Yara, genitori: “Grazie a chi la cerca”. Da indagini emergono ombre e intrecci

di Redazione

YaraBERGAMO. Dopo l’appellolanciato durante una conferenza stampa, i genitori di Yara, la tredicenne scomparsa da Brembate di Sopra, inviano una lettera di ringraziamento alle forze dell’ordine a tutti coloro che si impegnano a cercare la figlia.

Fulvio e Maura Gambirasio vogliono dare un segnale a tutti coloro che non si sono persi d’animo e che ogni mattina si alzano per cercare nuovi indizi. “Vorremo abbracciarvi tutti, – scrivono nella lettera – vorremmo ringraziarvi personalmente, vorremmo stringere le vostre mani logorate dal freddo e dal gelo. Vorremmo aiutarvi materialmente con la nostra presenza, vorremmo consolarvi ogni sera quando rientrate nelle vostre case stanchi e sconsolati, vorremmo alimentare il vostro coraggio e la forza d’animo che vi spinge a credere e a continuare. Vorremmo rinvigorire la speranza che risiede in voi e che vi sorregge giorno dopo giorno. Vorremmo inchinarci davanti a voi tutti, giovani e anziani, genitori e figli, volontari e gente comune, forze dell’ordine e semplici cittadini, giornalisti e politici, ricchi e poveri, alti e bassi, forti e deboli, brembatesi e non, tutti diversi fra voi ma nello stesso tempo tutti accomunati da un indescrivibile amore, che vi fa onore e soprattutto degni di una smisurata riconoscenza, da parte di una piccola famiglia che vi ammira ed è fiera del vostro grande segno d’amore e di speranza. Grazie”.

Intanto, si fanno sempre più ipotesi dietro la scomparsa di Yara. Emergono intrecci poco chiari. Vizi insospettabili, come quello del gioco al videpoker che accomuna almeno due personaggi importanti coinvolti nell’inchiesta; rapporti di lavoro non sempre regolari e talvolta al limite della legalità. Come l’utilizzo di molta manodopera straniera irregolare e clandestina, le squadre di operai non pagate dopo i lavori, gli appalti e i subappalti che coinvolgevano sempre le stesse ditte. Come nel caso del cantiere ex Sobea di Mapello (in cui i cani hanno ritrovato le ultime tracce di Yara), dove hanno lavorato la ditta del padre di Yara, quella di Mohamed Fikry, il marocchino fermato per errore all’inizio delle indagini, e anche quella del padre dell’unico testimone chiave, Enrico Tironi. Un diciannovenne prima denunciato come inattendibile, poi creduto, ma che comunque risente di una personalità complessa e di una situazione familiare che potrebbero anche aver influenzato la sua condotta.

Poi si parla dell’influenza di un’azienda del posto, la Lopav (i cui titolari, i fratelli Locatelli, sono stati recentemente arrestati per riciclaggio nell’ambito di un traffico internazionale di droga, legato alla camorra) che sul territorio rappresentava un vero e proprio baricentro economico e sociale. L’azienda, che avrebbe decuplicato il capitale sociale in pochi anni e che ha aperto altre due sedi nonostante la congiuntura economica negativa per il settore, sponsorizzava molte attività, soprattutto sociali e sportive. Come la costruzione di una cappella per la preghiera comunitaria, eventi sportivi e spettacoli, uno dei quali, nel 2009, ha coinvolto anche la squadra di danza ritmica e ginnastica di Brembate, la stessa frequentata da Yara. All’open day della Lopav, nel 2009, quando ancora non erano scattati i provvedimenti della Dda di Napoli (ma era già risaputo l’arresto di papà Locatelli, nel 2005 per narcotraffico), avrebbero partecipato membri delle forze dell’ordine, due magistrati, il direttore di un carcere, politici e religiosi locali.

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