Libia, Obama firma sanzioni e congela i beni di Gheddafi

di Redazione

Gheddafi TRIPOLI. A Tripoli la situazione sembra calma dopo i violenti scontri del venerdì di preghiera, la manifestazione a sostegno di Gheddafi ed il violentissimo discorso del rais.

Secondo al-Arabiya, nella notte si sarebbero registrati nuovi scontri all’aeroporto di Misurata, caduto nei giorni scorsi nelle mani dei rivoltosi libici. Un testimone riferisce alla tv satellitare che le milizie fedeli a Gheddafi hanno tentato più volte di riconquistare lo scalo, ma sono stati sempre respinti dai ribelli. Sia la città che l’aeroporto sono ancora in mano ai ribelli e nei combattimenti di questa notte si contano diversi feriti.

Il leader libicoha chiamato a raccolta nella piazza Verde di Tripoli alcune migliaia di suoi sostenitori ai quali si è presentato a sorpresa ribadendo che non lascerà mai la Libia e che è pronto a lottare fino alla fine. Al termine di una giornata drammatica, segnata da morte e violenza, nonché da una ridda di voci incontrollabili, ilColonnello ha arringato la folla che lo acclamava sventolando bandiere verdi della Jamayiria e urlando più volte lo slogan “Solo Dio, Muammar e Libia!”. Gheddafi si è anche scagliato contro i media internazionali, che a suo giudizio diffondono notizie false allo scopo di sobillare la rivolta, e contro i nemici di sempre. Per l’uscita pubblica del rais sono state predisposte misure di sicurezza imponenti, con posti di blocco sulle principali arterie cittadine presidiati da militari, poliziotti e miliziani armati con la fascia verde al braccio.

Ma, nonostante i proclami del Colonnello, il regime ormai è al tramonto. Il secondogenito del rais, Seif al Islam, ha annunciato che all’esercito è stato ordinato di fermarsi per poter avviare negoziati con i “ribelli”. Questo quanto dichiarato in un discorso televisivo nel quale ha affermato di sperare in un accordo pacifico per sabato. La moglie di Gheddafi, Ayesh, e la figlia Aisha sarebbero partite sabato mattina da Tripoli alla volta di Vienna. E’ quanto ha affermato un oppositore in esilio del regime libico contattato da ‘al-Arabiya’. L’ex ministro degli interni libico, Abdel Fatah Younes, dimessosi a sostegno dei ribelli, dice ad al Jazeera che Gheddafi ormai controlla soltanto Tripoli e poche altre città, invitando il popolo a non mollare.

CONTINUA EVACUAZIONE STRANIERI. Continuano i ponti aerei per l’evacuazione degli stranieri. Ancora bloccati al confine con la Tunisia i 150 dipendenti della italiana Bonatti. Novità dallo Yemen dove alcune importanti tribù si sono uniti alle proteste contro il presidente. Sabato sarà fatto un nuovo tentativo di recuperare i 15 cittadini italiani bloccati, in condizioni di difficoltà, ad Hamal, dopo che venerdì un tentativo di atterraggio era andato a vuoto.C’è, poi, un C130 decollato da Tripoli e già atterrato in Italia, mentre la nave Mimbelliè giunta nelle acque antistanti il porto di Bengasi dove recupererà altri italiani.

SOSPESO TRATTATOITALIA-LIBIA. Intanto, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha riferito che il trattato di amicizia Italia-Libia (il testo del trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008) è “di fatto sospeso. Per esempio gli uomini della Guardia di Finanza, che erano sulle motovedette per fare da controllo a quello che facevano i libici, sono nella nostra ambasciata”. L’Italia, ha aggiunto, non deve essere lasciata sola a causa dell’egoismo dell’Europa del nord: “La nostra volontà è di coinvolgere l’Europa. Va bene le sanzioni, va bene la condanna, ma poi si deve fare carico dell’emergenza”, ha detto La Russa intervenendo a Livorno alla cerimonia di saluto al contingente Folgore che dai primi di aprile subentrerà agli alpini della Julia in Afghanistan. La Russa ha assicurato che se l’Europa deciderà sanzioni contro la Libia l’Italia aderirà e che sarà possibile, come proposto dal ministro inglese della Difesa Fox, organizzare un incontro dei Paesi della Nato a Napoli. L’accordo firmato nel 2008 prevede la cooperazione in campo economico – soprattutto energetico e nel settore delle infrastrutture – e la lotta all’immigrazione clandestina.

OBAMA FIRMA SANZIONI. Sul fronte internazionale il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato una serie di sanzioni contro la Libia, tra cui il congelamento dei beni del rais e dei suoi familiari depositati negli Stati Uniti. L’ordine esecutivo entra in vigore immediatamente e colpisce, oltre al colonnello, quattro suoi congiunti: Ayesha, generale dell’esercito; Khamis; Mutassim, consigliere per la sicurezza nazionale e Saif al-Islam. Venerdì il leader libico ha invitato i suoi sostenitori a prendere le armi contro i manifestanti in un Paese messo a ferro e fuoco, dove le vittime sarebbero già molte migliaia: “Ci batteremo e vinceremo. Se occorresse, apriremmo tutti i depositi di armi per armare tutto la popolazione”, ha detto nel suo primo intervento pubblico dall’inizio della rivolta. Saif al-Islam, figlio del rais, ha però aperto uno spiraglio al dialogo: ha proposto agli oppositori di sospendere gli attacchi e intavolare dei negoziati. Tra le motivazioni citate dal presidente Usa per giustificare le sanzioni c’e il fatto che Gheddafi, il suo governo e i suoi stretti collaboratori hanno “preso misure estreme contro il popolo libico, tra cui l’uso di armi da guerra e mercenari per commettere violenza contro civili inermi”. In una dichiarazione diffusa dal suo portavoce, Obama scrive che “il governo ha violato le norme internazionali, la decenza comune e deve essere considerato responsabile. Per tali ragioni queste sanzioni lo colpiscono, mentre proteggono gli asset che appartengono al popolo libico”.

ONU VOTA DOCUMENTO CONTRO GHEDDAFI. Venerdì anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha trovato un’intesa e sabato, alle 17 (ora italiana), si riunirà per votare un documento contro il regime del colonnello. Una bozza di risoluzione che circola fra i quindici Paesi membri valuta sanzioni tra cui un embargo sulle armi, sui viaggi del rais e sul blocco dei suoi asset. Il Consiglio deve prendere “misure decisive” in tal senso, ha spiegato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “La violenza deve cessare, chi versa con brutalità sangue di innocenti deve essere punito. Una perdita di tempo significa una perdita di vite umane”. La bozza di risoluzione avverte inoltre Gheddafi che le violenze potrebbero essere considerate come crimini contro l’umanità. Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu chiede la sospensione della Libia dai suoi ranghi e un’indagine indipendente sulle violenze, mentre l’Unione europea potrebbe decretare un embargo sulle armi, il congelamento dei beni e il divieto dei visti nei confronti di Gheddafi e del suo entourage.

FUGA DI PROFUGHI EGIZIANI E TUNISINI. In questi giorni, inoltre, sono migliaia i profughi egiziani, libici, indiani e tunisini che scappano dalle milizie di Gheddafi e, in un flusso continuo, superano la frontiera con la Tunisia a Ras Jedir. Si tratta di principalmente di uomini, lavoratori in Libia che a casa (in Egitto o in Tunisia) avevano lasciato la famiglia. Adesso tornano a raggiungerla, ma hanno perso tutto. Hanno con loro le poche cose che sono riusciti a portare via nella fuga, e tutti tengono stretta la loro coperta. A volte pesante e ingombrante, è però l’unica cosa che ognuno ha davvero ritenuto necessario portare con sé nel timore, ma anche nella previsione, di dover passare ore e ore all’addiaccio prima di arrivare a casa.

GHEDDAFI NASCONDE 3 MILIONI DI STERLINE A LONDRA. Gheddafi sarebbe riuscito a nascondere la scorsa settimana 3 miliardi di sterline presso un fondo di investimenti privati a Mayfair in uno sforzo in extremis di difendere gli assett di famiglia. Lo scrive il Times.L’affare sarebbe stato negoziato per conto del colonnello da un intermediario basato in Svizzera che aveva in precedenza avvicinato una nota casa di investimenti della City con l’obiettivo di depositare li’ i fondi ma era stato bloccato una volta scoperta l’origine dell’affare. “Dissi di no perché non mi piace trattare con tiranni assassini con le mani macchiate di sangue”, ha detto la fonte del quotidiano britannico. I depositi a Mayfair confermano che Gheddafi starebbe segretamente occultando la sua fortuna, mentre le Nazioni Unite e la Ue si preparano a mettere i suoi beni sotto sequestro. Il tesoro britannico ha sguinzagliato da ieri i suoi segugi per identificare i capitali libici nascosti in Gran Bretagna che dovrebbero arrivare a miliardi di sterline in conti bancari oltre a una villa a Hampstead valutata 10 milioni di sterline.

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