Grasso incontra il boss Iovine ma smentisce: “Non si è pentito”

di Redazione

Antonio IovineCASAL DI PRINCIPE. Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha incontrato in un carcere della Sardegna il boss dei Casalesi Antonio Iovine, arrestato lo scorso 17 novembre.

Il colloquio, come confermato all’Adnkronos da ambienti giudiziari, è durato oltre cinque ore. Da indiscrezioni sembra che “‘O Ninno” non escluda un avvio di collaborazione con la giustizia. Anche quando si pentì il boss mafioso Gaspare Spatuzza fu il procuratore Grasso il primo ad incontrarlo in carcere per un colloquio investigativo nel 2008. Dopo pochi mesi Spatuzza decise di collaborare con la giustizia.

Tuttavia, nel pomeriggio di martedì il procuratore Grasso ha smentito: “Si esclude nella maniera più assoluta qualsiasi ipotesi di avvio di collaborazione” da parte del boss. Grasso ha sottolineato che il suo colloquio con Iovine nel carcere di Badu ‘e Carros rientra nelle attività da lui svolte in relazione al “particolare spessore del detenuto”.

“Il colloquio investigativo effettuato nel carcere rientra tra le attività istituzionali che il procuratore nazionale antimafia – sottolinea Grasso – è solito svolgere ogni qualvolta, per il particolare spessore del detenuto, si reputi necessario fare opera di informazione sui diritti, doveri e benefici che comporta la legge sui collaboratori di giustizia”.Il colloquio con Iovine è stato “più volte interrotto per la partecipazione del detenuto ad un dibattimento in video conferenza e l’incontro è durato meno di due ore, e non sei ore come enfaticamente riportato dai media”, specifica Grasso.

“Di solito questi incontri – prosegue il procuratore nazionale antimafia – si svolgono nella massima riservatezza ma questa volta ignoti, che si spera di identificare, hanno tradito il giuramento di fedeltà prestato allo Stato quali pubblici ufficiali, violando il segreto cui erano tenuti”. Costoro “con cinismo criminale – aggiunge Grasso – attraverso la diffusione mediatica che lascia intendere scenari di collaborazione in realtà inesistenti, non si sono curati di porre in pericolo l’incolumità di persone che, ovviamente, in mancanza di qualsiasi presupposto di legge non possono godere di alcuna protezione, pur di favorire coloro che eventualmente avrebbero da temere da una collaborazione del boss dei Casalesi”.”Se la diffusione della notizia, – conclude Grasso – inesistente e non fondata, di un avvio di collaborazione con la giustizia del boss dei Casalesi Antonio Iovine voleva essere strumentale per l’allontanamento del detenuto dal carcere nuorese di Badu e Carros, si sappia che Iovine non muterà la sua collocazione carceraria e resterà al regime del 41 bis”.

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