Milano, fitti “low cost” a vip: decade cda del Trivulzio

di Redazione

Letizia MorattiMILANO. Il consiglio di amministrazione del Pio Albergo Trivulzio, sotto i riflettori per lo scandalo dei fitti “low cost” per abitazioni abitate da nomi illustri, è decaduto.

Ad annunciarlo il sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ha spiegato che cinque commissari su sette hanno presentato le loro dimissioni. Tra questi il presidente Emilio Trabucchi, chirurgo in pensione in quota Pdl, ha presieduto “l’ente benefico” dal 2004. Al suo fianco, nelle vesti di vicepresidente, c’era Francesca Zanconato, moglie del numero uno di Eni Paolo Scaroni. Anche se è arrivata al Pat su indicazione del Pirellone, la Zanconato ha uno stretto legame con la Moratti dal momento che fa parte del comitato “Amici di San Patrignano” e del consiglio direttivo dell’associazione “Casa di Letizia Moratti”, diventato ora il comitato elettorale per la ricandidatura del sindaco. Molto legata al primo cittadino è anche la consigliera Stefania Bartoccetti, fondatrice nel 1992 del Telefono Donna. Di area centrista (Udc) è il consigliere Giuseppe Gencarelli, avvocato, mentre vicino alla Lega Nord è il chirurgo Marco Antonio Giacomoni (non dimissionario). Gli altri due posti nel board erano occupati fino ad oggi dal chirurgo cosentino Francesco Cetta e, dal 2007, dal commercialista Luca Storelli (non dimissionario). Il direttore generale, Fabio Nitti, siede anche nel consiglio provinciale di Milano, eletto nel Pdl.

Il destino dell’ente, ora, con ogni probabilità, sarà il commissariamento, che spetta alla Regione Lombardia. “Esprimo soddisfazione rispetto a questo. – ha affermato la Moratti – Avevo parlato con i membri del Cda per spiegare che un passo indietro avrebbe consentito all’ente di potere avere una discontinuità rispetto a questo problema che si è drammaticamente creato”.

Ma il capogruppo del Pd in Comune, Pierfrancesco Majorino, ritiene cheil sindaco “è moralmente corresponsabile della degenerazione a cui abbiamo assistito in una città nella quale tantissimi cittadini perbene fanno fatica a trovare casa a prezzi accettabili. Ci faccia quindi il piacere, il primo cittadino, di tacere e di fare le

valigie, anticipatamente. Il livello di malcostume raggiunto in questa città, quella nella quale sono state sperimentate le consulenze d’oro e le assunzioni facili, va cancellato da una radicale operazione che faccia piazza pulita. Ai vertici degli enti, delle società partecipate, delle classi dirigenti, va cambiato totalmente il personale, senza alcun tipo di titubanza e timidezza. Sono convinto che Giuliano Pisapia saprà non guardare in faccia a nessuno”.

Con una nota diramata dalla Baggina (così è anche noto il Trivulzio), il cda stigmatizza “la gogna mediatica” che ha indotto le istituzioni locali a chiedere l’azzeramento del board. “I cinque membri del consiglio – si legge nella nota diffusa – hanno rassegnato le proprie dimissioni su pressante richiesta delle istituzioni che sono state a loro volta sollecitate anche dalla gogna mediatica in merito alla gestione patrimoniale e non del Pio Albergo Trivulzio”. I due consiglieri che non hanno rassegnato le dimissioni, Marco Antonio Giacomoni e Luca Storelli, motivano il loro gesto “ritenendo le dimissioni – si legge ancora nella nota – un’ammissione di colpa inaccettabile”, perché non riconoscono che “generiche contestazioni di stampa giustifichino l’abbandono dell’ incarico, che tutto il cda ha svolto con impegno e correttezza. Ritengono inoltre – si legge ancora – che i casi Boffo debbano essere assolutamente contrastati”. Proprio in riferimento a quelle che la nota definisce “calunniose notizie”, apparse su alcuni organi di informazione, il Cda ha dato mandato di intraprendere tutte le azioni legali volte alla tutela dell’immagine della Casa di Riposo. “Il cda è convinto – si legge infatti nel comunicato – di avere svolto il proprio mandato in modo ineccepibile, e confida che gli accertamenti che per primo sollecita, confermeranno la correttezza del proprio comportamento nella funzione di indirizzo e controllo”.

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