Omicidio Sarah, Sabrina diceva: “Papà non lascerà tracce”

di Angela Oliva

 TARANTO. “Papà è troppo bravo, non lascia piste”, era questo quello che pensava Sabrina Misseri di suo padre Michele, il quale sarebbe stato bravissimo ad occultare il corpo di Sarah Scazzi senza lasciar trapelare nulla.

Ma poi qualcosa non va come dice lei. Dopo il ritrovamento del cellulare della 15enne uccisa, ad opera proprio di Michele Misseri, Sabrina non è più così certa che la verità non verrà a galla e si lascia sfuggire: “Speriamo che il cellulare risulti da 45 giorni là, sennò siamo tutti fregati”. Un quadro agghiacciante che Misseri ricostruisce davanti agli investigatori durante un interrogatorio nel carcere di Taranto dove è detenuto.

Lo zio di Sarah racconta anche che la figlia Sabrina si era molto arrabbiata quando lui aveva finto il ritrovamento del cellulare della ragazza uccisa e che la notte tra il 6 ed il 7 novembre, mentre lui si trovava nella caserma dei carabinieri di Manduria lei lo chiamava in continuazione e diceva: “Ma che hai combinato?”. Nell’interrogatorio dello scorso 5 novembre, Michele Misseri cita anche Mariangela Spagnoletti, considerata dagli inquirenti la super testimone per il delitto di Sarah Scazzi, quando ricostruisce il momento in cui Sabrina lo ha chiamato per condurlo con lei nel garage: “Però io nel garage l’ho trovata le cose giuste in garage l’ho trovata – afferma Michele – se poi è successo da un’altra parte non lo so, però io l’ho trovata in garage quando sono venuto se l’hanno trascinata in garage non lo so”. Il procuratore aggiunto Pietro Argentino chiede il perchè abbia usato il plurale e lui replica che pò darsi che c’era anche Mariangela in mezzo precisando però ha visto la ragazza in un secondo momento.

Intanto la mamma di Sarah, Concetta Serrano Spagnolo commenta così la decisione del giudice di trattenere in carcere Sabrina: “Non provo odio ma molta pena, da giorni non ho rapporti con l’altra famiglia. Se Sabrina ha ucciso – ha detto – certo che è colpevole. Non mi sento nè di giudicare nè di perdonare. Per perdonare ci vuole un percorso. Evidentemente hanno riconosciuto che ci sono i gravi indizi di colpevolezza. Se è così, è giusto che resti dentro”.

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