Riforma Gelmini, voto in Senato solo dopo la fiducia

di Pina Vitolo

Mariastella GelminiROMA. Il ddl sulla riforma dell’università, approvato alla Camera lo scorso 30 novembre, sarà esaminato in Senato solo dopo il voto di fiducia al governo previsto per il prossimo 14 dicembre.

Questo è quanto deciso nella conferenza dei capigruppo tenutasi oggi a Palazzo Madama, durante la quale c’è stata una forte opposizione delle minoranze contro ogni ipotesi di calendarizzare la riforma prima del dibattito sulla fiducia.

Immediate le reazioni politiche. Il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, si è dimostrato ottimista e fiducioso affermando che il governo Berlusconi incasserà la fiducia del Parlamento e il ddl diventerà legge entro l’anno. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, sostiene che lo slittamento sia stato per loro una vittoria e vuole che la questione venga discussa dopo il 14 dicembre. “Altrimenti – avverte – facciamo saltare l’accordo sulla legge di Stabilità”, cioè la decisione di approvare la Finanziaria prima del dibattito sulla fiducia al governo, come chiesto dal Capo dello Stato.

Molte sarebbero le conseguenze eventualmente non ci fosse il via libera alla riforma. Non partirebbero i concorsi per professori associati (4.500 in tre anni) infilati nel disegno di legge per provare a placare la protesta dei ricercatori, anche se in ogni caso bisognerà aspettare i decreti attuativi. Non si potrebbero bandire nemmeno i concorsi per ricercatori, visto che le regole in vigore scadono alla fine del 2010, cioè fra un mese, e la maggioranza ha bocciato la proposta del Pd di prorogarle in attesa di quelle nuove. Non ci sarebbero nemmeno gli scatti di merito che, su proposta del gruppo dei finiani, prenderebbero il posto di quelli di anzianità già cancellati fino al 2013.

Intanto, i sindacati e le associazioni dei ricercatori continuano a chiedere il ritiro della riforma, come chi ancora ieri ha manifestato in piazza. Al ritiro non crede nessuno ma adesso la partita si gioca tutta sui tempi ed è possibile, infatti, che, per recuperare qualcosa sul calendario, al Senato si lavori anche l’8 dicembre, festa dell’Immacolata.

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