Piano casa, Ciaramella: “Su centro storico e area Texas decida il Consiglio”

di Redazione

Domenico CiaramellaAVERSA. Escludere dall’adozione del Piano Casa il centro storico da interventi straordinari di ampliamento,demolizione e ricostruzione, nonché, con particolare riferimento all’area ex Texas, l’intero territorio da cambiamenti di destinazione d’uso per immobili dismessi.

A decidere dovrà essere il Consiglio comunale. E’, in sintesi, la proposta presentata martedì sera dal sindaco e dal coordinatore cittadino del Pdl, nonché vicepresidente della Provincia di Caserta, Nicola Golia, nel corso dell’interpartitico a cui hanno preso parte tutte le forze politiche della città. Presenti, per il Pdl, Golia ed Antonio De Michele, per l’Udc Antonio Farinaro, per il Gruppo della Libertà Stefano Di Grazia, per i Popolari per il Sud Adolfo Giglio, per Popolari Normanni Nicola e Fiore Palmieri, per il Gruppo Unico delle Autonomie Paolo Santulli e l’assessore Giuseppe Mattiello, per il Partito Democratico Francesco Gatto e Mariano D’Amore, per La Sinistra Luca De Rosa e per Futuro e Libertà Rosario Capasso e Giuseppe Sagliocco, insieme al presidente della commissione urbanistica Giuseppe Stabile.

Chi si aspettava uno scontro tra ‘titani’, ovvero tra Ciaramella e Sagliocco, è rimasto deluso. La proposta del sindaco e di tutto il Pdl, infatti, è stata, in linea di massima, condivisa sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Adesso la parola passa al Consiglio comunale che, sovrano, deciderà entro il termine previsto del 10 marzo. Ma, con molta probabilità, l’Assise sarà convocata qualche giorno prima, per l’8 marzo, in prima convocazione, ed il 9 in seconda battuta.

Per quanto riguarda il centro storico, la proposta recita: “Il Piano di Recupero del centro antico e del centro storico, così come planimetricamente individuato, è stato adottato all’unanimità, nell’anno 2001 ed, all’unanimità, compiutamente definito nell’anno 2003. Le relative norme di attuazione, puntualmente riferite a singoli manufatti, ad insule e ad ambiti più ampi, bene analizzati e descritti nel citato piano particolareggiato, potrebbero, per certi aspetti, essere vanificate e/o ‘contaminate’ da interventi di incremento volumetrico e di superfici coperte introdotti dalle norme della legge sul ‘Piano Casa’ e, per tali motivi, si propone di escludere il centro storico dalle previsioni di interventi straordinari di ampliamento di cui all’articolo 4 e dagli interventi straordinari di demolizione e ricostruzione di cui all’articolo 5. Peraltro, l’incremento del peso insediativo ricadrebbe all’interno di un perimetro, particolare per struttura urbana, densamente costruito e certamente sottodimensionato rispetto alla dotazione minima di ‘standard’ urbanistici. Sulla scorta delle considerazioni svolte, ed in linea con gli obiettivi della legge, si propone di consentire le previsioni di cui agli articoli 4 e 5 su tutto il restante territorio comunale, ad esclusione dei casi espressamente previsti dalla legge stessa”.

Sulle aree dismesse il comma 5 dell’articolo 7 del Piano Casa prevede che “per immobili dismessi, in deroga agli strumenti urbanistici generali e ai parametri edilizi, con particolare riferimento alle altezze fissate dagli stessi strumenti purché nel rispetto degli standard urbanistici di cui al decreto ministeriale n.1444/1968 e nel rispetto delle procedure vigenti, sono consentiti interventi di sostituzione edilizia a parità di volumetria esistente, anche con cambiamento di destinazione d’uso, che prevedono la realizzazione di una quota non inferiore al trenta per cento per le destinazioni di edilizia sociale di cui all’articolo 1, comma 3, del decreto ministeriale 22 aprile 2008 (definizione di alloggio sociale ai fini dell’esenzione dell’obbligo di notifica degli aiuti di stato, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato istitutivo della Comunità Europea). La volumetria derivante dalla sostituzione edilizia può avere le seguenti destinazioni: edilizia abitativa, uffici in misura non superiore al dieci per cento, esercizi di vicinato, botteghe artigiane. Se l’intervento di sostituzione edilizia riguarda immobili già adibiti ad attività manifatturiere industriali, di allevamento intensivo, artigianali e di grande distribuzione commerciale, le attività di produzione o di distribuzione già svolte nell’immobile assoggettato a sostituzione edilizia devono essere cessate e quindi non produrre reddito da almeno tre anni antecedenti alla data di entrata in vigore della presente legge”.

Eventualità che il sindaco Ciaramella intende scongiurare. Infatti, nella sua proposta ritiene che “al fine di rafforzare l’attribuzione all’amministrazione comunale del fondamentale ruolo della programmazione urbanistica e della mediazione tra l’interesse pubblico e quello privato si propone diescludere l’intero territorio comunale dagli interventi di cui al comma 5 dell’articolo 7 della Legge regionale 1/2011 (‘Piano Casa’)”.

Il primo cittadino infine sottolinea: “L’auspicata riqualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente, la promozione dello sviluppo sostenibile della città, il miglioramento delle economie locali e l’integrazione sociale, richiamati all’articolo 4, continuano ad essere attuabili attraverso atti dell’amministrazione anche su proposta di proprietari singoli e riuniti in consorzio, da sottoporre all’attenzione del Consiglio comunale”.

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