Crollo Pompei, Bondi: “Non mi dimetto”. E il Pd annuncia sfiducia

di Redazione

Sandro BondiROMA. Dopo il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei, Il Pd vuole presentargli una mozione di sfiducia ma il ministro della Cultura, Sandro Bondi, si difende: “Non è colpa mia, non c’entrano nulla i tagli e quindi non credo di meritare le dimissioni”.

“Se avessi responsabilità per ciò che è accaduto – dice il ministro – sarebbe giusto chiedere le mie dimissioni, anzi le avrei date io. Se invece facciamo prevalere serietà, obiettività e misura, allora sarebbe giusto riconoscere che i problemi di Pompei come le situazioni in cui versa il patrimonio artistico si trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli definitivamente e a impostare una strategia efficace”. Per Bondi”è comodo addossare responsabiltà a me o al governo per i pochi investimenti. Dobbiamo avere tutti il senso della misura ed evitare strumentalizzazioni di carattere politico. Chiedere le mie dimissioni non sarebbe politicamente e moralmente giusto, non lo merito, sarebbe un segno di incattivimento della lotta politica in Italia. Se devo esplodere come una mina, come dice d’Urso, non è un problema che riguarda il patrimonio”.

Per il ministro la causa del crollo non è da ricercare nella mancanza di fondi. “Se lo dicessi – sottolinea Bondi – non sarei onesto. Pompei, a differenza di altre aree archeologiche, è una soprintendenza speciale e gli incassi non vanno all’erario, ma entrano tutti nelle casse della soprintendenza. Nel 2002 le giacenze di cassa a fine anno erano di 52 milioni, nel 2003 58 milioni, nel 2004 66 milioni e così via fino ai 25 milioni di euro del 2009”.

Il problema vero,per il ministro, è assicurare “una gestione capace di investire al meglio le risorse”. I soprintendenti, sottolinea, hanno fatto un lavoro straordinario: “Dobbiamo lasciare dunque a loro la tutela, che deve sempre rimanere allo Stato, mentre la gestione va assegnata a nuove figure gestionali. Per questo – annuncia – il Ministero sta predisponendo le linee guida per una fondazione per Pompei: sovrintendenti e manager dei beni culturali devono lavorare insieme”.

LA CASA DEL MORALISTA NON HA CEDUTO. Intanto,viene smentita la notizia, circolata nelle ultime ore, di un altro crollo a Pompei, quello della Casa del Moralista.Il sopralluogo condotto dai tecnici della Soprintendenza alla presenza dei carabinieri, effettuato a seguito di una telefonata anonima, ha dimostrato la totale inconsistenza e falsità dell’episodio, dal momento che non si è rilevato alcun danno né tantomeno il crollo denunciato.

IL PD: “DIMISSIONI”. “Rassegni le dimissioni. Se questo non avverrà, e sarebbe strano, dovremo prendere iniziative conseguenti per portare in aula la sfiducia o le dimissioni”. Lo ha spiegato il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, al termine dell’informativa di Bondi alla Camerasul crollo di Pompei. “Il dibattito ha mostrato in modo incontestabile che quattro gruppi, la maggioranza numerica dell’aula, hanno chiesto le dimissioni del ministro. – ha spiegato Franceschini – Siamo in un sistema parlamentare, dove il governo e i ministri restano se hanno la maggioranza parlamentare. Credo che il ministro debba prendere atto che la maggioranza dell’aula gli ha chiesto un gesto di responsabilità, quindi rassegni le dimissioni”, ha concluso l’esponente del Pd.

FLI: “NO DIMISSIONI MA ATTO DI CORAGGIO”.“Al ministro Bondi non chiediamo le dimissioni ma un atto di coraggio: si assuma le sue pesantissime responsabilità politiche”, ha detto nell’Aula della Camera Fabio Granata (Fli). Nel suo intervento, Granata ha sottolineato che “tutela dei beni culturali non significa statica custodia ma dinamica prevenzione. Si è passati da una fase in cui prevaleva la sapienza priva di managerialità alla managerialità priva di sapienza e conoscenza”.

VELTRONI:”POMPEI METAFORA DELLO SFARINAMENTO DELL’ITALIA”.“Il crollo di Pompei racconta come una metafora lo sfarinamento del nostro Paese: crolla Pompei e nel frattempo si immagina di fare una gara di Formula 1 nel centro di Roma”. Così Walter Veltroni (Pd) interviene nel dibattito in Aula. Poi, l’exsindaco di Romaha invitato Bondi a fare “un atto di responsabilità non per quel crollo ma per lo stato della cultura italiana che ha visto diminuire drasticamente i suoi fondi. Per questo chiediamo le dimissioni del ministro. Altro che staccare la spina: la luce è già spenta, e c’è buio fitto. Facciamo qualcosa perché il Paese possa uscire da questo tunnel”. Veltroni ha quindi ricordato che “quando si fece la manovra per entrare nell’Euro, i fondi per la cultura vennero raddoppiati dal governo Ciampi: perché spendere per la cultura è in investimento e produce ricchezza nel territori”.

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