Sterco e urina di bufale nei campi: denunciati due fratelli allevatori

di Nicola Rosselli

 VILLA DI BRIANO. Degrado, degrado e ancora degrado. L’agro aversano, a dispetto delle polemiche a livello nazionale e dell’emergenza rifiuti, continua ad essere in balia di gente senza scrupoli che per profitto inquinano senza freno.

Ora è stata la volta di feci e urina di bufale utilizzati per irrigare i campi per smaltire liquami particolari e risparmiare sulle vasche di decantazione prescritte dalla normativa vigente. Gestione illegale di rifiuti in fase di smaltimento e stoccaggio per i titolari di un’azienda zootecnica. Questa l’accusa per la quale i carabinieri della stazione di Frignano, in collaborazione con i colleghi del reparto territoriale di Aversa, coordinati dal tenente colonnello Francesco Marra e dal capitano Domenico Forte, e con l’ausilio del nucleo operativo ecologico dell’Arma di Caserta, hanno denunziato i due titolari di un’azienda zootecnica, che si occupa dell’allevamento di bufale. I militari, nel corso di alcuni sopralluoghi nell’agro aversano, disposti proprio per verificare irregolarità nel settore dello smaltimento dei rifiuti, hanno effettuato controlli presso un’azienda zootecnica che si occupa soprattutto di allevare capi bufalini da utilizzare nella fornitura di latte destinato ai caseifici della zona aversana impegnati nella produzione di mozzarella e prodotti caseari.

A Villa di Briano, in aperta campagna, in località “La Tagliola”, i carabinieri hanno rinvenuto una sorta di pompa idrovora che riusciva ad immettere liquami derivanti dallo scarto delle lavorazioni dell’allevamento bufalino in una serie di fondi. Materiale in teoria biodegradabile, ma che necessita di uno smaltimento differenziato proprio per la sua natura particolare e, soprattutto, non utilizzabile certamente per irrigare o concimare i campi. Secondo i militari, la cui attenzione è stata richiamata da una segnalazione di un proprietario di un fondo agricolo attiguo a quello interessato che aveva notato la presenza di questi liquami nei propri campi, l’impianto così come ideato era in grado di far giungere i liquami, composti da sterco e urina di bufale, fino ad una quindicina di chilometri. Uno stratagemma trovato dai due fratelli, di 40 e 50 anni, titolari dell’azienda, che sono stati denunziati, per risparmiare sui tempi di smaltimento, prescrivendo la normativa che regola il settore una decantazione di sei mesi, e sulla realizzazione di altre vasche di decantazione essendo quelle presenti nell’impianto bufalino insufficienti rispetto al numero di capi di bestiame presenti.

Per la cronaca, non è la prima volta che le aziende bufaline dell’agro aversano non sono in regola con lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalle lavorazioni precipue dell’allevamento di bufale. E’ appena dell’estate scorsa, infatti, la scoperta nei Regi Lagni di numerose carcasse di bufalotti. Si trattava di carcasse di esemplari maschi che vengono abbandonati dagli allevatori che non trovano convenienti allevarli, non producendo questi ultimi il latte, prodotto che porta ricavo attraverso la fornitura ai caseifici della zona.

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