Il giudice Cantone incontra i ragazzi del Liceo “Nevio”

di Redazione

 SANTA MARIA CV. “Non si tratta solo di pizzo ed estorsioni, la camorra è entrata nelle società e riceve dalle imprese soldi in cambio di favori, ma a lunga andare così facendo è proprio l’imprenditore che perde la sua attività”.

Lo ha affermato il dott. Raffaele Cantone agli studenti del liceo classico Cneo Nevio in occasione dell’avvio del progetto Pon sulla legalità con l’Unicef dal titolo: “Le(g)ali al Sud” presentato al teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere. In questo ambito il prestigioso istituto si avvale del partenariato del Centro Studi ed Alta Formazione Maestri del Lavoro d’Italia. Un parterre delle grandi occasioni con in prima fila il questore di Caserta Guido Nicolò Longo, il presidente dell’ordine degli avvocati, Elio Sticco, e Ferdinando Terlizzi e Francesco Amato del Centro Studi Maestri del Lavoro.

A coordinare i lavori è stato il professore di filosofia Sergio Iorio, mentre il dirigente scolastico Saverio Tufariello ha fatto gli onori di casa. Nella sua relazione introduttiva, il preside ha sottolineato come la scuola deve educare alla legalità con gli strumenti che le sono propri, cioè facendo cultura, elaborando cultura, trasferendo la cultura e le abilità di metodo che le sono intrinsecamente sottese. Perché senza cultura, senza una cultura partecipata, socializzata, non ci sarà mai legalità vera. Né ci sarà vera giustizia. Il progetto mira a promuovere e consolidare nelle giovani generazioni un diverso modello di cultura della legalità come condizione ordinaria e prevalente della vita associata, dove può e deve trovare più fertile e proficuo spazio la “plantatio” di un nuovo e positivo modello di relazioni umane, tale da giustificare e promettere il sorgere di una nuova condizione civile ispirata a quei valori di rispetto della persona, della sua dignità e libertà, che, pur tra le paure e le incognite di questo tempo così problematico e per certi versi travagliato, vogliamo porre a fondamento della civiltà del terzo millennio.

“Le(g)ali al sud si può leggere in due modi a secondo di dove si mette l’accento, si può alludere alla legalità o a legare i ragazzi alla propria terra – ha detto nel suo intervento il presidente del Centro Studi ed Alta Formazione dei Maestri del Lavoro Mauro Nemesio Rossi – un tema che è in linea con il creare le condizioni sociali a restare e fare crescere il Mezzogiorno proprio come è raccontato nel primo libro pubblicato dal giudice Cantone”.

Nel presentare il secondo libro del magistrato Sergio Iorio ha sottolineato come I Gattopardi è una lunga intervista fatta da Gianluca Di Feo, prestigioso giornalista che da venti anni segue tutte le più importanti inchieste sulla criminalità organizzata, prima per il Corriere della Sera, poi come capo redattore dell’Espresso. Il titolo del volume richiama esplicitamente il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato nel 1958, pochi mesi dopo la morte dell’Autore, il cui titolo, come è noto, è ripreso dallo stemma di famiglia dei Principi di Salina, un grande gatto dalla pelliccia leopardata, che diventa, sul piano simbolico, l’emblema del trasformismo, della capacità di certi poteri di adattarsi alle rinnovate circostanze storiche, rinnovando i propri interessi ed i propri referenti.

Tutto ciò, naturalmente, non ha molto a che vedere con il carattere del Leopardus Pardalis, nome scientifico di un felino del centro- sud americano, comunemente indicato come Ocelotto, se non per essere sia un abile arrampicatore che altrettanto abile nuotatore e cacciatore notturno.

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