P3, il giudice Marra si dimette dalla magistratura

di Redazione

Alfonso MarraMILANO. Il presidente della Corte d’Appello di Milano, Alfonso Marra, si è dimesso dalla magistratura. E’ quanto si è appreso al Csm.

Il magistrato coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P3 era stato convocato per oggi a palazzo dei Marescialli per rispondere delle contestazioni che gli vengono mosse. “Non sono mai venuto meno ai miei doveri”, scrive il giudice nella lettera con cui ha rassegnato le dimissioni. La missiva è stata consegnata al Csm dal collega Pier Camillo Davigo, che difendeva Marra nella procedura di trasferimento d’ufficio. Marra rivendica di aver esercitato il suo ruolo di magistrato sempre con “disciplina e onore” ed esprime “sgomento” per la situazione in cui si è venuto a trovare.

“E’ un gesto di responsabilità”, ha detto sulle dimissioni Manuela Massenz, presidente dell’Anm di Milano. Venti giorni fa 200 magistrati in una riunione indetta dall’Anm locale e alla quale erano presenti i vertici nazionali del sindacato delle toghe, avevano chiesto a Marra di “fare un passo indietro” e di lasciare la poltrona che occupa dal 3 febbraio scorso. La procedura di trasferimento d’ufficio – che Marra contesta sostenendo sia fuori dai casi previsti dalla legge – era stata avviata dopo che il suo nome era comparso nelle carte della Procura di Roma. Ad agosto il presidente della Corte d’Appello di Milano era stato sentito dai pm come testimone.

In


diverse intercettazioni del giudice tributario Pasquale Lombardi, Marra s’informava sui sostegni in grado di convincere gli “indecisi” nel Csm a preferirlo a un altro magistrato proprio nella corsa per la presidenza della Corte d’Appello di Milano. E dalla P3 – secondo l’accusa – sarebbero poi venute le pressioni 3 per far riammettere la lista di Roberto Formigoni che era stata inizialmente esclusa dalle elezioni regionali.

“Temo che nella situazione creatasi la mia permanenza alla presidenza della Corte d’Appello di Milano possa incidere sul buon andamento dell’amministrazione giudiziaria e sull’attività degli organi di autogoverno”, continua la lettera con cui Marra comunica al Csm di aver chiesto “il collocamento a riposo per anzianità con decorrenza immediata”. “Mi sgomenta che colleghi con i quali ho condiviso anni di impegno e ai quali sono legato da reciproca conoscenza – prosegue – possano avere di me l’immagine di una persona disposta a sacrificare la propria libertà e indipendenza per ottenere e mantenere una carica. Preferisco farmi da parte e riservare loro quel ricordo di affetto e colleganza che più di ogni cosa oggi mi costerebbe rinnegare”. Nella lettera comunque Marra si dice sicuro che “il tempo ristabilirà la verità”.

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