Napoli soffocata dai rifiuti, non c’è dove sversare. Ipotesi Spagna

di Redazione

 NAPOLI. Si è arrivati ad oltre 3mila tonnellate di spazzatura in strada. La città di Napoli, insieme a diversi centri dell’hinterland, è completamente al collasso.

Dopo la chiusura di “Taverna del Re” a Giugliano e degli Stir di Giugliano e Caivano per saturazione, e quella della Cava Sari disposta dal sindaco di Terzigno, l’unico sito dove poter depositare i rifiuti è quello di Chiaiano, che però può accogliere soltanto 600 tonnellate al giorno. Tra l’altro, oltre ai rifiuti in strada, ci sono ancora da scaricare 115 automezzi già sovraccarichi di 1400 tonnellate.

Anche l’ipotesi di inviare i rifiuti all’estero resta difficile.Fino a marzo c’era la possibilità di inviare l’Emilia Romagna circa 400 tonnellate al giorno ma l’ipotesi è tramontata per le proteste in quella regione. Si parla, ora, dell’invio in Spagna ma la burocrazia potrebbe far perdere un mese.

Intanto, il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, ha annunciato ricorso al Tar contro l’ordinanza varata dal sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, con cui ha disposto la chiusura della cava Sari dopo il risultato delle analisi sulla falda acquifera del sito vesuviano. Un provvedimento che sia Cesaro che il presidente della Regione Stefano Caldoro ritengono immotivato e inopportuno. Allo stesso tempo, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, invita il governatore Caldoro a emanare un nuovo provvedimento di deroga alla legge per consentire gli sversamenti nelle discariche delle altre province campane. Ma per Caldoro “non ci sono le condizioni”.

All’emergenza, poi, si aggiunge un’altra emergenza: il comune di Napoli non ha saldato un debito di 10 milioni con Enerambiente e la società non ha i soldi per pagare gli stipendi. I netturbini sono quindi pronti a fermarsi. Senza dimenticare che i cittadini iniziano a protestare con forza, come già accaduto in via Marina.

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