‘Rubygate’, Berlusconi: “Violata la Costituzione”

di Redazione

Silvio Berlusconi ROMA.“I magistrati cercano di sovvertire il voto popolare”. Silvio Berlusconi torna in video sul sito dei Promotori della Libertà e, parlando di nuovo del caso Ruby, attacca la magistratura.

“E’ stata messa in atto una operazione degna della lotta contro la mafia e la camorra”, ha detto ancora il premier. Nel corso dell’inchiesta sono state commesse “violazioni di legge incredibili” che vanno “contro i più elementari principi costituzionali”. “Vorrei andare subito dai giudici”, ha poi dichiarato Berlusconi, “ma non posso presentarmi da giudici che non hanno competenza né funzionale né territoriale. I pm di Milano, ha proseguito, “non sono legittimati ad indagare” e “vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica”. Sull’accusa di concussione, poi, il premier ha spiegato: “I fatti che mi vengono contestati sono stati commessi nella mia qualità di presidente del Consiglio e dunque tutto deve andare al tribunale ministri”.

“NUOVA FIDUCIA AL GOVERNO”. ”Oggi il Senato e la Camera hanno riconfermato la loro fiducia al Governo e lo hanno fatto su un tema delicato e di grande rilievo per i cittadini: la relazione al Parlamento del ministro Alfano sullo stato della giustizia in Italia”, ha poi aggiunto il Cavaliere. “Le opposizioni hanno nuovamente messo insieme tutti i loro voti nel tentativo di fare cadere il Governo ma come è avvenuto il 14 dicembre scorso, hanno perso. Se oggi fossimo stati sconfitti, la sinistra e il cosiddetto terzo polo sarebbero andati su tutte le reti televisive per sostenere l’inesistenza di una maggioranza e quindi per chiedere le inevitabili dimissioni del Governo. Invece abbiamo vinto noi, con un margine di venti voti. Ecco perché considero il voto di oggi come quello del 14 dicembre: un voto di rinnovata fiducia a me ed al Governo che presiedo. Ma anche un voto di fiducia in materia di giustizia che arriva proprio mentre il presidente del Consiglioè ingiustamente attaccato per l’ennesima volta in sede giudiziaria”.

L’INTERVENTO INTEGRALE:

Care amiche, cari amici,

oggi il Senato e la Camera hanno riconfermato la loro fiducia al Governo e lo hanno fatto su un tema delicato e di grande rilievo per i cittadini: la relazione al Parlamento del ministro Alfano sullo stato della giustizia in Italia. Le opposizioni hanno nuovamente messo insieme tutti i loro voti nel tentativo di fare cadere il Governo ma come è avvenuto il 14 dicembre scorso, hanno perso.
Se oggi fossimo stati sconfitti, la sinistra e il cosiddetto terzo polo sarebbero andati su tutte le reti televisive per sostenere l’inesistenza di una maggioranza e quindi per chiedere le inevitabili dimissioni del Governo. Invece abbiamo vinto noi, con un margine di venti voti! Ecco perché considero il voto di oggi come quello del 14 dicembre: un voto di rinnovata fiducia a me ed al Governo che presiedo. Ma anche un voto di fiducia in materia di giustizia che arriva proprio mentre il Presidente del Consiglio è ingiustamente attaccato per l’ennesima volta in sede giudiziaria.
Ho avuto finalmente modo di leggere le 389 pagine dell’ultima vera e propria persecuzione giudiziaria, la ventottesima in 17 anni, che la Procura di Milano mi ha notificato con grande e voluto clamore nei giorni scorsi. Le violazioni di legge che sono state commesse in queste indagini sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non raccontarvele perché possiate denunciarle e farvi portatori di un messaggio ai vostri amici di come si sta cercando di sovvertire il voto popolare. Pensate che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e per quanto tempo vi rimanevano. Hanno utilizzato tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra. Nella mia casa da sempre svolgo funzioni di governo e di parlamentare, avendolo addirittura comunicato alla Camera dei Deputati sin dal 2004, e la violazione che è stata compiuta è particolarmente grave perché va contro i più elementari principi costituzionali.
Ma questo comportamento è gravissimo anche per il comune cittadino perché gli toglie qualsiasi possibilità di privacy. Sappiate che la Procura di Milano mi ha iscritto come indagato soltanto il 21 dicembre scorso, guarda caso appena sette giorni dopo il voto di fiducia del Parlamento, e quindi tutte le indagini precedenti erano formalmente rivolte verso altri ma sostanzialmente tenevano sotto controllo proprio la mia abitazione e la mia persona. Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi. Inoltre i fatti che mi vengono contestati secondo la stessa Procura sarebbero stati commessi nella mia qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri. Come prescrivono la legge e la Costituzione, entro 15 giorni dall’inizio delle indagini la Procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei ministri, l’unico competente per tutte queste vicende.
E’ gravissimo, ancora, che la Procura voglia continuare ad indagare pur non essendo legittimata a farlo. Tra l’altro la Procura di Milano non era neppure competente per territorio. Infatti il reato di concussione mi viene contestato come se fosse stato commesso a Milano. Questo è palesemente infondato poiché il funzionario della questura che ha ricevuto la mia telefonata in quel momento era, come risulta dalle stesse indagini, a Sesto San Giovanni. Quindi la competenza territoriale era ed è del Tribunale di Monza. Come vedete una serie di violazioni impressionanti. Io vorrei andare immediatamente dai giudici per contrastare queste accuse e per ottenere una rapida archiviazione, ma non posso presentarmi a dei pubblici ministeri che non hanno competenza né funzionale né territoriale, anche per non avallare la illegittimità che sto denunciando.
Ripeto, io vorrei andare subito dai giudici proprio perché i fatti contestati sono talmente assurdi che sarebbe facilissimo smontare il teorema accusatorio. Pensate, mi si accusa di aver costretto o indotto il dirigente della questura ad intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby.
Vi leggo le risposte del funzionario al pubblico ministero dove descrive la mia telefonata: “l’addetto alla sicurezza mi disse: dottore le passo il Presidente del Consiglio perché c’è un problema. Subito dopo il Presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in questura una ragazza di origine nord africana che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che un consigliere regionale, la signora Minetti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata finì così”. Ma vi pare che questa possa essere considerata una telefonata di minaccia? Tutto ciò è assolutamente ridicolo.
Ma altrettanto assurdo è quanto si sostiene per la vicenda di Ruby dove mi si contestano rapporti sessuali con una ragazza minore di 18 anni. Questa ragazza ha dichiarato agli avvocati e mille volte a tutti i giornali italiani e stranieri che mai e poi mai ha avuto rapporti sessuali con me e che si era presentata, creduta da tutti come risulta da numerosissime testimonianze, come una egiziana ventiquattrenne, inoltre sia lei sia il suo avvocato hanno radicalmente smentito di aver richiesto o ricevuto offerte di denaro. E vi leggo quello che ha detto la stessa Ruby in una dichiarazione firmata e autenticata dai suoi avvocati: “Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con l’onorevole Silvio Berlusconi. Nessuno, né l’onorevole Berlusconi né altre persone, mi ha mai prospettato la possibilità di ottenere denari o altre utilità in cambio di una disponibilità ad avere rapporti di carattere sessuale con l’on. Silvio Berlusconi. Posso aggiungere che, invece, ho ricevuto da lui, come forma di aiuto, vista la mia particolare situazione di difficoltà, una somma di denaro. Quando ho conosciuto l’on. Berlusconi, gli ho illustrato la mia condizione personale e famigliare nei seguenti termini: gli ho detto di avere 24 anni, di essere di nazionalità egiziana (non marocchina), di essere originaria di una famiglia di alto livello sociale, in particolare di essere figlia di una nota cantante egiziana. Gli ho detto anche di trovarmi in difficoltà per essere stata ripudiata dalla mia famiglia di origine dopo che mi ero convertita al cattolicesimo”.
Ecco perché vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma con giudici super partes e non con P.M. che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica. Gli stessi P.M. che hanno ordinato con uno spiegamento di forze di almeno 150 uomini una imponente operazione di perquisizione contro ragazze colpevoli soltanto di essere state mie ospiti in alcune cene.
Queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer. Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l’esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia. Una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione.
Non c’è stata nessuna concussione, non c’è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. Non c’è stato nulla di cui mi debba vergognare. C’è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fini politici con grande risonanza mediatica.
Io sono sereno, state sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il Governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini.

FEDE MOSTRA FALDONE INCHIESTA E ANNUNCIA QUERELA. Emilio Fede, indagato nell’inchiesta insieme a Lele Mora e Nicole Minetti, ha aperto il suo Tg4 delle 19 mostrandosi davanti alle telecamere con in mano una copia dell’intero fascicolo inviato dalla Procura di Milano alla Camera, denunciando una grave violazione della privacy: “Non è possibile che non si persegua anche chi commette una gravissima violazione e rende pubblici i numeri di telefoni privati delle persone esponendole a gravi rischi”. Fede passa così al contrattacco, affida la sua difesa, oltre che all’avvocato professor Giarda, all’onorevole professore Gaetano Pecorella, decidendo di procedere alla querela-denuncia per incitamento alla violenza nei confronti di chi – giornali e siti internet – hanno diffuso l’intero fascicolo dell’inchiesta con il numero,tra gli altri, del suo telefono privato. Il sito Dagospia ha pubblicato un file pdf con la versione integrale del faldone inviato dalla Procura di Milano alla Camera, ovvero le ormai famose 389 pagine in cui sono raccolte le intercettazioni e gli elementi d’indagine sul “RubyGate”.

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