Casini: “Governo con Pdl ma senza Berlusconi”. Capezzone: “O Cavaliere o voto”

di Redazione

Pier Ferdinando Casini e Silvi BerlusconiROMA. “Ci sono personalità autorevoli che potrebbero guidare un governo senza, ma non contro Berlusconi”. Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, invita Silvio Berlusconi a lasciare la carica di premier, come auspicato domenica anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini.

Di tutta risposta, il Pdl, attraverso il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, ha rispedito al mittente la richiesta, invocando le dimissioni di Fini per “incompatibilità” tra presidente dell’assemblea di Montecitorio e leader di un partito di opposizione.

A differenza del leader di Fli, Casini è più cauto nell’invito: “Berlusconi potrebbe conservare il ruolo di leader del centrodestra e dedicarsi a chiarire la sua posizione personale. Al di là di quel che dicono tutti i giorni in tv, credo che nel Pdl siano in tanti a pensarla così. Sarebbe una via d’uscita ragionevole. Altrimenti non restano che le elezioni”, dice Casini in un’intervista a La Stampa, spiegandoche “se nasce un altro governo, i responsabili non sarebbero solo quelli che si sono costituiti in gruppo. Ci saremmo anche noi”.

Secondo Casini “non è il caso Ruby che cambia qualcosa, ma la reazione di Berlusconi che addirittura evoca il tentativo di un colpo di Stato”. Il Cavaliere, dice il leader centrista,si spieghi “come fece Clinton con Lewinsky. Quando le cose si chiariscono giudizi diventano più razionali. Berlusconi non può credere di convincere l’opinione pubblica che Ruby sia una santa e che i magistrati che indagano su un caso di prostituzione minorile che lo coinvolge meritino addirittura una punizione. Ma per chi ci ha preso?”.

Sul Terzo Polo, Casini ribadisce che è prontissimo a elezioni e su eventuali accordi con il Pd: “Se si va al voto, – dice Casaini -ci saranno stavolta tre aree e tre scelte possibili per gli elettori: destra, centro e sinistra. Eventuali intese si vedranno al momento opportuno. Veltroni ha parlato con grande equilibrio e serietà e ha bocciato ancora una volta l’idea di una sinistra che sceglie di imbarcare tutto e il contrario di tutto. Bersani sa come la penso. Un dialogo proficuo richiede scelte chiare dal Pd”.

CAPEZZONE (PDL): “O BERLUSCONI O ELEZIONI”. “Chiunque si illuda di ritentare la strada del ribaltone, tessendo la tela di governi tecnici o tecnico-politici, sbaglia due volte”, assicura Daniele Capezzone. Il portavoce Pdl spiega: “Primo, perché non riuscirà nell’impresa. Secondo, perché si tratterebbe di un’offesa alla democrazia. Gli elettori hanno scelto Silvio Berlusconi tre volte su tre: nel 2008 alle Politiche, nel 2009 alle Europee, e nel 2010 alle Regionali, con maggioranze via via crescenti. Dunque, o Berlusconi o elezioni, con Berlusconi, ovviamente. Tertium non datur”.

PD: “LEGA SCELGA TRA BERLUSCONI E FEDERALISMO”. Dal Pd, attraverso una lettera al Corriere della Sera, il vicesegretario Enrico Letta ritiene che”la Lega deve scegliere tra il federalismo e Berlusconi, perchè il Berlusconi di oggi trascina la Lega nella ridotta dei 314 asserragliati e tutto ciò non può portare all’approvazione del federalismo. Che ha invece bisogno di una larga condivisione politica e istituzionale. Non dimentichiamo che le critiche principali al testo sui comuni sono venute sia da Chiamparino che dal sindaco leghista di Varese”. Letta nega che quello del Pd sia una sorta di ricatto. “Questa era apparsa una legislatura che poteva avviare un clima costituente – spiega – ma così non è e allora questo non è un ricatto ma una presa d’atto. Per quanto ci riguarda se si andrà al voto, noi siamo disponibili a riprendere il percorso del federalismo nella prossima legislatura, a partire dalle nostre tesi, non contro la Lega, ma con la Lega”. Poi osserva come nell’appello alla tregua del ministro dell’InternoRoberto Maroni ci sia “una presa di distanza dal premier. Leggo come una presa di distanza anche il messaggio in cui rivendica l’autonomia della Lega, ricordando che venti anni fa lanciò il suo progetto di federalismo e vent’anni fa Berlusconi non c’era”.

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