Attentato a Borsellino, Spatuzza riconosce agente dei servizi segreti

di Redazione

Gaspare Spatuzza PALERMO. Il pentito di mafia Gaspare Spatuzza ha riconosciuto nel funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci, seppur con un certo grado di incertezza, come “il soggetto estraneo a Cosa Nostra” visto nel garage mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata nell’attentato al giudice Paolo Borsellino.

A Spatuzza sono state mostrate più persone, simili di aspetto, dietro a un vetro, tra cui il funzionario dei Servizi. Non avrebbe avuto esitazioni nell’indicare Narracci, in precedenza già riconosciuto in foto, come la persona vicina a Cosa Nostra di cui aveva parlato nei mesi scorsi. Tuttavia non è chiaro a che livello sia avvenuto il riconoscimento.

Le agenzie di stampa riportano versioni differenti. Secondo l’Ansa, tra Narracci e l’uomo visto mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata per uccidere Borsellino ci sarebbe una somiglianza. Spatuzza, però, non è stato in grado di andare oltre e dare risposte certe. Secondo l’Adnkronos, avrebbe espresso dubbi sul fatto che fosse la stessa persona presente nel garage mentre la Fiat veniva imbottita di tritolo: a confermarlo all’Adnkronos è stato il procuratore capo di Caltanisetta Sergio Lari secondo cui le notizie circolate in serata sul presunto riconoscimento di Narracci come l’uomo vicino all’autobomba “non sono esatte”. Il magistrato non ha però voluto aggiungere altro per non violare il segreto istruttorio.

Anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, ha riconosciuto nel funzionario dell’Aisi “l’uomo che in un’occasione incontrò il padre nella sua abitazione”. Tra Ciancimino e l’agente c’è stato un confronto: lo 007 ha però negato di avere mai visto Ciancimino e suo padre.

Narracci, ex funzionario del Sisde tuttora in servizio all’Agenzia per la sicurezza interna (Aisi), è già indagato dalla procura di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sulla strage del ’92 in via D’Amelio a Palermo in cui vennero fatti saltare in aria con un’auto-bomba il procuratore aggiunto Borsellino e cinque poliziotti di scorta. Il funzionario, dopo la notizia del suo coinvolgimento nell’inchiesta, è stato allontanato dal suo precedente incarico e destinato ad altri compiti all’interno dell’Aisi. Di lui si sarebbe parlato anche in una delle ultime sedute del Copasir, il 13 ottobre, nel corso dell’audizione del direttore dell’Aisi, Giorgio Piccirillo. In quell’occasione sembra che alcuni componenti del Comitato per la sicurezza della Repubblica avrebbero chiesto la rimozione del funzionario dai Servizi e in particolare dall’Aisi. Una rimozione già sollecitata precedentemente, quando a inizio luglio il comitato affrontò il caso di fronte al direttore del Dis, Gianni De Gennaro.

“Da anni sostengo che mio fratello è stato ucciso perché si è messo di traverso alla trattativa tra la mafia e lo Stato. Forse siamo a un passo dalla verità”. Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. “Speriamo che nessuno intralci quei magistrati eccezionali che stanno stanno togliendo il velo per arrivare alla verità: Antonino Ingroia, Nino Di Matteo e Sergio Lari“. Borsellino, in qualità di responsabile del movimento delle Agende Rosse, annuncia di aver organizzato per il 20 novembre una manifestazione in quattro città (Palermo, Roma, Firenze e Milano) “per sostenere proprio questi magistrati”. “Ho grande paura che possa succedere qualcosa. – avverte il fratello di Paolo Borsellino – Il pericolo può arrivare da quelle stesse persone che hanno messo le bombe in via D’Amelio, e non mi riferisco ai mafiosi. Tutto è legato a quell’infame trattativa tra Stato e mafia”.

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