Mafia, sequestrati beni per 22 milioni alla cosca Madonia-Di Trapani

di Redazione

carabinieri PALERMO. I carabinieri del Ros hanno sequestrato beni per 22 milioni di euro alla cosca Madonia-Di Trapani del mandamento di Resuttana, a Palermo.

Si tratta di fabbricati,imprese e persino diun cavallo da corsa. I provvedimenti sono stati disposti dal Tribunale del capoluogo siciliano, su richiesta del Dipartimento di criminalità economica della procura.

La cosca dei Madonia-Di Trapaniè stata protagonista dell’ascesa dei corleonesi ai vertici di Cosa nostra, tanto che i suoi principali esponenti sono stati giudicati colpevoli degli omicidi di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dell’imprenditore Libero Grassi e di Antonio Cassarà, e del piccolo Giuseppe Di Matteo.

L’operazione “Rebus” è scattata a conclusione di un’indagine che, dopo aver portato all’arresto degli esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, compresi i figli del defunto capo mandamento Francesco Madonia, ha consentito ai militari di individuare e sottoporre al provvedimento aziende edili, attività commerciali, quote societarie, abitazioni, terreni, numerose auto e del cavallo. Tra i beni sottoposti a sequestro nei confronti di Michele Di Trapani il capitale sociale della “In.tra.l. industria trasformazione legno”, di Giuseppina Di Trapani “Giuseppina e c. s.n.c.”, con sede a Cinisi; immobili a Palermo in via Casalini, e a Cinisi in via Orlando; un terreno a Cinisi, in contrada Margi-Bonanno; a Vincenzo Sgadari sottratti il capitale sociale della Edilmigliaccio s.r.l. con sede a Palermo; le quote societarie della Pietro Sgadari s.a.s.con sede a Palermo; villino a Carini; villino a Palermo, in via Quasimodo e il cavallo “Irak”.

I provvedimenti di sequestro hanno interessato un vasto patrimonio nel capoluogo siciliano e nei comuni di Cinisi, Carini e Isola delle Femmine, colpendo beni riconducibili ai fratelli Madonia e Di Trapani, quelli dell’imprenditore Vincenzo Sgadari e di Massimiliano Lo Verde, già raggiunti dagli ordini d’arresto emessi il 5 dicembre 2008 e il 3 aprile 2009, per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e altri reati.

Le indagini avevano documentato il perdurante ruolo di vertice della famiglia Madonia nelle strategie di Cosa nostra e l’evoluzione della gestione del mandamento di Resuttana, in cui si erano avvicendati Giovanni Bonanno, Diego Di Trapani e Salvatore Genova, designati da Antonino Madonia, in accordo con Salvatore Lo Piccolo. Era stato accertato come prima Francesco Madonia, morto il 9 marzo 2007, e i figli Antonino, Giuseppe e Salvatore, nonché il cognato di quest’ultimo Nicolò Di Trapani, benché detenuti e sottoposti al regime del 41 bis, avessero continuato a dirigere il clan tramite i periodici colloqui con i congiunti e un fitto scambio di corrispondenza.

E’ stato inoltreevidenziato l’inserimento dell’imprenditore Sgadari nelle dinamiche della struttura mafiosa, sia per aver svolto il ruolo di intermediario nella soluzione di una controversia tra Bonanno e Francesco Di Pace, per la gestione della cassa comune della famiglia di Resuttana, sia per essere stato un tramite attraverso il quale gli ex latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, comunicavano le proprie direttive all’intera organizzazione criminale.

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