I finiani lasciano il governo. Napolitano convoca Fini e Schifani

di Redazione

Adolfo Urso ROMA.Come annunciato in mattinata dal coordinatore di Futuro e libertà Adolfo Urso la delegazione finiana ha rassegnato le proprie “dimissioni irrevocabili” dal governo Berlusconi.

Il viceministro, alle13 di lunedì, ha presentato le lettere con cui ha lasciato il suoincaricoinsieme al ministro Andrea Ronchi e ai sottosegretari Roberto Menia e Antonio Buonfiglio. I gruppi parlamentari di Fli, sottolineano in una nota i capigruppo di Senato e Camera Pasquale Viespoli e Italo Bocchino, evidenziano il “venir meno del rapporto fiduciario nei confronti del governo” ma assicurano il sostegno alla manovra. Un atto formale che avvia ufficialmente la crisi e che arriva all’indomani della presa di posizione di Berlusconi che ha aperto all’ipotesi di un ritorno alle urne, ma solo per la Camera, nel caso in cui a Montecitorio il governo non dovesse avere la maggioranza nel voto di fiducia.

NAPOLITANO CONVOCA FINI E SCHIFANI. Intanto, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato per il pomeriggio di martedì, i presidenti dei due rami del Parlamento, Gianfranco Fini e Renato Schifani, per un esame delle prossime scadenze dell’attività parlamentare, anche se il capo dello Stato chiederà sicuramente lumi sull’attuale crisi. Ciò ha provocato l’annullamento delle riunioni dei capigruppo previste per martedì mattina in cui si sarebbe dovuto decidere la calendarizzazione delle mozioni di sfiducia al governo, presentata da Pd e Idv alla Camera, e di quella di sostegno all’esecutivo presentata dal Pdl al Senato.

“UN NUOVO CENTRODESTRA”. Nel caso di un ritorno alle urne, ha spiegato Urso, i finiani puntano ad un’altra coalizione di centrodestra, aperta a Udc, Api ed Mpa. “Noi – ha spiegato Urso – vogliamo con queste dimissioni chiudere una pagina e proseguire la legislatura con un nuovo governo di centrodestra, ma nel caso che altri si dovessero assumere la responsabilità noi andremo al voto con un’altra coalizione di centrodestra, per voltare comunque pagina”, ha aggiunto il viceministro, spiegando di non avere ricevuto pressioni di nessun tipo in questi giorni. “La nostra preferenza è un nuovo governo di centrodestra – ha sottolineato Urso – e ove si andasse al voto per scelte altrui traumatiche, ci andremmo con un’altra coalizione di centrodestra con le forze che si richiamano ai valori del popolarismo europeo e quindi Fini, Casini, il movimento di Lombardo, l’Api di Rutelli e comunque le altre forze sociali e produttive del paese che vogliono, nel centrodestra, dal centrodestra, cambiare e rinnovare la politica, voltare pagina, fare davvero le riforme”.

IN ALTERNATIVA APERTURA AL PD. Per quanto riguarda poi l’apertura di Italo Bocchino ad un governo con la sinistra, Urso ha aggiunto: “In questo Parlamento, ove necessario, ove non si riescano a raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo, un’altra maggioranza per fare una riforma elettorale e consentire al paese di votare realizzando un sano, maturo, bipolarismo, ci sta. In questo caso ovviamente con chiunque ci stia, con tutti coloro che vogliono voltare pagina per consentire al paese di votare con un sistema che consenta agli italiani di scegliere davvero, in una sana alternza bipolare, tra un centrodestra moderno ed europeo e una sinistra che mi auguro sia altrettanto europea”.

PDL: “TRADIMENTO”. Nei confronti dei finiani sono assai critici il governo e il Pdl. “Con il ritiro della delegazione dal governo si sta consumando il tradimento” ha detto ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha parlato di “grave errore politico” di Fli.

LA RUSSA-ALEMANNO. Ma c’è anche chi tenta di ricucire lo strappo. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha confermato la validità dell’appello rivolto ai finiani a fermarsi nell’intendimento di abbandonare la loro partecipazione al governo, rinnovando loro l’invito a recuperare i valori autentici coi quali, insieme, decisero da giovani di scendere in politica. “Il mio appello è ancora valido – ha detto il ministro – anche se so che ci siamo spinti troppo in là. Dovrebbe prevalere anche oggi la cura per l’interesse verso l’Italia e gli italiani che ci spinsero anni fa a scendere in politica quando ancora avevamo i pantaloni corti”. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, spera che quella dei finiani”sia un’uscita temporanea e in ogni caso il governo deve andare avanti. Non si può e non si deve mollare il governo del Paese per una questione che ha il sapore di una vecchia questione partitocratica” ha affermato il primo cittadino della capitale, che si dice “convinto che il governo si presenterà alle Camere e là si deciderà “. In merito all’ipotesi di andare a votare solo per una Camera, il sindaco ha risposto che “è previsto dalla Costituzione anche se non si è mai fatto”.

FRANCESCHINI: “FINI NON ASSECONDI RICHIESTE DI BERLUSCONI”. Dicevamo che Berlusconi ha aperto all’ipotesi di un ritorno alle urne, ma solo per la Camera, in caso di sfiducia a Montecitorio. A tal proposito, il capogruppo del Partito democratico alla Camera, Dario Franceschini, ha chiesto al presidente della Camera Gianfranco Fini di “non assecondare le richieste contenute nella lettera del presidente del Consiglio”, inviata sabato scorso ai presidenti delle Camere per comunicare l’intenzione di chiedere la fiducia prima al Senato, poi a Montecitorio. Le richieste di Berlusconi, secondo Franceschini, sono “viziate sul piano della illegittimità costituzionale, nonché di una prassi consolidata e concorde”. Nella lettera, l’esponente del Pd sostiene inoltre la priorità della mozione di sfiducia al governo presentata dalle opposizioni e chiede a Fini di fissarne la discussione alla Camera “nella prima giornata utile consentita dal calendario parlamentare, successivamente all’approvazione della legge di stabilità da entrambe le Camere”.

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