Sventato agguato al direttore di Libero Maurizio Belpietro

di Redazione

Maurizio BelpietroMILANO. Un uomo armato di una pistola è stato sorpreso nella tarda serata di giovedì dal capo della scorta di Maurizio Belpietro, direttore di “Libero”, che aveva appena accompagnato il giornalista all’uscio di casa, in un condominio nel centro di Milano, in via Monti di Pietà.

Sorpreso sulle scale, l’uomo, alto circa un metro e 80, sui 40 anni, con una casacca della Guardia di Finanza, ha puntato l’arma verso l’agente, che è riuscito a ripararsi dietro una colonna del pianerottolo e ha sparato prima due colpi a scopo intimidatorio, poi un terzo. L’uomo, corpulento ma molto agile, è riuscito a fuggire scendendo all’impazzata tutti i piani delle scale e, pur inseguito dal poliziotto armato di pistola, è riuscito a fuggire anche grazie al fatto che il condomimio ha diverse uscite. Sul posto non sono state trovate tracce di sangue. Sulla vicenda indagano la digos e la squadra mobile della questure di Milano.

“Non so che dire, la sensazione è che quella persona stesse aspettando il mio ritorno a casa. – dice Belpietro, sotto scorta da otto anni – E se il mio caposcorta avesse preso l’ascensore per scendere, e non le scale, non so come sarebbe andata. Il mio caposcorta mi aveva accompagnato all’uscio di casa come al solito. Ci siamo salutati, ma lui poi mi ha spiegato che, invece di prendere l’ascensore, ha preferito scendere le scale per fumarsi una sigaretta. Sulla rampa tra il quinto e il quarto piano, pochi gradini sotto il mio pianerottolo, si è imbattuto in questa persona che pare indossasse una camicia simile a quella usata dai militari della Guardia di finanza, ma su pantaloni di una tuta. Questo signore, senza pronunciare una parola, ha puntato l’arma sul poliziotto, ma il grilletto si è inceppato. Il mio caposcorta ha fatto fuoco e lo sconosciuto è scappato. Io ero già entrato in casa, ma non avevo ancora chiuso la porta. Appena ho sentito uno sparo, seguito da altri due ho

subito capito che stava accadendo qualcosa di grave. Mi sono girato di scatto e ho visto il poliziotto prima ripararsi dietro a un angolo e poi partire all’inseguimento di quel malvivente. Certo che se avessero bussato alla mia porta, poco dopo che mi avevano accompagnato, avrei aperto e non so come sarebbe andata a finire. Non chiudo mai la porta a chiave ma solo con lo scatto della serratura. E se avesse suonato, vedendo la casacca della Guardia di Finanza dallo spioncino, avrei aperto senza nulla sospettare”.

“Il clima conta. Basta navigare su certi siti per trovare minacce di morte. Tutto questo mi mette inquietudine, non capisco quale reato ho commesso per meritare addirittura una condanna a morte”, ha poi detto Belpietro a “Mattino 5”. “Provo un senso – dice il giornalista – di grande ingiustizia. Questo non è un Paese normale: perché da noi non si possono sostenere opinioni senza pagare con paura e minacce? Evidentemente sostenere idee contro la vulgata corrente si paga, anche con la limitazione della libertà: la scorta è una limitazione della libertà”.

Così come, “non può essere un caso”, fa notare, se i direttori sotto scorta come lui sono Vittorio Feltri ed Emilio Fede: “Siamo tutti dell’area moderata”. Belpietro ricostruisce ancora una volta quanto accaduto nella tarda serata di ieri e sottolinea come all’aggressione abbia potuto sottrarsi solo per la decisione casuale, all’ultimo momento, da parte del suo caposcorta, di usare le scale della sua abitazione e non l’ascensore, come abitualmente fa.

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