Palazzo Melzi, Rauso lancia l’allarme

di Redazione

Gaetano RausoSANTA MARIA CV. In merito alle numerose voci circolanti sul contenzioso in atto tra la Curia ed il Comune di Santa Maria Capua Vetere riguardo il Palazzo Melzi, attualmente detenuto dall’Università in concessione novanta novennale, interviene il consigliere comunale Gaetano Rauso.

“Il Palazzo Melzi – spiega – è, in effetti, di proprietà della Curia di Capua, ma da più di due secoli è stato gestito ed utilizzato dal Comune di Santa Maria Capua Vetere in virtù di un contratto enfiteutico. Al di là delle ricorrenti distorsioni dei soliti disinformatori di mestiere, mi sembra di aver capito che è in essere un giudizio civile nel quale la Curia di Capua rivendicherebbe il pagamento, con l’aggiunta degli interessi e della rivalutazione monetaria, dei canoni enfiteutici arretrati non corrisposti dall’Ente Comunale e il loro aggiornamento. Se la memoria non mi inganna il canone enfiteutico era previsto in ducati e veniva corrisposto in Lire nell’ordine di poche decine di migliaia di lire. Un eventuale aggiornamento porterebbe l’Ente a dover corrispondere una somma in euro annuale, probabilmente, di un importo che si dovrebbe aggirare sui 15mila euro circa, ma non la cifra spropositata che rivendicherebbe la Curia”.

Per Rauso è necessario, quindi, “promuovere, insieme all’intero Civico Consesso, un’iniziativa al fine di fare chiarezza sulla vicenda. Inoltre, ritengo utile che il Comune di Santa Maria avvii, nel più breve tempo possibile, un’azione di affrancazione del bene, così come previsto dal codice civile,azione, peraltro, già iniziata negli anni in cui ero dipendente del comune di Santa Maria Capua Vetere. Tra i diritti essenziali che spettano all’enfiteuta e, quindi, al nostro Comune nel caso specifico, voglio sommessamente ricordare che vi è il diritto all’affrancazione dell’enfiteusi. Con l’affrancazione, l’enfiteuta, pagando una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo e pari, a mente dell’articolo 10 della Legge numero 1138 del 18 dicembre 1970, a 15 volte l’ammontare del canone stesso, diventa definitivamente proprietario del fondo enfiteutico. La necessità di azionare tale diritto sembra ancora più pressante dinanzi alle notizie, sicuramente infondate, ma comunque allarmanti di una possibile eventuale perdita da parte del Comune della disponibilità del palazzo Melzi in favore della piena disponibilità della Curia. Si rammenta che il diritto all’affrancazione dell’enfiteusi prevale sul diritto alla devoluzione del fondo, sul diritto, cioè, del proprietario del fondo di chiederne la restituzione sempre che l’enfiteuta non apporti i dovuti miglioramenti al fondo enfiteutico, ovvero ometta di pagare annualità di canone”.

“Ritengo, quindi, – conclude Rauso – evidente la necessità che il Consiglio spinga il sindaco a muoversi in tale direzione ed a promuovere l’azione giudiziale dell’affrancamento, al fine di evitare la perdita definitiva dello storico palazzo che ha nel tempo ospitato l’ospedale, il Tribunale, il Comune ed infine l’Università di Giurisprudenza, e contemporaneamente l’esponenziale esborso di somme rilevanti che dovranno essere versati alla Curia per la negligenza dell’Ente”.

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