Prostituta uccisa ad Isernia, 18 anni in appello per geometra di Letino

di Redazione

Ignazio Fortini e MarinalbaLETINO. Sentenza di primo grado sostanzialmente confermata al processo di appello che, per l’omicidio della prostituta brasiliana Marinalba Silva Costa, vedeva alla sbarra il geometra di Letino Ignazio Fortini.

Pur riducendo di tre anni la pena inflitta in sede di primo grado al ventisettenne del centro dell’Alto Casertano, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Campobasso hanno condannato Fortini a diciotto anni di reclusione. Rigettate, dunque, sia la richiesta della pubblica accusa, l’ergastolo, sia quella della difesa, che, facendo leva su una ricostruzione che deponeva per una totale deficienza di prove a carico dell’accusato, premeva l’assoluzione del giovane.

La quarantottenne sudamericana, che esercitava il mestiere più antico del mondo in un monolocale di Vico III Belvedere, nel pieno del centro storico di Isernia, in Molise, fu trovata morta, in una pozza di sangue, nell’appartamento che, preso in fitto qualche tempo prima, usava a fini di prostituzione personale. Era il 7 marzo del 2008. All’esame autoptico, risultò che la donna era stata ammazzata con una coltellata al petto e che aveva tentato disperatamente di difendersi. Dopo una serie di indagini ed accertamenti e rilievi in varie direzioni, che si rivelarono infruttuosi, il 18 luglio successivo al delitto della ex ballerina carioca arriva la svolta. I carabinieri della campagna di Isernia si portarono in provincia di Caserta, precisamente a Letino, dove arrestarono l’allora ventiquattrenne Fortini. Al giovane si arrivò analizzando il tabulato del telefonino della vittima, che, fino al giorno del delitto, era stato nella piena disponibilità della donna assassinata. Il fatto che ha inchiodato l’accusato è che il cellulare di Marinalba fosse usato dalla fidanzata di Fortini, a cui lo stesso imputato l’aveva regalato. Come poteva spiegarsi la circostanza? Sia per i giudici di primo grado che per quelli che lo hanno giudicato in fase di Corte d’Assise d’Appello, il fatto deponeva unicamente per la piena colpevolezza del geometra letinese, che si è sempre dichiarato innocente.

A poco, dunque, sono contate le constatazioni che l’arma del delitto non è stata mai ritrovata e che sulla scena dell’omicidio sono state trovate pochissime tracce di Fortini, il quale, comunque, aveva ammesso che, il giorno in cui un fendente mortale pose fine alla vita della brasiliana, era stato nell’appartamento della donna, ma solo per consumare con lei un fugace rapporto sessuale. La sua versione dei fatti, però, non ha mai convinto i giudici. Neanche quelli del nuovo grado d’Assise, che, pur riducendogli la pena di tre anni, lo hanno ritento pienamente responsabile del reato ascrittogli. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Fortini avrebbe litigato con la brasiliana sul prezzo della prestazione sessuale. Da lì sarebbe nata una lite, sfociata nell’omicidio.

di Daniele Palazzo

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