Professore muore in clinica dopo banale intervento: avviata indagine

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Muore in clinica due giorni dopo essere stato sottoposto ad una banale operazione di prolasso rettale. Malasanità o tragica coincidenza?

Decesso conseguenza dell’intervento chirurgico o solo fatalità? A fare chiarezza su questo episodio che vede quale vittima un quarantacinquenne di Aversa sarà l’esame autoptico, disposto dalla magistratura sammaritana, che sarà effettuata presso l’istituto di medicina legale di Caserta, dove la salma è stata trasportata dopo il sopralluogo del giudice e dei carabinieri del reparto territoriale di Aversa che, agli ordini del colonnello Francesco Marra, coordinano le indagini su quanto avvenuto. Per il momento i militari si sono limitati a sequestrare la cartella clinica dello sfortunato paziente e ad identificare tutti i sanitari coinvolti a diverso titolo nella vicenda e presenti anche ieri mattina. Teatro della vicenda, iniziata il 25 gennaio scorso con il ricovero di L.C., 45 anni, di Aversa, docente di educazione fisica, sposato e padre di due figli, la nota casa di cura cittadina “Villa Fiorita”, in via Filippo Saporito. Il docente normanno, il giorno successivo al ricovero, mercoledì mattina, era stato sottoposto ad un banale intervento chirurgico di prolasso rettale dalla equipe di chirurgia generale della struttura sanitaria aversana.

L’operazione, eseguita con il metodo “Longo”, considerato molto meno invasivo della tecnica utilizzata in precedenza, non avrebbe presentato alcuna complicanza particolare. Normale il decorso ad eccezione di un picco pressorio, nel pomeriggio del giorno successivo. Fenomeno trattato farmacologicamente con successo. Ieri mattina il paziente era pronto per essere dimesso, quando, poco prima delle 8, le sue condizioni si sono improvvisamente e repentinamente aggravate. Il docente ha avuto problemi respiratori. I sanitari in servizio hanno intuito che la situazione stava precipitando e ne hanno disposto il trasferimento in sala operatoria, dove i medici presenti hanno tentato il possibile per salvarlo”.

“L’intervento – ha dichiarato l’amministratore delegato della società che gestisce la clinica Maurizio Falco – non ha presentato particolari difficoltà o complicanze. Il decorso è stato del tutto nella norma e solo nella mattinata di oggi (ieri, venerdì 28 gennaio, ndr) il paziente ha presentato una improvvisa dispnea e malore per le quali sono stati attivati tutti gli atti medici salvavita, ma, purtroppo, ogni tentativo è stato inutile”. Lo stesso amministratore ha tenuto a precisare “che abbiamo immediatamente nominato una commissione interna composta da medici non dipendenti della clinica, composta da un’anestesista, un chirurgo generale, un chirurgo vascolare ed un medico legale al fine di far piena luce sull’accaduto che ci ha colpito profondamente anche sul piano umano per la conoscenza diretta e di vecchia data della persona deceduta. Confidiamo pienamente nell’operato della magistratura della quale ci rendiamo totalmente a disposizione al fine di agevolare in tutti i modi possibili l’accertamento della verità”.

Fin qui le dichiarazioni dei responsabili della struttura sanitaria aversana, mentre dai familiari, seppure chiusi nel loro dolore, il risentimento per quanto avvenuto e l’attesa per quanto accerterà l’esame autoptico che potrebbe essere effettuato già in giornata, anche se per conoscere i risultati potrebbero occorrere tempi lunghi. Risentimento tanto più grande anche a causa della banalità in cui consisteva l’intervento e che mai avrebbe fatto pensare al decesso del proprio congiunto.

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