Viveva per strada con la madre e i fratellini: neonato muore dal freddo

di Redazione

 BOLOGNA. Viveva per strada, con la mamma e i fratellini, in centro a Bologna. Per cercare riparo dal freddo, durante il giorno la famiglia era spesso in Sala Borsa, la biblioteca che affaccia su piazza Nettuno. Ma lui aveva solo 20 giorni.

E la settimana scorsa, in seguito a una crisi respiratoria, probabile conseguenza anche delle difficili condizioni della sua brevissima vita, è morto all’ospedale Sant’Orsola. Questa mattina, i funerali del piccolo. E intanto la Procura indaga sulla vicenda, per il momento con un’inchiesta solo conoscitiva.

Il gemellino del piccolo e la sorella, un anno e mezzo, sono stati anche loro ricoverati al Sant’Orsola per precauzione, ma le loro condizioni sono buone. La madre è italiana, sui 35 anni, così come è italiano il padre: la famiglia, che formalmente risulta residente ad un indirizzo nel centro storico della città, in via Tovaglie, a quanto risulta di giorno aveva trovato più volte riparo in Sala Borsa. Non è chiaro dove passassero le notti.

L’intervento dei sanitari del 118 risale alla mattina del 4 gennaio, quando un’ambulanza ha soccorso il piccino febbricitante in piazza Maggiore. Il piccolo è stato portato d’urgenza al pronto soccorso del Sant’Orsola, dove i medici si sono subito resi conto delle due condizioni molto gravi. Il neonato è stato ricoverato in Rianimazione, ma non ha superato una crisi respiratoria e il giorno dopo, vigilia dell’Epifania, è morto. Esclusa, dopo gli accertamenti clinici, l’ipotesi che il piccino possa essere stato ucciso da un virus.

La Procura intanto ha aperto un fascicolo per far luce sulla vicenda: al momento si tratta di un’inchiesta solo conoscitiva, senza indagati e senza ipotesi di reato. Verrà acquisita documentazione, sia quella ospedaliera che quella dei servizi sociali, e si cercherà di capire cosa è successo. L’inchiesta è stata affidata al pm Alessandra Serra, che fa parte del pool dei magistrati che si occupano dei reati contro le cosiddette fasce deboli.

Della tragedia parla il direttore della Caritas diocesana di Bologna, Paolo Mengoli: è il segno, dice, di «una carenza dei servizi sociali in genere e di lacune non piccole. A questa città manca un vero padre di famiglia. I servizi dovrebbero avere la possibilità di valutare le situazioni, senza rimandarle alle calende greche». Mengoli spiega di conoscere “da non molto tempo” la coppia. Poco prima di Natale la donna aveva partorito due gemelli. Il direttore Caritas racconta di averli visti ad un pranzo di solidarietà, l’ultimo dell’anno. Dice anche di aver parlato ieri con il padre, di origini toscane, e che questi gli ha comunicato la morte del piccolo. In ogni caso, la vicenda “fa capire cosa sono le nuove povertà. Questo è il classico esempio della disgregazione familiare. Lo dico senza acrimonia, e la responsabilità non so di chi sia, ma c’è un’organizzazione che non funziona”.

In base alle prime notizie ricevute questa mattina, la famiglia del bambino che sarebbe morto per freddo e stenti “non risulta avesse mai chiesto di dormire all’interno delle strutture del Comune”, dice il commissario Anna Maria Cancellieri. “Stiamo facendo gli accertamenti”, continua aggiungendo che l’ultima notizia appresa è che la morte del bambino “potrebbe essere stata determinata da altri fatti”. Detto questo, “devo approfondire”, conclude il commissario: “Devo parlare con gli uffici”.

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