Libia, Frattini conferma i mille morti e lancia appello: “Italia sia unita”

di Redazione

Franco FrattiniROMA. “Basta con l’orribile spargimento di sangue che la leadership Gheddafi ha annunciato e sta continuando a fare”. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri italiano, che giudica “verosimili” le stime fornite dai media arabi sulle vittime, più di mille,degli scontri in Libia.

Mercoledì mattina il titolare della Farnesina ha riferito in Parlamento. “Dinnanzi a una situazione così complessa, delicata e potenzialmente drammatica” che si sta creando in Libia “l’unità del Paese è necessaria”.Un appello, dunque, all’opposizione. Nei rapporti con la Libia, ha poi sottolineato il ministro,l’Italia ha fatto in passato “quel che doveva fare”, e oggi “facciamo quello che dobbiamo fare”. “C’è infatti un limite e di fronte a quello che sta accadendo non possiamo non levare la nostra voce”. Poi ha nuovamente smentito le accuse lanciate da Gheddafi: “Il discorso pronunciato da Gheddafi è stato pieno di “accuse di retorica anti-italiana”, e”condito da falsità” sull’operato del nostro Paese, “come quella di avere fornito razzi ai rivoltosi della Cirenaica”.

Intanto, Maria Luiza Ribeiro Viotti, ambasciatrice del Brasile all’Onu e presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha letto alla stampa la dichiarazione in cui si esprime “profondo rammarico per la morte di centinaia di persone”. Il documento, approvato all’unanimità dai Quindici, si appella “al governo della Libia, che ha la responsabilità di proteggere i civili”, ed esprime “profonda preoccupazione per la situazione dei cittadini stranieri”presenti in Libia. Mark Llyal Grant, ambasciatore britannico al Palazzo di Vetro, ha indicato che “di sicuro il Consiglio di Sicurezza si riunirà di nuovo” per discutere degli sviluppi nel Paese.

Ibrahim Dabbashi, il numero due della delegazione libica che ha detto di non riconoscere più Gheddafi come suo leader, ha sostenuto dal canto suo che la dichiarazione è un messaggio “buono” anche se “non abbastanza forte”. Dabbashi, che sarebbe ancora in carica nonostante il suo ambasciatore, Mohammed Salghadi, abbia confermato il proprio appoggio a Gheddafi, ha ribadito che nel Paese “è in corso un genocidio” nella “parte occidentale della Libia”. Il diplomatico, il cui futuro non è al momento per niente chiaro, ha detto “sperare che le informazioni che ricevo non siano vere, ma, se lo fossero, come temo, significa che è davvero iniziato un genocidio contro la popolazione libica”.

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