Cgil in piazza, Camusso: “Berlusconi la smetta di fare la vittima”

di Redazione

Susanna CamussoROMA.“Il futuro è dei giovani e del lavoro. Non è solo il titolo della manifestazione, ma il nostro impegno affinchè ognuno di noi possa stare meglio. Il paese vero ha bisogno di risposte, cerca di contrastare la crisi e difendere i diritti”.

Così ha iniziato il suo discorso la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, alla manifestazione nazionale del suo sindacato. Un discorso terminato con “È il Paese per cui abbiamo scioperato e continueremo a scioperare. Viva il lavoro, viva il futuro, viva la Cgil”. Subito dopo Camusso che si è unita ai Modena City Ramblers nel cantare Bella ciao.

Camusso ha esordito attaccando il ddl lavoro. “Il collegato al lavoro è una legge crudele ingiusta. Ognuno di noi, da oggi deve dire che ci sono 60 giorni – anzi 57 – per impugnare il contratto. Vogliamo dire a tutti i precari che sappiamo che è una scelta difficile: la conferma di un lavoro, seppure precario, e la volontà di chiedere giustizia. Il Parlamento ha fatto male ad approvare questa legge, qualunque legge che costringe qualcuno a decidere da solo del proprio destino limita i diritti”. Camusso dal palco si è riferita senza nominarlo a Tremonti. “Forse con i libri non si mangia, ma nutrire la mente non è meno importante di nutrire il corpo: noi nelle caverne non ci vogliamo tornare”. Chiama direttamente in causa invece la Gelmini: “Costruire un debito sul futuro dei ragazzi è quello che il ministro dell’Istruzione sta facendo ogni giorno. Aver tolto ‘pubblica’ dal nome del suo ministero, non l’autorizza a finanziare la scuola privata. E’ lei che sta con i baroni, non gli studenti, dato che aumenta i contratti a termine nell’università. Gelmini non faccia appelli su YouTube, vada in Parlamento, ritiri il disegno di legge e apra un tavolo di confronto per una riforma condivisa”. Forte richiamo al tema della legalità. “Combattere l’evasione per abbassare le tasse. Legalità è un punto per ripartire”.

Sulla Fiat: “Abbiamo la sensazione che progressivamente la testa dell’azienda stia andando negli Stati Uniti. E’ importante che a Mirafiori ci saranno produzioni, ma ora vogliamo conoscere le produzioni in tutti gli stabilimenti, dove si farà la ricerca e dove innovazione”. Sui contratti: “Continueremo a dire no alle deroghe, il contratto nazionale è un diritto universale per ogni lavoratore. Il problema non è ridurre i contratti, ma far sì che guardino a tutti. A Federmeccanica e Confindustria diciamo: le deroghe sono un danno anche alle imprese. Gli appalti a ribasso e le deroghe sono la stessa cosa, ovvero concorrenza sleale e nessuna possibilità di sviluppo”. Sul governo: “Questo Paese non merita questa classe politica, questo degrado, questa esibizione di machismo e virilità, questo governo dei potenti”.

Il neosegretario aveva già parlato prima della partenza del corteo. “Il presidente del Consiglio deve sapere che non si può tenere sotto allarme il Paese. Se ha delle cose concrete le dica. Se no smetta di far finta di essere la vittima del mondo”. Era arrivata molto presto Camusso a piazza della Repubblica, punto di partenza di uno dei due cortei della Cgil che convergeranno su San Giovanni. E il neosegretario generale della Cgil non si è tirata indietro. “Il paese non ha futuro senza una politica sul lavoro. Ma le politiche del governo mi sembrano più dettate a lanciare allarmi che non a fare cose concrete. Se la Cgil non avrà risposte dal governo, si arriverà anche allo sciopero generale”. In quanto alla presenza in piazza di molti politici e di studenti che in questi giorni protestano contro il decreto Gelmini, ha aggiunto: “Questa è una manifestazione sindacale e non politica. Chi ritiene giusto partecipare è ben accolto”.

“I numeri ci dicevano che sarebbe stata una grande manifestazione eccola qui”, ha detto Camusso, al suo debutto pubblico come segretario generale della Cgil. Già nei giorni precedenti aveva detto di aspettarsi una grande partecipazione, anticipando che il sindacato non fornirà cifre sui partecipanti, per evitare la solita guerra sui dati. Una scelta fatta anche poco più di un mese fa, il 16 ottobre, quando a scendere in Piazza San Giovanni furono i metalmeccanici della Fiom. Al momento, gli unici numeri a disposizione sono quelli relativi ai pullman ed ai treni speciali provenienti da tutta Italia: si tratta rispettivamente di oltre 2.100 pullman per circa 110-120 mila persone e 13 treni speciali, che hanno raggiunto la Capitale.

Due i cortei: uno partito alle 9.30 da piazza della Repubblica (percorso: viale Einaudi, piazza dei Cinquecento, via Cavour, piazza Esquilino, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, piazza Vittorio, via Emanuele Filiberto); l’altro da piazzale dei Partigiani (via Cave Ardeatine, piazzale Ostiense, piazza di Porta San Paolo, viale Aventino, piazza di Porta Capena, via di San Gregorio, via Celio Vibenna, via Labicana e via Merulana), è partito mezz’ora prima dell’orario previsto, visto il grande afflusso di gente. I due cortei hanno iniziato a riempire la piazza intorno alle 11, mentre a piazza della Repubblica ancora dei manifestanti attendevano di poter partire. Sul palco i comizi si sono alternati ai concerti di Casa del vento, Modena City Ramblers e di Eugenio Bennato.

Per il mondo politico, numerose le delegazioni presenti. A partire da Pierluigi Bersani e Rosy Bindi per il Pd; Angelo Bonelli con i Verdi; Italia dei Valori; Rifondazione; Sinistra e Libertà. In piazza San Giovanni stretta di mano tra Bersani (“Nel Paese c’è una sfiducia e a volte una rabbia che non vanno bene. A queste bisogna rispondere con speranza e fiducia. Però effettivamente la situazione può dar luogo a tensioni anche pericolose”) e Nichi Vendola (“L’Italia migliore è in piazza e sui tetti, quella peggiore, quella del governo, è barricata nel palazzo, perchè teme di essere cacciata”). Rosy Bindi ha commentato: “Una gran bella piazza, non mi sembra ci sia aria di complotto”. Trai i manifestanti anche Antonio Di Pietro, Paolo Ferreo, Oliviero Diliberto. Applausi dal palco anche a Guglielmo Epifanmi, ex segretario Cgil, e Maurizio Landini, segretario Fiom.

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