Blitz antiassenteismo al Comune: di Lsu nemmeno l’ombra

di Nicola Rosselli

carabinieriSAN MARCELLINO. Andavano al lavoro solo se volevano e senza che nessuno si prendesse la briga di controllarli.

Dei veri e propri “liberi professionisti” che, quasi certamente, approfittavano del tempo libero (rubato al non lavoro) per esercitare un secondo mestiere al nero certamente più remunerativo. Alcuni di loro non erano letteralmente mai stati visti al comune, ma percepivano in ogni caso l’indennità per aver lavorato quattro ore al giorno per venti ore alla settimana. Per loro uno stipendio di circa ottocento euro al mese senza il minimo sforzo. Una sorta di vitalizio che percepivano da tempo immemorabile, senza fatica alcuna. Altri, invece, lavoravano solo due giorni a settimana, due ore una volta, tre ore e mezza una seconda. Tutto sommato erano più onesti dei loro colleghi che non si erano mai fatti vedere dalle parti della casa comunale. Protagonisti di questa italica vicenda ventinove lavoratori socialmente utili del comune di San Marcellino che avrebbero dovuto fare da supporto alla macchina amministrativa del piccolo centro alle porte di Aversa.

A scoprire l’andazzo che andava avanti da diversi anni e che era praticamente sotto gli occhi di tutti, un’operazione congiunta dei carabinieri delle stazioni di Frignano e di Trentola Ducenta che, nella mattinata di venerdì, hanno praticamente chiuso in una morsa la casa comunale di San Marcellino, controllando le presenze. Un vero e proprio blitz antiassenteismo che ha portato alla sconcertante sorpresa. Se i dipendenti comunali ordinari sono risultati tutti presenti al loro posto di lavoro, gli altri, i lavoratori socialmente utili che avrebbero dovuto supportarli nei propri compiti, erano quasi tutti assenti. I carabinieri hanno portato via un bel po’ di registri di presenze che hanno studiato per tutto il pomeriggio di venerdì giungendo alla conclusione che erano ben ventinove i lavoratori socialmente utili che percepivano il sussidio senza svolgere, o svolgendo solo parzialmente, il lavoro che era stato loro assegnato.

I militari, coordinati dal comandante del reparto territoriale di Aversa, il tenente colonnello Francesco Marra e dal capitano Domenico Forte e dal tenente Giuseppe Fedele, hanno accertato che i ventinove lavoratori socialmente utili erano, almeno in teoria, impegnati in ogni settore della macchina amministrativa comunale, dal lavoro di segreteria a quello della manutenzione del verde. Insomma, considerate le dimensioni di un piccolo centro come San Marcellino, i ventinove lavoratori socialmente utili, sebbene con orario di lavoro settimanale ridotto di sole venti ore, avrebbero potuto assicurare un’efficienza quasi svizzera. Invece, il paese era né più né meno nel degrado, così come, in pratica, tutti i centri dell’agro aversano.

I carabinieri, nel corso del blitz, hanno ascoltato alcuni dei dipendenti comunali ordinari che hanno sottolineato come alcuni dei lavoratori socialmente utili, di fatto, non si erano addirittura mai visti in comune. L’attenzione dei militari si è, allora, incentrata sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare la presenza dei lavoratori sul proprio posto di lavoro. In questo senso i carabinieri aversani hanno chiamato in causa il direttore generale del comune di San Marcellino, la cui posizione è al vaglio dei magistrati della procura della repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il dirigente comunale avrebbe, comunque, evidenziato ai militari che il suo ruolo e i suoi compiti non presuppongono anche il controllo della veridicità dei registri di presenza degli impiegati, siano essi ordinari o lavoratori socialmente utili. Per i ventinove soggetti sorpresi in flagrante assenza, invece, i reati attualmente ipotizzati sono di truffa e interruzione di pubblico servizio.

Questi episodi, comunque, non possono e non devono cancellare l’importanza dell’opera svolta dai lavoratori socialmente utili in alcuni comuni, come, ad esempio, ad Aversa, dove su centodieci presenti, il comune sta provvedendo, man mano, alla regolarizzazione con assunzione a tempo indeterminato per rendere più efficace la macchina amministrativo-burocratica dell’ente.

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