Affittopoli a Milano, appartamenti a vip a prezzi stracciati

di Redazione

Pio Albergo TrivulzioMILANO.Scoppia lo scandalo “Affittopoli” a Milano: spunta una lista di 1064 inquilini, tra cui personaggi molto noti, di altrettanti immobili pubblici del Pio Albergo Trivulzio, in cui abitano a prezzi vantaggiosi, praticamente “stracciati”.

Nell’elenco (scarica qui tutti i nomi) figurano un parente di Luca Cordero di Montezemolo, il direttore generale del Milan Ariedo Braida, la ballerina Carla Fracci e tanti altri. La listaè stata consegnata da Emilio Trabucchi, presidente del Trivulzio (ente pubblico senza scopi di lucro con una storia secolare di assistenza sociale), ai 33 membri della commissione Casa e demanio del Comune di Milano dopo un lungo braccio di ferro, e poi consegnata ai giornalisti dal capogruppo del Pdl in Consiglio comunale, Giulio Gallera.

Alcuni esempi. Il parente di Montezemolodal 29 giugno 2010 occupa un appartamento di 43 metri quadri in piazza Mirabello 1, in pieno centro, con un canone annuo di 9.100 euro più 1.800 euro di spese. A Braida risulta intestata un’abitazione di 84 metri quadrati, in piazza Carmine, per un canone di 17.300 euro l’anno più 1.244 di spese. La Fracci abita in via della Spiga, nel cuore del quadrilatero della moda, in un appartamento di circa 187 metri quadrati per un affitto di 45.593 euro, più 6.148 euro di spese.Sergio Bonelli, editore di fumetti, paga invece per 82 metri quadri in via Alfieri poco più di 600 euro al mese. Ci sono anche alcuni politici: Piero Testoni, parlamentare del Pdl e nipote del presidente emerito Francesco Cossiga, per 80 metri quadrati nella centralissima via Santa Marta paga meno di 1.000 euro al mese. Nella stessa strada, l’ex assessore comunale Guido Manca, oggi consigliere, paga circa 7 mila euro l’anno per circa 60 metri quadrati. Tra gli altri inquilini c’è un funzionario della Squadra mobile di Milano (che per un appartamento di 75,20 metri quadri in via San Marco, angolo Montebello, a pochi passi dalla Questura, paga all’anno 11.262 euro più 980 di spese) e Martino Pillitteri, nipote dell’ex sindaco Paolo.

Ma ci sono casi davvero assurdi: un appartamento (assegnato nel 1995, con contratto in scadenza nel 2007) di 58 mq in corso Vittorio Emanuele, in pieno centro a Milano: 75 euro al mese, spese comprese. In corso Vittorio Emanuele 85 euro al mese per un appartamento di 56 mq (contratto attivo dal 1998 e scaduto nel 2006). La media di un appartamento al civico 3 della via che collega piazza San Babila al Duomo, tutti con una metratura compresa tra i 53 e i 77 metri quadri, risulta essere di 2.587 euro annui circa, 215 euro al mese. In piazza del Carmine, a Brera,317 euro per 68 metri quadri, spese incluse.In via Moscova (69 appartamenti in tutto, il cui canone più alto fissato, a circa 3mila euro al mese, è corrisposto da un ristorante), per 184 euro al mese c’è chi ha affittato 51 mq, chi ne spende 158 per 43 mq, e chi 175 per 42 mq.

La busta, ancora sigillata, è stata consegnata dal presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri e dal segretario generale del Comune Giuseppe Mele nelle mani della presidente della commissione Casa di palazzo Marino, Barbara Ciabò di Fli. Proprio Ciabò fa notare che nella lista mancherebbero 150 immobili: “Se questo sospetto trovasse fondamento sarebbe gravissimo: un vero affronto al consiglio comunale di Milano”, afferma la finiana. Ad alimentare i sospetti anche Vincenzo Giudice, esponente del Pdl e dipendente del Pat: mancherebbero gli immobili di via Sottocorno e di via Menotti.Si potrebbe anche ipotizzareche, in questi anni, i beni non presenti nell’elenco sarebbero stati venduti. Secondo Ciabò, se dovesse emergere “che alcuni politici hanno utilizzato il loro ruolo per pagare di meno di quanto pagano i cittadini nelle case popolari, il loro comportamento potrebbe essere definito moralmente indegno e dovrebbero fare un passo indietro. Ma – ha aggiunto – non me l’aspetto”.

Dal Pd, Carmela Rozza attacca: “Di sicurol’elenco è incompleto, perché noi abbiamo chiesto di conoscere anche le vendite immobiliari del Trivulzio degli ultimi cinque anni. Se entro lunedì non avremo queste informazioni, chiederò l’intervento della magistratura”.

Ad affermare pubblicamente di essere coinvolto nella vicenda è Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra, la cui compagna, Cinzia Sasso, bita in affitto in un appartamento di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. La giornalista ha anche scritto una lettera al Corriere, spiegando di abitare lì da 22 anni, da sola, e di aver disdetto il contratto di locazione con ilTrivulzio già nel 2008, mentre Pisapia da oltre 30 anni vive in un altro appartamento, di proprietà, vicino al tribunale. “Spero che ora non venga attivata la macchina del fango, colpendo me attraverso lei”, dice Pisapia che ha preferito, attraverso il suo sito, anticipare la notizia. “Nonè un reato”, dice Pisapia riferendosi alla compagna, mentre ritiene un problema “l’incapacità degli enti che dispongono di un patrimonio immobiliare di gestire al meglio le proprie disponibilità. E state certi che contro quelle inefficenze io mi batterò”.

La vicenda dell’Affittopoli milanese ha riportato il Pio Albergo Trivulzio di nuovo agli onori della cronaca, esattamente 19 anni dopo la prima scossa del terremoto di Mani Pulite, che prese le mosse proprio dalla Baggina con l’arresto il 17 febbraio 1992 del suo presidente Mario Chiesa. Esploso lo scandalo di Tangentopoli, si scoprì che parte del patrimonio immobiliare dell’istituto di cura era utilizzato a prezzi di favore da politici, giornalisti e esponenti della classe dirigente milanese.

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