Wikileaks, mandato di cattura e hacker contro Assange

di Redazione

Julian AssangeL’Interpol ha emesso un mandato d’arresto internazionale per Julian Assange, fondatore di Wikileaks. L’attivista australiano è ricercato dalla Svezia in un’inchiesta per stupro.

Assange ha sempre respinto le accuse, lasciando intendere che le denunce sono una campagna di fango degli Stati Uniti contro Wikileaks. Intanto, il fondatore del sito web promette rivelazioni scottanti su una grande banca americana e attacca il segretario di Stato Hillary Clinton sulla presunta attività spionistica contro funzionari stranieri all’Onu: “Se sarà dimostrata la sua orchestrazione si dovrebbe dimettere”.

CLINTON A BERLUSCONI: “NON ABBIAMO AMICO MIGLIORE”. “Berlusconi ha garantito in Afghanistan un sostegno generoso, ha lavorato in Europa con Sarkozy per la stabilizzazione della Georgia”. Lo affermala Clinton, rivolgendosi al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine di un colloquio durato più di mezz’ora a margine del vertice Osce in svolgimento ad Astana, in Kazakhstan. Poi ha aggiunto: “Non abbiamo un amico migliore. Le amministrazioni americane, democratiche e repubblicane, sanno che possono contare sul Primo Ministro per realizzare politiche che sostengono i valori che condividiamo”.

ASSANGE: “LA CLINTON SI DIMETTA”. “Hillary Clinton si deve dimettere dopo le rivelazioni riguardo al piano del dipartimento di Stato per spiare le Nazioni Unite”. È quanto afferma Assange in un’intervista a Time magazine. “Deve fare un passo indietro se si può dimostrare che è stata responsabile dell’aver ordinato alla diplomazia americana di spiare le Nazioni Unite violando le convenzioni internazionali firmate dagli Stati Uniti” ha detto il fondatore di Wikileaks intervistato in collegamento Skype da un località segreta.

LA MADRE: “NON CATTURATELO”.E ora a difendere il 39enne australiano è scesa in campo anche la madre. Christine Assange, che gestisce un teatro di marionette nello stato australiano di Queensland, ha detto di essere in ansia per il mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol nei confronti del figlio e di non volere che “venga catturato e messo in carcere”. “È mio figlio e gli voglio bene – ha detto la donna – e naturalmente non voglio che gli si dia la caccia e finisca in carcere. Reagisco come farebbe qualunque mamma. Sono preoccupata”, ha detto alla Radio australiana. “Un sacco di cose che sono state scritte su di me e su di Julian non sono vere”.

MANDATO DI CATTURA.L’Interpol ha reso noto di aver emesso un “avviso rosso” (red notice, mandato di cattura internazionale) per Assange, su richiesta della Svezia. La notizia è stata anche confermata alla France Presse da un portavoce dell’organizzazione internazionale di polizia. La “richiesta di arresto ai fini dell’estradizione” era stata ricevuta il 20 novembre, inviata dalla Svezia. Gli “avvisi rossi” vanno ai 188 paesi che aderiscono all’Interpol, tra cui la Gran Bretagna, dove si ritiene risieda il 39enne australiano. Il 18 novembre, la giustizia svedese aveva emesso un mandato di cattura per Assange, che voleva interrogare, “sulla base di ragionevoli sospetti di stupro, aggressione sessuale e coercizione”. I fatti contestati risalirebbero allo scorso agosto. Assange aveva fatto ricorso, ma il mandato era stato confermato da una corte d’appello. L’indagine nasce da due incontri avuti da Assange con altrettante donne durante la sua visita in agosto in Svezia, dove l’ex avvocato aveva intenzione di far richiesta di residenza, con l’obiettivo di avere la tutela delle leggi svedesi sulla libertà di stampa per il suo sito Wikileaks. Secondo informazioni emerse in Svezia, le donne avrebbero raccontato che gli incontri sessuali, iniziati come consensuali, si erano trasformati in violenza.

ECUADOR RITIRA OSPITALITA’.Nel frattempo, l’Ecuador ha ritirato l’offerta di ospitalità ad Assange. Il presidente Rafael Correa ha affermato infatti che il fondatore di Wikileaks “ha commesso un errore nell’infrangere la legge degli Stati Uniti e nel divulgare questo tipo di informazioni”. Correa, alleato di Bolivia e Venezuela nel blocco sudamericano di sinistra, ha comunque accusato gli Stati Uniti di aver “distrutto la fiducia degli alleati con tutto lo spionaggio” che trapela dai documenti di Wikileaks e ha ordinato all’intelligence di verificare le implicazioni dei cablogrammi diplomatici Usa per il suo Paese.

IL PENTAGONO SCHIERA UN HACKER. Hacker contro hacker: Assange trova sulla sua strada un avversario temibile: il leggendario “Mudge”, al secolo Peter Zatko, schierato in campo dal Pentagono per fermare la fuga di notizie riservate dagli archivi statunitensi, come quelle organizzate da Wikileaks. “E’ un tipo molto brillante”, ha detto di lui Assange, rispondendo a una domanda di Andy Greenberg, che lo ha intervistato per conto di Forbes. L’australiano ha poi rifiutato di commentare il fatto che il ‘rivale’ lavora nell’Advanced Research Projects del Pentagono per sviluppare una tecnologia che impedisca la fuga di notizie. Di fatto una tecnologia contro Wikileaks. “Mudge”, 40 anni, americano, è uno dei membri storici del gruppo L0pht, fondato a Boston nel 1992. “Possiamo spegnere tutto il web mondiale in 30 minuti”, dissero i sette componenti storici del gruppo in un’audizione del Congresso americano nel 1998. Quello che a tutt’oggi è considerato uno dei principali “hacker think-tank” mondiali, ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo del movimento “hacktivism”, ispirato alla creazione di tecnologie contro la censura e per la promozione dei diritti umani su internet. Nel 2000 la svolta: Mudge, additato come l’autore di numerosi ‘DDos (distributed denial-of-service) attack’, viene invitato a partecipare a un incontro sulla sicurezza telematica alla presenza del presidente Bill Clinton. I media, all’epoca, titolarono “Clinton combatte gli hacker con un superhacker”. Poi Mudge scompare per qualche anno, e riappare nel 2004 come esperto di informatica “al servizio delle istituzioni”. Oggi figura nello staff del Darpa – Defense Advanced Research Projects Agency – del Pentagono la cui missione, spiega il sito, é quella di “mantenere la superiorità tecnologica militare degli Usa per prevenire” attacchi alla sicurezza nazionale. “Creiamo ‘sorprese’ tecnologiche per i nostri avversari”, recita uno slogan del Dipartimento fondato nel 1958. E non c’é solo Mudge sulle tracce di Assange: molti avversari americani di Assange hanno tirato un sospiro di sollievo domenica scorsa, alle 17 italiane in punto. I responsabili di Wikileaks sono stati costretti ad ammettere che “Jester” (giullare), aveva di fatto oscurato il sito a poche ore dalla pubblicazione dei file del Dipartimento di Stato con un attacco DDos. Si autodefinisce “un criminale informatico buono, che si batte a favore del bene”, è “un ex militare di un plotone piuttosto famoso, di un Paese volutamente non specificato”.

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