Casandrino, lavoratori Xerox in stato di agitazione

di Redazione

XeroxNAPOLI. “Mobilità e chiusura dello stabilimento. E’ la solita storia, già vista in altre parti d’Italia, già subita da centinaia di aziende del nostro territorio e più in generale del sud. Il site di Casandrino di ‘Xerox Spa’ inizia la sua crociata fallimentare, ma non certo perché i bilanci economici sono in negativo”.

Lo affermano, in una nota, i lavoratori della Xerox di Casandrino (Napoli). “Neanche un mese fa, – spiegano – un quotidiano nazionale parlava testualmente di “Fatturato in crescita per Xerox” con un giro d’affari salito del 42% (laRepubblica 26/01/11). Ma probabilmente il cambio di guardia a livello nazionale – avuto poco più di un mese fa – con il nuovo amministratore delegato, milanese, da ben oltre dieci anni in Xerox, e contestualmente il trasferimento/promozione del site manager di Casandrino (trasferito a Milano, ndr) hanno ‘illuminato’ a chi di dovere la nuova strada da percorrere: la chiusura dello stabilimento in provincia di Napoli e contestualmente il suo trasferimento al Nord, forse in quella Milano tanto cara ai manager dell’azienda. Ancora una volta le schizofrenie di imprenditori senza scrupoli, presi solo dai propri interessi, ricadono sull’anello debole della catena, i lavoratori. Un anello debole ma senza il quale nessun azienda potrebbe vantarsi di crescite e bilanci positivi. Ancora una volta 16 lavoratori più l’indotto e con esse le famiglie di un territorio già ampiamente martoriato e declassato, si ritroveranno presto a dover fare i conti con una vita diversa. Ci sono voluti anni di sacrificio e duro lavoro per vedere i nostri contratti di progetto, interinali, di formazione arrivare ad essere contratti a tempo indeterminato. Un tempo che ora però è determinato dai progetti scellerati dell’azienda, con il placet delle parti sociali, che nulla hanno risposto alla giustifica che i vertici hanno dato: ‘Lo stabilimento di Casandrino non ha introito’, questo il monito”.

“Ma noi – continuano i lavoratori – ci chiediamo com’è pensabile che il nostro site non sia ora considerato come produttivo, visti i forti investimenti fatti in macchinari (per milioni di euro!), e nonostante l’azienda abbia vissuto anni ed anni di sgravi fiscali. Inoltre la prova che il sito di Casandrino è uno dei più produttivi è documentabile attraverso i dati raccolti da noi stessi. Da venerdì 11 febbraio, noi lavoratori, anello debole ma determinato di questa catena, siamo in stato di agitazione. Noi non crediamo alle parole dei nostri vertici aziendali, noi ci rifiutiamo di essere parte passiva di un processo di distruzione economica sui nostri territori, noi ci rifiutiamo di contrattare con chi ha ampiamente dimostrato di speculare sulle spalle di famiglie intere. Noi vogliamo e pretendiamo di essere ascoltati e lotteremo fino allo stremo delle nostre forze per difendere il nostro sacrosanto lavoro conquistato in anni di sacrificio e non staremo a guardare l’ennesimo sopruso alla nostra azienda”.

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