Bufera su nomine in giunta: 7 consiglieri si autosospendono dall’Udc

di Redazione

Domenico ZinziMADDALONI. Sette consiglieri comunali, Giacomo Lombardi, Giulio Farina, Nunzio Sferragatta, Antonio Della Valle, Giuseppe Magliocca, Salvatore Ragnino e Mario Barbato, si sono autosospesi dall’Udc.

In una nota inviata al segretario provinciale Angelo Consoli, al presidente della provincia Domenico Zinzi, a Ciriaco De Mita e al segretario nazionale Lorenzo Cesa, rivendicano la loro azione che ha contribuito a far “risorgere” il partito a Maddaloni. Ciò nonostante, sostengono, la segreteria provinciale ha imposto la designazione degli assessori nella nuova giunta guidata dal sindaco Cerreto per dare un “contentino” a candidati non eletti alla provincia e alla Regione.

“Fino a pochi mesi fa- si legge nel documento inviato ai vertici dello scudocrociato- l’Udc a Maddaloni era praticamente scomparso, a causa di una gestione personalistica e autoreferenziale. Ma nel settembre del 2009, un folto gruppo di moderati, molti dei quali reduci dalle delusioni e dai fallimenti del Pd, hanno visto nell’Udc il motore della possibile nascita di un nuovo, forte partito di centro e hanno deciso di aderirvi nella prospettiva della costruzione del Partito della nazione. Da quel momento, la crescita è stata vertiginosa, ed è culminata nella strepitosa affermazione alle comunali del marzo scorso: 4860 voti e ben 7 consiglieri, più che raddoppiando il miglior risultato che l’Udc aveva mai conseguito a Maddaloni, e diventando il primo partito della coalizione”.

Da tale risultato, secondo i consiglieri,sarebbe stato lecito attendersi segnali e invece, sottolineano, “è rispuntata l’antica vocazione all’autoreferenzialità”. “Il primo segnale negativo – spiegano – è venuto dalla designazione degli assessori: imposti dalla segreteria provinciale e accettati dal gruppo consiliare solo per disciplina di partito”.Il gruppo avrebbe preferito “una delegazione assessoriale composta unicamente in funzione dell’esperienza e della competenza, coerentemente con gli impegni assunti in campagna elettorale”. E invece, continuano, “dalla segreteria provinciale è venuta un’indicazione che risponde a una logica totalmente diversa: fare della giunta municipale di Maddaloni lo strumento di compensazione per due candidati non eletti, rispettivamente alla Provincia e alla Regione, e per un amico storico, una sorta di premio fedeltà. Ciò porterebbe al più completo scollamento non solo tra consiglieri, assessori e partito, ma con la città stessa e con gli elettori”.

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