Minichino (Fli): “Il centro storico sta morendo”

di Redazione

Stefano MinichinoORTA DI ATELLA. Il consigliere comunale di opposizione Stefano Minichino, esponente di Futuro e Libertà, traccia un’analisi del centro storico ortese, ritenendolo “moribondo”.

Orta di Atella è un paese che vanta origini antichissime, che ha resistito alla dominazione di Roma, alla conquista da parte dei Normanni, all’invasione dei Tedeschi durante l’ultimo conflitto mondiale, sacrificando ogni volta i suoi figli, ma che negli ultimi anni sta cadendo inesorabilmente sotto i colpi di un’amministrazione locale che, ignorando o giustificando una speculazione edilizia senza precedenti, non permette a questo paese di risollevarsi con l’orgoglio e la forza di sempre. E’ come cadere sotto i colpi del “fuoco amico”!

Eppure, guardando con occhio attento, ad Orta si riescono a scorgere immagini bellissime: il Palazzo Mastro Paolo, la facciata della Chiesa di San Donato che conserva al suo interno una cupola con meravigliosi affreschi, la parrocchia di San Massimo, il Santuario di San Salvatore, il Giardino in cui, si narra, Virgilio abbia scritto alcune delle sue “bucoliche”, la Torre Colombaia; guardando il centro storico di Orta di Atella ci si rende conto che esso offre tutto quello che di antico e suggestivo un paese possa avere. Questo patrimonio passa indifferente agli occhi dei più, e soprattutto agli occhi di chi da anni, anteponendo gli interessi particolari a quelli della collettività, amministra la “res publica”, e lascia che il centro storico di Orta di Atella viva un forte degrado ambientale e socio-culturale. Il centro storico necessita di una immediata opera di riqualificazione: un nuovo sistema di illuminazione che dia risalto al patrimonio architettonico senza deturparlo; la rimozione di vecchie e obsolete condotte idriche che, poste a ridosso di antiche grotte, causano continui avallamenti del manto stradale, il quale a sua volta è stato realizzato in modo assolutamente inadeguato e superficiale dopo i lavori di realizzazione della rete relativa all’erogazione del gas; il risanamento, il recupero e la conservazione del patrimonio artistico-edilizio nell’ambito del contesto architettonico esistente.

Oggi la tutela di un centro storico deve conciliare due esigenze fondamentali: quella di conservazione delle “antiche memorie” e quella di trasformazione del territorio per adattarlo alle necessità di una società sempre più evoluta. E’ ormai ferma convinzione che i centri storici sono “zone” da rivitalizzare e funzionalizzare nel contesto della pianificazione generale del territorio, sia a fini prettamente urbanistici, sia a fini socio-economici e di sviluppo. Fino ad oggi il legislatore sia locale che nazionale ha preso in considerazione i centri storici solo sotto il profilo urbanistico, ignorandone le caratteristiche che fanno di loro soprattutto dei “beni culturali”. La stessa Costituzione all’art. 9 comma 2 sancisce che “la Repubblica tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione”, attribuendo alla tutela di questi beni un valore “superiore”, idoneo a qualificare, orientandola, la stessa azione dei pubblici poteri.

In Campania la L.R. n. 26/2002, nella sua ampia e dettagliata disciplina detta: “I Comuni provvedono alla conservazione e valorizzazione dei centri storici attraverso la formulazione di programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale”.

Al nostro governo locale l’obbligo, dunque, di approvare un piano di lavoro per la riqualificazione e il recupero del centro storico al quale va restituito l’originario ruolo di fulcro dei rapporti sociali, nella convinzione che, se si vuol conservare il più possibile integra la storia e l’identità culturale e sociale di un paese, si deve salvare il suo “cuore pulsante”, laddove è nata e si è sviluppata la comunità più antica.

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