oggi 41enne, prestava servizio nella villa romana dell’Olgiata all’epoca in cui fu uccisa la contessa. La sua permanenza in casa durò solo due mesi eppure, particolare inquietante emerso dalla lettura del decreto di fermo emesso dalla procura, Winston ha chiamato Alberica una delle sue figlie (il terzo è un maschio), nata nel 1995.

Le nuove indagini erano state sollecitate da Pietro Mattei, vedovo della contessa, con un’istanza nella quale si chiedeva, attraverso l’uso delle nuove e più sofisticate tecnologie, specie quelle relative all’identificazione delle tracce biologiche, il riesame degli oggetti repertati nella stanza in cui avvenne il delitto. Tra questi, un fazzoletto di carta con del muco, i pantaloni di Winston e di Roberto Iacono, figlio della governante della contessa, il lenzuolo del letto della contessa, lo zoccolo con il quale fu colpita alla testa ed alcuni suoi indumenti intimi. Tre anni fa il gip del Tribunale di Roma aveva infatti respinto la richiesta di archiviazione per i due storici indagati della vicenda, l’ex domestico filippino Winston Manuel e il figlio della governante della contessa. Il giudice ordinò alla procura di riesaminare completamente il caso analizzando alla luce delle nuove tecniche di indagine, sia biologiche, sia strumentali, tutti i reperti acquisiti: primo tra tutti lo zoccolo usato come arma del delitto per colpire la contessa a morte. Ad opporsi all’archiviazione della posizione di Winston e Iacono fu il legale di Mattei, l’avvocato Giuseppe Marazzita che aveva raccolto nuove prove scovando una nuova testimone, un’amica della nobildonna, depositaria dei timori della stessa contessa a cui lei avrebbe confessato di temere per la propria vita e di essere spiata. Il gip ordinò infine alla procura di acquisire le centinaia di foto scattate sulla scena del crimine e che non sono state inserite nel fascicolo. E chiese l’espletamento di nuove analisi biologiche.

Winston è stato sottoposto al fermo di procura nel quadro degli accertamenti del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del sostituto Francesca Loy, in collaborazione con i carabinieri del Reparto Operativo e del Ris. La procura dovrà ora chiedere la convalida del fermo.

“C’è in me una grande soddisfazione, quel che appare certo fin da ora è che abbiamo fatto bene a chiedere nuove analisi del dna sui reperti oggetto dell’inchiesta. Finalmente abbiamo delle risposte” ha detto l’avvocato Giuseppe Marazzita, legale di Pietro Mattei, marito di Alberica Filo della Torre, commentando la notizia del fermo di procura per il filippino Winston Manuel Reves. “Abbiamo fatto bene ad opporci alla richiesta di archiviazione – ha aggiunto – che era stata fatta anni fa sulla base di un accertamento tecnico da noi considerato fallace e in maniera non adeguata. Per fortuna abbiamo trovato un Gip che ha dato valore al nostro convincimento”.

IL DELITTO.La contessa Alberica Filo Della Torre aveva 42 anni quando fu trovata priva di vita nella stanza della sua villa all’Olgiata. Secondo i primi rilievi venne strangolata e colpita con uno zoccolo alla testa. Nella prima inchiesta, poi conclusasi con l’archiviazione e lo stralcio per consentire la riapertura di un procedimento penale, Roberto Iacono, figlio della governante della contessa, e il filippino Winston furono chiamati in causa avendo, secondo la procura, sufficienti motivi per nutrire rancore e risentimento nei confronti della vittima. Iacono, di cui si diceva avesse problemi di natura psicologica, non aveva gradito il licenziamento della madre, che secondo alcuni testimoni era stata mandata via perché chiedeva continui prestiti o aumenti di stipendio. Invece Winston, che avrebbe dovuto restituire alla contessa un milione di lire, era stato più volte visto discutere animatamente con la donna. Per Pietro Mattei l’indagine è sempre stata lacunosa e caratterizzata da troppe omissione in relazione ad alcuni accertamenti tecnici di laboratorio.

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