Per il Fisco è morto dal 1993: la strana storia di un finanziere

di Nicola Rosselli

 AVERSA. “Questa mattina ho appreso di essere morto per l’Agenzia delle Entrate, addirittura dal 1993”.

Angelo Tornese, 63 anni, maresciallo della guardia di finanza a riposo, cerca di riderci sopra, ma è visibilmente provato per l’esperienza, a metà strada tra Kafka e Pirandello, che sta vivendo. Allora, da buon campano, fatti i dovuti scongiuri, riprende a raccontare la sua storia al limite dell’incredibile. “In mattinata – continua Tornese riferendosi a giovedì – sono stato presso l’ufficio di Aversa dell’Agenzia delle Entrate per chiedere il codice fiscale di mio figlio che deve partire militare. Trovandomi lì, poiché non avevo il codice fiscale, ho fatto richiesta anche per me. Qualche attimo e mi sono trovato di fronte la faccia smarrita e imbarazzata dell’addetto che ha affermato: ‘Non posso rilasciarle il codice fiscale perché dai nostri terminali lei risulta deceduto dal 1993 a seguito di una dichiarazione dei redditi relativa all’anno precedente’. Alle mie proteste mi è stato risposto che se fornirò un certificato di esistenza in vita si potrà aggiustare il tutto. Ma questa stessa risposta, se ricordo bene, mi fu data anche sei o sette anni fa, quando mi trovai in un’analoga situazione e io, già allora, fornii questo certificato”.

Intanto, sempre giovedì mattina, il maresciallo delle fiamme gialle si è recato presso il comune di Lusciano, dove è nato, per verificare se ci fosse qualche omonimia, un altro Angelo Tornese nato nello stesso giorno, ma qui, tra l’ilarità degli addetti all’anagrafe, ha appreso di essere l’unico con tale nome ad essere nato in paese nel 1948. Si è recato, poi, all’ufficio anagrafe del comune di Aversa, dove risiede, per farsi rilasciare il certificato di esistenza in vita. “Almeno per essere certo che non sto sognando”, anche perché l’ex sottufficiale continua normalmente a percepire la pensione che, tra l’altro, gli sarebbe stata conferita dopo la morte, visto che è andato in pensione successivamente al 1992, data della sua presunta morte.

Dalla sede aversana dell’Agenzia delle Entrate, gli addetti, appositamente interpellati, effettuati i dovuti controlli, confermano in maniera puntuale la storia di Tornese, il suo racconto. Il finanziere a riposo risulta morto dal 1993, ma affermano anche che si potrebbe trattare, anzi si tratta, di un inconveniente al quale può essere messo fine presentando un certificato di esistenza in vita. “E’ la stessa cosa – ha dichiarato Tornese – che mi fu detta sei o sette anni fa. Allora, come farò anche adesso, consegnai il certificato di esistenza in vita, ma, evidentemente, non ne fu preso atto. Io, d’altra parte, non conservo ricevuta di quella consegna e non posso far altro che ripresentare questo certificato che avrà la capacità di farmi resuscitare agli occhi dell’Agenzia delle Entrate”.

In verità, la peripezia occorsa al maresciallo Tornese rappresenta, di contro, il sogno di ogni evasore fiscale. Cosa c’è di meglio, infatti, che continuare ad esistere per il consesso cosiddetto civile, anagrafe comunale compresa, e risultare deceduto per il fisco che, in questa maniera, non potrà più colpirti con la sua mannaia. “Ma per me, che sono solo un modesto pensionato, – conclude il sottufficiale – al danno si aggiunge la beffa: non posso presentare dichiarazione dei redditi e, di conseguenza, usufruire delle detrazioni per spese sanitarie e consimili”.

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