NAPOLI.Icarabinieri del Noe hanno perquisito la discarica di Chiaiano, quartiere alla periferia nord di Napoli, nellambito di uninchiesta della Dda su presunte infiltrazioni della criminalità nella gestione dellimpianto e presunte irregolarità nellassegnazione degli appalti.
Undici gli avvisi di garanzia emessi dal procuratore, Giovandomenico Lepore, e dai sostituti Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio. Secondo laccusa i clan avrebbero condizionato la gestione degli appalti, in particolare quello per la fornitura di argilla; tra gli indagati vi sarebbero dirigenti della società che gestisce limpianto.
Agli indagati vengono contestati i reati di traffico di rifiuti e frode in pubbliche forniture. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Noe, quando si decise di allestire una discarica nella cava prima adibita a poligono di tiro venne usato materiale di qualità scadente per impermeabilizzare il suolo: in particolare si fece uso di argilla estratta abusivamente nel Salernitano. Il risultato fu che il suolo è rimasto permeabile e il percolato è finito nel sottosuolo. Nel corso delloperazione, i militari hanno sequestrato unaltra discarica di 15.000 metri quadri a Giugliano di proprietà della famiglia Carandente, ritenuta vicina al clan Mallardo. Anche da questo impianto sarebbe stato preso materiale per allestire la discarica di Chiaiano.
Linchiesta verte in particolare sulla società Ibi, che gestisce il sito oltre ad altri impianti in Campania e a quello di Bellolampo a Palermo, e sulla Edil Car, controllata dalla famiglia Carandente, che ha ottenuto il subappalto. Lipotesi della procura è che attraverso queste due società (la prima già destinataria di uninterdittiva antimafia) i clan camorristici Mallardo e Zagaria controllassero lo sversamento dei rifiuti e i relativi appalti. Agli atti dellinchiesta ci sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui lex imprenditore del settore dei rifiuti Gaetano Vassallo.