Omicidio Lubrano, arrestati cinque affiliati al clan Schiavone

di Redazione

Raffaele LubranoCASERTA. Nella mattinata di giovedì, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque affiliati al clan dei casalesi – fazione Schiavone, quella che fa riferimento al capo storico Francesco Schiavone alias “Sandokan”.

Sono ritenuti responsabili di omicidio, porto e detenzione illegale armi da fuoco, aggravati dalla finalità di aver agevolato le attività del sodalizio criminale di appartenenza. Il provvedimento restrittivo, emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Dda (pm Giovanni Conzo e Liana Esposito), costituisce l’epilogo di un’indagine attraverso cui è stato possibile acquisire gravi ed inconfutabili elementi di colpevolezza a carico degli indagati in relazione all’omicidio di Raffaele Lubrano, nato nel 1959, commesso la sera del 14 novembre 2002 a Pignataro Maggiore (Caserta).

Duplice la motivazione alla base dell’omicidio: la prima legata alla necessità da parte del gruppo Schiavone di riaffermare la propria supremazia nel territorio di Pignataro Maggiore e zone limitrofe con l’eliminazione del figlio del capo di un concorrente gruppo criminale autoctono (clan Lubrano-Ligato) che aveva cercato di ritagliarsi autonomi spazi nella citata area nella gestione delle attività estorsive; la seconda quella di vendicare l’uccisione di un parente di un elemento di vertice del clan dei casalesi, Enrico Martinelli, il cui fratello Emilio fu vittima di un agguato ordito dai Lubrano a metà degli anni ‘80.

Raffaele Lubrano era figlio del capoclan Vincenzo e risultava anche imparentato con la famiglia Nuvoletta di Marano di Napoli (legata ai Corleonesi di Totò Riina) in quanto aveva sposato la figlia di Lorenzo Nuvoletta, capo storico dell’omonimo clan. Particolarmente efferate furono le modalità dell’omicidio, commesso con pistole e fucili mitragliatori, al termine di un lungo inseguimento per le vie del centro cittadino. Nonostante l’autovettura guidata da Lubrano fosse stata attinta da colpi d’arma, l’uomo aveva tentato la fuga invertendo il senso di marcia, dopodiché era sceso dal mezzo per fuggire a piedi ma venne raggiunto dai killer.

I destinatari della misura (già detenuti) facevano tutti parte del “gruppo di fuoco” della famiglia Schiavone ed alcuni di essi rivestivano funzioni decisionali: Nicola Panaro, 42 anni, inserito nell’elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità, Vincenzo Schiavone, 32 anni, Franco Bianco, 37 anni, Mario Mauro, 35 anni, e Massimo Vitolo, 39 anni. Notificati anche gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altri tre affiliati indagati.

da Tv Luna

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