Per tre voti Berlusconi ottiene la fiducia alla Camera

di Redazione

Silvio Berlusconi ROMA.Silvio Berlusconi ha ottenuto la fiducia alla Camera per tre voti di scarto: 314 no contro 311 si. In mattinata era giunta anche la fiducia, scontata, al Senato con 162 si e 135 no.

Alla fine, per tre voti, viene respinta la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni.Sorprese, indecisi, assenze,momenti di tensionee, soprattutto, la spaccatura all’interno dei finiani di Futuro e Libertà (vedi Polidori e Siliquini) ha determinato la lunga mattinata del 14 dicembre. Oltre ai due voti strappati ai finiani, decisivi quelli di Calearo, Scilipoti e Cesario. Due gli astenuti.

IL VOTO ALLA CAMERA

Le due mozioni di sfiducia al governo sono state votate alla Camera insieme. A chiarirlo è stato il presidente Gianfranco Fini, in replica a una richiesta del deputato del Pdl Giuseppe Calderisi. Le mozioni “sono volte a conseguire il medesimo e univoco effetto giuridico, ossia la revoca della fiducia al governo”, ha spiegato Fini, “in questo quadro le mozioni sono configurate come documenti unitari dal regolamento, che non consente il voto per parti separate”. In aula sono giunte anche le tre deputate in stato di gravidanza, Federica Mogherini del Pd, e lefiniane Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza, la cui presenza era incerta.

DI PIETRO (IDV). Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro ha detto a Berlusconi che “l’impero di cartapesta” del premier è giunto al capolinea. “Qualunque sia il risultato numerico del voto, – ha detto l’ex pm – un dato è certo: lei non ha più la maggioranza politica che le permette di governare. Che le piaccia o noè arrivato al capolinea della sua esperienza politica e non le rimane che rassegnarsi al suo destino: consegnarsi alla magistratura e come un Noriega qualsiasi farsi giudicare”. Berlusconi per un po’ ha resistito, poi si è alzato e ha abbandonato i banchi del governo, mentre uscivano anche i deputati del Pdl.

CASINI (UDC). Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, non ha voluto prendere la parola per le dichiarazioni di voto alla Camera, quando era giunto il suo turno. Berlusconi era infatto uscito dall’Aula alcuni minuti prima, mentre era in corso l’intervento di Di Pietro. “Io non offendo nessuno. Ma non parlo se non è presente il presidente del Consiglio”. Berlusconi è poi rientrato, con Casini che ha rivolto un ultimo, estremo, appello: “Mi auguro che voglia fermare in zona Cesarini la dissennata corsa verso l’ignoto o, meglio, il noto: le elezioni”, ha detto il leader dell’Udc nelle dichiarazioni di voto sulle mozioni di sfiducia.

BOCCHINO (FLI). Durissimo e contestato l’intervento del finiano Italo Bocchino: “Lei, presidente, ci ha accusato più volte di essere dei traditori, ma noi respingiamo l’accusa al mittente. Il mio leader è sempre stato ed è oggi, da quando sono entrato in politica, Gianfranco Fini”, ha detto il capogruppo di Fli. “Se ha bisogno di guardare in faccia qualche traditore – ha detto ancora Bocchino rivolgendosi al premier – si guardi intorno”. “Il ribaltone, caro presidente, lo sta facendo lei oggi, qui”. Bocchino,poi, ha accusato Berlusconi “di usare i voti dell’opposizione per cacciare brutalmente coloro che sono stati eletti in questo governo”.

BERSANI (PD). Pier Luigi Bersani, leader del Pd, ha denunciato il “calciomercato” di voti: “Siamo davanti ad un voto incerto, la conta è mobile, certe botteghe non chiudono mai, sono aperte h 24 anche in questi minuti”. “Noi siamo tranquillissimi perché comunque vada oggi per voi sarà una sconfitta, sarà una vittoria di Pirro. – ha incalzato Bersani – Lei, presidente non è più in grado di governare e con un voto in più insegue l’instabilità pilotata per guidare la macchina verso le elezioni”.

REGUZZONI (LEGA). La Lega Nord ha confermato l’appoggio al governo. Duro il giudizio del capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni, sul comportamento “senza coerenza e senso di responsabilità” del Fli che vota “con la sinistra e Di Pietro”.

CICCHITTO (PDL). Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, ha tagliato corto: “Se Berlusconi non ci fosse bisognerebbe inventarlo”. E ha attaccato duramente Di Pietro: “E’ il classico esempio di laureato semi-analfabeta”. “Invito gli esponenti di Fli – ha poi aggiunto – a non votare la sfiducia a questo governo che è disposto ad accogliere alcune proposte su temi economici così come è disposto a discutere di riforme a partire dalla legge elettorale”.

GLI “INDECISI”. L’ex Idv Domenico Scilipoti ha dato la fiducia insieme all’ex Pd, ex Api ed ex gruppo misto Calearo e Cesario: “Noi del movimento di responsabilità nazionale consegniamo alla storia una scelta dolorosa e traumatica ma rivoluzionaria, giusta e significativa”. Anche l’altro ex Idv Antonio Razzi alla fine ha votato per il governo. L’ex Pdl Paolo Guzzanti, invece, motivandolo con risposte insufficienti sulla riforma elettorale, ha optato per la sfiducia. Il deputato ex Pd Gaglione, ora in “Noi Sud”, dato per favorevole a Berlusconi, non ha votato.

FLI SPACCATA. Silvano Moffa, la “colomba” di Fli che ha tentato fino all’ultimo una mediazione con il Pdl, ha saltato la prima chiama, poi ha deciso di votare per la sfiducia, ma ha contestato la gestione interna ad Fli, chiedendo le dimissioni del capogruppo Bocchino. L’altra finiana Catia Polidori ha invece votato no alla sfiducia, cosa che ha alzato la tensione in aula, col presidente Fini costretto a sospendere per qualche minuto la seduta. Dai finiani no anche di Maria Grazia Siliquini:”Non è cambiato nulla, non voto la sfiducia”,ha detto la deputata che ha annunciato il suo ritorno al Pdl. “Ve lo dicevo che Fli si spaccava”,avrebbe detto il premier Berlusconi durante la votazione.

IL VOTO AL SENATO

Nell’aula di Palazzo Madama,i finiani di Futuro e Libertà hanno dimostrato di “fare sul serio”, decidendo di astenersi nell’Aula del Senato sul voto di fiduciae testimoniando quanto fosse valida la proposta per un “Berlusconi-bis”. Di ieri, infatti, l’ultima offerta al premier Silvio Berlusconi, al quale, attraverso un documento condiviso, i parlamentari di Fli hanno chiesto di dimettersi dopo aver ottenuto la sicura fiducia al Senato e prima del voto alla Camera in tarda mattinata.

Ma Berlusconi ha spazzato viaogni ipotesi di abbandono: “Assolutamente escluse mie dimissioni”,ha detto smentendo leindiscrezioni circolate in mattinata a Montecitorio. Si va quindi alla conta.

Dopo la discussione di ieri, alle 9 è iniziata al Senato la seduta sulla fiducia al governo, il cui voto si terrà al termine delle dichiarazioni dei capigruppo. Dopo la votazione al Senato, anche la Camera dovrà decidere se continuare a dare il proprio sostegno al premier.

Il presidente dei Senatori di Fli, Pasquale Viespoli,ha comunicato la decisione del gruppo finianodeciso di astenersi rispetto al voto di fiducia. “Con chiarezza di posizioni – ha detto Viespoli rivolgendosi direttamente a Berlusconi, presente in aula- le propongo un percorso di responsabilità politico-parlamentare: le chiedo di prendere atto del risultato. Il Senato darà molto probabilmente la fiducia al governo, ma le chiedo il momento dopo di recarsi al Quirinale, di aprire sul serio una nuova stagione politico-parlamentare. Noi ci asteniamo al Senato. Leisi astenga dalla Camera”.

Da parte sua, il Pdl, attraverso il capogruppo Maurizio Gasparri, ha commentato: “Fli ha deciso l’astensione ed è un atto di buona volontà che accogliamo. Ribadiamo che siamo disponibili a rafforzare il governo, come ha detto ieri Berlusconi. Questo governo, non altri. Ma diciamo no alle dimissioni, che sarebbero in contraddizione con questo spirito costruttivo”.

“No” secco, invece, alla fiducia dichiarato dall’Udc e dall’Mpa, che hanno rispettivamentre tre senatori. Gianpiero D’Alia, capogruppo del partito di Casini, ha detto: “Non dimettersi è un segnale di debolezza. Berlusconi in realtà vuole le elezioni”. “Davvero – ha chiesto D’Alia – pensa signor presidente di affrontare i problemi del Paese insieme a Bossi e in solitudine con la Lega?”. L’Udc ha quindi chiesto le dimissioni del presidente del Consiglio per dar vita a un governo di unità nazionale”. Mentre per Giovanni Pistorio del partito di Lombardo si è avuto un “tradimento rispetto agli elettori meridionali” da parte del governo. Tuttavia, l’Mpa ha votato diviso: Pistorio e Vincenzo Oliva hanno votato la sfiducia; Sebastiano Burgaretta ha votato la fiducia ed è stato subito dopo espulso dal partito.

Sfiducia anche da parte dell’Api, con Francesco Rutelli che ha dichiarato: “Il voto di fiducia di oggi chiude la stagione politica, signor presidente, iniziata 17 anni fa quando lei scese in campo per sostenere la candidatura di Fini contro di me al Comune di Roma. Dopo l’uscita di Casini, oggi quella di Fini: sono proprio i moderati a chiedere la fine di questa stagione”.

E sfiducia, ovviamente, dal Pd. La presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro: “Oggi comunque vada il voto, si segna una tappa comunque definitiva. Suscita stupore l’eclissi di un sole tanto rapida, basti pensare ai numeri della fiducia di settembre, rivelatasi una squisita vittoria di Pirro. Ma per capire questo non basta evocare il tradimento, buono per l’ego ma ci vorrebbe un faticoso esercizio di umiltà”.

La tensione in aula è salita con l’intervento del capogruppo dell’Italia dei Valori Belisario, bersaglio di proteste da parte dei senatori del Pdl. Contestata l’affermazione dell’esponente dipietrista quando ha detto: “Berlusconi è il più grande mandante della compravendita di parlamentari di questi giorni”.

Hanno votato a favore del governoi senatori dell’Union Valdotain, Antonio Fosson, Riccardo Villari del Gruppo Misto, Salvatore Cuffaro dell’Udc, e Sebastiano Burgaretta dell’Mpa. Voti che non erano previsti.Alla fine sono stati con 162 si e 135 no.

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