La Corte dei Conti critica il ddl intercettazioni

di Redazione

 ROMA. Il disegno di legge sulle intercettazioni (fermo alla Camera e che il governo avrebbe intenzione di ripresentare nella forma originaria, precedente alle modifiche volute dai finiani) non appare “indirizzato a una vera e propria lotta alla corruzione”.

Lo sostiene il procuratore generale della Corte dei conti Mario Ristuccia aggiungendo che le intercettazioni “costituiscono uno dei più importanti strumenti investigativi utilizzabili allo scopo”. Intervenendo all’apertura dell’anno giudiziario, il procuratore ha anche stigmatizzato la scelta del governo di dimezzare “con la cosiddetta legge Cirielli del 2005 i termini di prescrizione per il reato di corruzione ridotti da 15 a 7 anni e mezzo, con il risultato che molti dei relativi processi si estingueranno poco prima della sentenza finale, sebbene preceduta da una o due sentenze di condanna e con conseguenze ostative per l’esercizio dell’azione contabile sul danno all’immagine”.

Per Ristucca, benché si sia posta attenzione alla corruzione, ad oggi “non sono stati raggiunti apprezzabili segni in controtendenza: dal 2004 al 2010 gli insufficienti dati raccolti dal Sistema di indagini del ministero dell’Interno segnano un leggerissimo trend discendente”.

“Temporanei ed effimeri” sono i risultati collegati alle indagini giudiziarie “se non accompagnati da una adeguata politica di prevenzione che miri a cambiare il quadro di riferimento che ha reso possibile i comportamenti corruttivi”.

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