Napoli, detenuto suicida nel carcere Poggioreale

di Redazione

carcereNAPOLI. Un detenuto di origini campane, Antonio Granata, di 35 anni, arrestato il 29 settembre scorso, si è tolto la vita, impiccandosi,nella tarda mattinata di lunedì nel carcere napoletano di Poggioreale.

Appena fatto ingresso in carcere era stato allocato al Padiglione Firenze – reparto “nuovi giunti”. Dopo che gli era stata notificata una ordinanza di custodia cautelare per 416-bis era stato spostato nel padiglione Livorno – Alta Sicurezza.

Granata era stato arrestato a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, mentre custodiva denaro, titoli di credito, documenti riferibili al clan Mallardo e ricevute di vincite al Totocalcio.

“Con quello di Granata – dichiara il segretario generale Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno – sono 52 i suicidi verificatisi nelle celle delle prigioni italiane dal 1 gennaio ad oggi. Una mattanza cui il Dap e il Ministero della Giustizia non sembrano capaci di arginare. Il loro colpevole immobilismo, coniugato ad un incomprensibile silenzio ampliano responsabilità che appaiono ben delineate.Con il Ministro della Giustizia diversamente impegnato ed il capo del Dap a presiedere i cantieri edili il sistema penitenziario è condannato ad una deriva senza controllo. Tra autosoppressioni, aggressioni, violenze, sovrappopolamento e violazione del diritto le nostre galere hanno perso ogni residuo di civiltà, umanità e legalità. Nonostante gli sforzi del personale, abbandonato a se stesso, nulla si può se non intervengono quelle soluzioni strutturali più volte richieste.L’aumento degli organici della polizia penitenziaria e del personale addetto al trattamento; maggior ricorso alle pene alternative; modifica del sistema sanzionatorio e abbreviazione dei tempi processuali. Queste sono alcune delle soluzioni indifferibili per recuperare civiltà, legalità ed umanità all’interno degli istituti penitenziari. Purtroppo abbiamo ragionevole certezze per sottolineare come non ci sia una volontà politica di questo Governo per risolvere il dramma penitenziario.Allora la lista dei morti e delle violenze è destinata, inevitabilmente, ad allungarsi. Salvo registrare il momentaneo, quanto inutile sdegno, di chi potrebbe cambiare le cose ma non lo fa”.

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