Alfano: “Sul Lodo reiterabilita’ non vitale”. Fini: “Rischio crisi su giustizia”

di Redazione

Angelino AlfanoROMA. Il nodo della reiterabilità nel Lodo Alfano “non mi pare questione su cui vive o muore questo progetto di legge”.

Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, rispondendo a una domanda sulle polemiche nate dalla riproposizione del provvedimento martedì in commissione Affari Costituzionali del Senato. Quello della reiterabilità dello scudo, ha chiarito il Guardasigilli, “è un tema che affronteremo con serenità trovando tutti insieme un assetto più equilibrato per assicurare al Paese una legge che serve al buon funzionamento delle istituzioni”. Martedì la commissione Affari costituzionali del Senato, ha detto inoltre il ministro, “si riunirà e valuterà la tutela della serenità dello svolgimento della funzione delle alte cariche dello Stato. È un’esigenza già riconosciuta dalla Corte costituzionale, troveremo l’assetto più equilibrato per avere un ampio margine di condivisione in parlamento”.

Le parole del Guardasigilli potrebbe consentire di superare la fase di stallo che proprio il nodo della reiterabilità dello “scudo” per le alte cariche dello Stato ha creato in commissione. I senatori favorevoli e quelli contrari sono in parità: 13 a 13. Aghi della bilancia, ancora una volta, i senatori di Fli, Maurizio Saia, e dell’Mpa, Franco Pistorio. I parlamentari del centrodestra sono in tutto 13: 11 del Pdl più 2 della Lega. Per l’opposizione, invece, si contano 9 esponenti del Pd, uno dell’Idv e uno dell’Udc-Minoranze linguistiche. Se a questi ultimi, si aggiungessero anche Saia e Pistorio, la parità sarebbe raggiunta, perché si troverebbero 13 contro 13. Ma, al Senato, il verdetto di parità significa voto contrario.

In queste condizioni, sarebbe difficile far passare gli emendamenti sulla reiterabilità. Ma sarebbe ancora più difficile, almeno a giudicare da quanto ribadito sabato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini (“No a reiterabilità, sarebbe una legge ad personam”), far passare l’intero provvedimento senza che vi sia stata introdotta la norma che vieta al presidente del Consiglio e al capo dello Stato di avvalersi dello “scudo giudiziario” per più di una volta. Così, si spiega anche nel Pdl, è molto probabile che il termine per la presentazione degli emendamenti non si riapra in commissione, come ipotizzato già anche dal capogruppo Maurizio Gasparri (“Di fronte a un evento eccezionale come la lettera del presidente della Repubblica le questioni procedurali diventano secondarie”), ma che si vada direttamente in Aula dove il centrodestra può contare su numeri più ampi (161 Pdl e Lega contro i 148 di Pd-Idv-Udc e Fli senza contare i 12 del Misto).


REFERENDUM. Martedì si continueranno a votare le proposte di modifica, alla luce a questo punto delle ultime dichiarazioni del ministro Alfano. Il Pdl ha convocato per il giorno dopo una riunione di vertice per decidere il da farsi. Strategia parlamentare a parte, la polemica politica non si placa. Il segretario Pd Pierluigi Bersani ha ribadito che il referendum confermativo “spazzerà via” il provvedimento. “Questo lo diranno i cittadini, non Bersani” è stata la replica di Alfano. Il leader Udc Pier Ferdinando Casini, dal canto suo, ha lanciato un avvertimento: il “macigno della reiterabilità” va rimosso. Sul fronte dei finiani, Maurizio Saia ha annunciato emendamenti per impedire che il beneficio venga concesso più volte. Il fatto, è intervenuto Carmelo Briguglio, è che Fli non può più fare “il donatore di sangue” a favore di Berlusconi, pena “entrare in contraddizione” col proprio progetto politico.

FINI. Il Lodo Alfano non diventerà un pretesto per aprire una crisi di governo ma di certo, è la convinzione di Gianfranco Fini, su alcune questioni che riguardano la giustizia “la possibilità che ne scaturisca una crisi di governo c’è”.Il presidente della Camera e leader di Fli ha affrontato il tema assai spinoso della riforma della giustizia durante un’intervista all’emittente televisiva Antennatre Nordest (che ne ha anticipato alcuni passaggi). “Noi non crediamo che si possa o si debba riformare la giustizia punendo la magistratura – ha sottolineato Fini nell’intervista che andrà in onda martedì mattina -. La magistratura non deve essere sottoposta, uso questa espressione, ad altri poteri e quindi nemmeno a quello esecutivo. Questo è un rischio concreto. Mi auguro non si concretizzi”.

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