Bossi: “Microspie in ufficio e casa a Roma”

di Redazione

Umberto Bossi ROMA.Il leader della Lega Umberto Bossi rivela che nei mesi scorsi furono trovate alcune microspie nel suo ufficio romano, presso il ministero delle Riforme, e nella sua abitazione nella capitale, a Porta Pia.

Conversando con alcuni giornalisti a Ponte di Legno, dove si trova in vacanza, il senatùr racconta che “un paio di mesi fa”la sua segretaria al ministerò si insospettì perché “troppa gente sapeva quello che avevo detto solo a lei”. Partirono dei controlli e furono trovate diverse cimici nella sua abitazione romana e una nel suo ufficio ministeriale. Non le hanno trovate a Varese, però. Perché “lì – ha ironizzato Bossi – ho un fucile da caccia e rivoltella”. Bossi ha detto di non aver idea di chi possano essere gli autori: “Come si fa a saperlo? – riflette – Sono scemi sì, ma non del tutto”. Non è stata aperta nemmeno un’inchiesta: “Non volevo far casino, tanto un’inchiessta non trova niente. Sono uno che tende a minimizzare. Abbiamo chiamato un privato per la bonifica. E Maroni ha mandato un po’ di suoi uomini”.

PROCURA ROMA APRE FASCICOLO.Dopo le dichiarazioni di Bossi imagistrati capitolini hanno aperto un fascicolo contro ignoti. I reati ipotizzati sono quelli previsti dagli articoli 617 e 617 bis del codice penale: ossia “cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”, il primo, e “installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”, il secondo.

DI PIETRO: “GRAVE NON AVER DENUNCIATO”. Le parole del leader della Lega rischiano di sollevare un polverone politico. Il leader Idv Antonio Di Pietro critica Bossi per la mancata denuncia: “Se quello che ha raccontato è un fatto vero è grave ed è necessario che l’autorità giudiziaria indaghi. Mi dispiace che un ministro in carica non senta il bisogno di denunciare subito un tentativo di intrusione così lesiva ai suoi danni”.

GEMONIO.Il Gip di Varese, intanto, ha deciso, al termine dell’interrogatorio di garanzia, di non convalidare il fermo di Marco Previati, il 21enne figlio fi un militante leghista sospettato di avere un ruolo nell’esplosione di petardi alla sede della Lega Nord di Gemonio la notte tra il 28 e il 29 dicembre scorsi. Insieme a Previati, polizia e carabinieri, che stanno conducendo le indagini congiuntamente, hanno denunciato anche altri due ragazzi di 26 e 29 anni. Proprio sui petardi esplosi contro la sede, secondo Bossi la punizione giusta per i due ragazzi accusati dell’attentato non è la prigione. I senatùrlancia l’idea di far loro risistemare i danni: “Mandarli in galera non serve a niente. Li faremo venire come punizione a rimettere a posto la sede”. Un’altra sede della Lega è finita nel frattempo nel mirino dei vandali. Due scritte di piccole dimensioni, una delle quali in dialetto bergamasco, con offese a Bossi, sono comparse la notte scorsa sul muro e su un vetro della sede della Lega Nord di Sant’Omobono Terme (Bergamo). Si tratta, a quanto si è saputo, di scritte tracciate frettolosamente con una bomboletta spray contenente vernice azzurra e prive di rivendicazione. Sul posto sono intervenuti i carabinieri.

“O FEDERALISMO O VOTO”. Sul versante politico, il numero uno del Carroccio è tornato a parlare del federalismo. “Deve passare, ha spiegato – perché la gente qui al Nord è un po’ incazzata, anche con me” ha detto Bossi, ribadendo che “o passa il federalismo o si va a votare. Non possiamo – ha concluso il ministro – farci prendere in giro per troppo tempo”.

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