Egitto: accordo tra Suleiman e opposizione su riforme costituzionali

di Redazione

Omar SuleimanCAIRO. I partiti egiziani formeranno una commissione per le riforme costituzionali. L’accordo è stato raggiunto nel corso del negoziato tra il vicepresidente, Omar Suleiman, e il fronte dell’opposizione, inclusa la Fratellanza Musulmana.

La commissione, ha riferito il portavoce del governo, Magdi Radi, “includerà magistrati ed esponenti politici che metteranno a punto emendamenti alla costituzione” entro la prima settimana di marzo. Nel mirino delle riforme vi sarà la Legge di emergenza, in vigore in Egitto dal 1981 e che è destinata ad essere abrogata, e gli articoli 76 e 77 della costituzione, che riguardano i requisiti per la corsa alla carica presidenziale e la durata del mandato del capo dello Stato. Il vicepresidente egiziano Omar Suleiman e i rappresentanti delle opposizioni hanno inoltre raggiunto una intesa per porre fine delle restrizioni al web, ai media e più in generale alle comunicazioni imposte nelle ultime settimane nel Paese.

Ai colloqui tra il vicepresidente Omar Suleiman e i gruppi di opposizione per la soluzione della crisi in Egitto hanno partecipato, scrive l’agenzia ufficiale Mena, anche il tycoon Naguib Sawiris e un rappresentante del premio Nobel per la pace Mohamed El Baradei. Oltre a loro, erano presenti rappresentati dei Fratelli musulmani, il partito liberale Wafd, quello di ‘sinistra’ Tagammu, e alcuni membri di un “comitato selezionato dai gruppi giovanili pro-democrazia che hanno lanciato le proteste di massa”.

FRATELLI MUSULMANI. La partecipazione ai colloqui dei Fratelli Musulmani era stato auspicato e incoraggiato in giornata anche da Hillary Clinon. Prima di dare inizio all’incontro, Essam el-Erian, un alto dirigente del blocco islamista aveva dichiarato: “Vogliamo vedere fino a che punto sono pronti ad accettare le richieste del popolo e vogliamo eliminare le interferenze regionali e straniere nei nostri affari”. Chiaro il riferimento all’Iran che ha auspicato un governo islamico in Egitto. Erian ha avvertito che i Fratelli musulmani abbandoneranno i negoziati se non saranno ammessi a parteciparvi rappresentanti della rivolta che dal 25 gennaio occupa la piazza Tahrir del Cairo. Il portavoce ha aggiunto che i temi affrontati saranno le dimissioni del presidente Hosni Mubarak, il diritto alla protesta nei luoghi pubblici e garanzie per l’incolumità degli aderenti al movimento. “Abbiamo deciso di accettare questo dialogo per mettere alla prova la buona fede delle autorità di fronte alle richieste della popolazione e la loro disponibilità ad accoglierle”, ha detto il portavoce.

USA. Un’apertura auspicata anche dagli Usa. Il vicepresidente Joe Biden ha telefonato al vicepresidente egiziano Omar Suleiman per ribadire la necessità che attraverso trattative con tutti i partiti politici siano avviati “passi immediati” per stilare “un’agenda di riforme concrete”. La Casa Bianca ha fatto sapere che il vice di Barack Obama ha sottolineato l’urgenza di questi passi “per dimostrare all’opinione pubblica e all’opposizione che il governo egiziano e’ impegnato sulla via delle riforme”.

CONTINUA PROTESTA AL CAIRO. Continua intanto la protesta in piazza Tahir, nel centro del Cairo. Nella giornata chiamata “dei martiri” è atteso almeno un milione di manifestanti. Numerosi anche i cristiani che pregheranno per i defunti insieme ai musulmani. L’esercito ha stabilito svariati posti di blocco intorno al centro e allo stesso tempo sta frattanto cercando di confinare i manifestanti già arrivati e quelli che sono rimasti per tutta la notte scorsa in un settore della piazza che lasci libero il passaggio del traffico, che oggi cerca di tornare ad una parvenza di normalità. Dopo una settimana di chiusura, le banche hanno riaperto stamane i battenti, e subito agli sportelli si sono formate lunghe file, mentre numerosi impiegati statali sono tornati al lavoro.

FRATTINI: “OCCORRE NUOVA LEGGE ELETTORALE”. Franco Frattini, ospite della trasmissione di SkyTg24 “L’Intervista”, condotta da Maria Latella, ha parlato della situazione egiziana, criticando quanti, anche in Europa, chiedono una transizione veloce. “C’è bisogno prima di una nuova legge elettorale – ha spiegato il ministro degli Esteri, lodando la volonta di Omar Soleiman di voler sottoporre la riforma costituzionale a un referendum confermativo. Un cambiamento di regime che non preveda prima una modifica della costituzione rischia soltanto di “portare l’Egitto nel caos”. E’ importante, ha spiegato Frattini, che Hosni Mubarak resti in carica finché non sarà stata impostata la transizione

Rispetto al rischio di un’islamizzazione della crisi, Frattini ha giudicato in modo positivo il coinvolgimento dei Fratelli Musulmani nelle trattative. “Meglio coinvolgerli che lasciarli fomentare la rivolta” ha spiegato Frattini. Analizzando poi le differenze tra quanto successo in Tunisia e quanto succede ora in Egitto il ministro degli Esteri ha voluto sottolineare come in “Tunisia, che è un piccolo paese, c’è una classe media che navigando su internet è stata prima di altre consapevole delle diseguaglianze sociali”. La loro rivolta, dunque “nasce da una reazione a una globalizzazione nata male. In Egitto la rivolta nasce dalla povertà – ha poi continuato Frattini – il livello di educazione è molto più basso e dunque è importante che venga guidata. Altrimenti rischiamo come altre grandi rivoluzioni che finiscono in regimi teocratici”.

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