Cecenia, kamikaze e spari in parlamento: uccisi i ribelli

di Redazione

 GROZNY.Un gruppo di ribelli islamici ha ucciso almeno quattro persone nel corso di un attacco suicida contro il parlamento della Cecenia, in un episodio che indica come la Russa non sia riuscita a bloccare l’insurrezione nelle sue regioni meridionali.

Tre ribelli sono penetrati nel complesso che ospita l’assemblea a Grozny, capitale della Cecenia, alle 8.45 ora locale, mentre arrivavano i deputati, e hanno scatenato l’attacco, durato fino a che forze governative non sono riuscite a prendere il controllo dell’edificio.

Uno dei ribelli si è fatto esplodere, gli altri due hanno sparato all’impazzata mentre gridavano “Allah Akbar”, Dio è grande, ha riferito una fonte che ha parlato con un ospite del parlamento. In un secondo momento anche gli altri due guerriglieri si sono fatti esplodere a loro volta dopo essersi nascosti al piano terra dell’edificio, quando le forze fedeli al leader ceceno Ramzan Kadyrov sono riuscite a entrare.

“C’è stata un’operazione speciale per distruggere gli insorti”, ha detto lo stesso Kadyrov in una breve dichiarazione, aggiungendo che tutti i deputati e le altre persone che si trovavano nell’edificio sono state liberate. L’agenzia di stampa Interfax ha scritto anche che i ribelli hanno preso in ostaggio alcune persone, ma è stato impossibile averne conferma. Almeno 17 persone sono rimaste ferite, uno dei più gravi avvenuti a Grozny da diversi anni a questa parte. Le autorità russe stanno cercando di contenere la crescente insurrezione islamica nel Caucaso del Nord, una striscia di province povere a maggioranza musulmana che si trova al centro di una regione, quella meridionale della Russia, a prevalenza cristiano-ortodossa.

La Cecenia è la Repubblica più turbolenta della federazione russa; dopo un periodo di relativa calma, la violenza dei ribelli separatisti è tornata a crescere negli ultimi mesi. Con il suo territorio quasi interamente montuoso ha una popolazione in larga parte musulmana, con una reputazione di irriducibili combattenti, da quando Sheik Mansour guidò una guerra santa contro i russi nel 18.mo secolo. Da allora è una spina nel fianco sud della Russia. Sotto l’Unione Sovietica, Stalin – che temeva la scarsa lealtà dei ceceni – deportò l’intera popolazione in Asia centrale nel 1944; Nikita Kruscev, nel 1957, permise il loro ritorno nelle terre d’origini. Al collasso dell’Urss nel 1991, l’Inguscezia (che era stata accorpata alla Cecenia, con Grozny capitale) scelse di diventare una repubblica della federazione russa, mentre la Cecenia dichiarò l’indipendenza. Nel dicembre 1994 il presidente Boris Eltsin inviò le truppe per schiacciare il movimento separatista: dopo due anni sanguinosissimi di guerra, si arrivò a una tregua e Mosca ritirò le sue truppe nel 1996. Le forze russe sarebbero tornate nel 1999, dopo che il presidente Vladimir Putin accusò i ceceni di una serie di attentati. Era l’inizio di una seconda guerra contro gli indipendentisti, che terminò 10 anni dopo.

Tra le azioni più clamorose dei ribelli ceceni, si ricorda l’attacco a Mosca al teatro Nord Ost sulla Dubrovka, 2002, quando furono presi 850 ostaggi, con la richiesta di metter fine alla guerra. Circa 120 persone furono uccise. Nel settembre 2004, terroristi ceceni assaltarono una scuola a Beslan, nell’Ossezia del nord: ci fu una strage, con 330 morti, metà dei quali bambini. Nel marzo di quest’anno, due donne kamikaze uccisero 39 persone in due stazioni della metro di Londra. L’attentato fu rivendicato dal leader ribelle Doku Umarov, l’uomo più ricercato di tutta la Russia. Putin ha insediato personaggi locali a lui fedeli alla testa del governo di Grozny. L’attuale presidente, Ramzan Kadyrov, è il figlio del presidente Akhmat Kadyrov, assassinato nel 2004.

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