Sakineh, per lei 99 frustate. Iran attacca Berlusconi

di Redazione

SakinehROMA. Sono ore febbrili per la sorte di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana di 43 anni condannata alla lapidazione per adulterio nel 2006.

Il figlio Sajjad Ghaderzadeh ha fatto un appello al Papa e al governo italiano perché intervengano per fermare l’esecuzione: “Mi appello a tutti gli italiani, ma soprattutto al loro governo e al premier Silvio Berlusconi“. Poi si rivolge al Pontefice: “Esorto il capo della Chiesa, papa Benedetto XVI, a intervenire per salvare la vita di mia madre”, per fermare le “atrocità ingiustificate” cui è sottoposta. Per Sajjad, l’unica speranza di fermare il boia è la mobilitazione internazionale, le voci come quella della première dame di Francia Carla Bruni, o di Francesco Totti, che ha aderito alla campagna “Fiori e non pietre” contro la lapidazione di Sakineh, producendo una grande eco in Iran.

FRUSTATE. Secondo Sajjad la condanna a 99 frustate a carico della madre è già stata eseguita: “In seguito alla pubblicazione sul Times di Londra della foto di una donna senza velo erroneamente attribuita a lei, è stata condannata da un giudice speciale di Tabriz (la città in cui è detenuta, ndr) a 99 frustate. Secondo le nostre fonti, la sentenza è stata eseguita, mia madre è stata frustata pochi giorni fa”. “Questo è un fatto insopportabile, che mi indigna veramente” dice Sajjad, che cambia quasi quotidianamente la scheda del suo cellulare per paura di essere intercettato e punito dalle autorità del suo Paese. “Ho paura per me, ma soprattutto per mia sorella” ammette. Il giovane non conosce le condizioni di salute della madre, perché non gli è permesso incontrarla da più di due settimane: “Sono molto preoccupato, spero di poterla incontrare giovedì, ma non sono sicuro che mi daranno l’autorizzazione”. L’avvenuta esecuzione delle 99 frustate nei giorni scorsi – pena che Sakineh ha subito anche quattro anni fa, all’inizio della sua vicenda giudiziaria – è confermata dall’avvocato della donna, Javid Houtan Kian: “Secondo la testimonianza di due detenute scarcerate venerdì dalla prigione di Tabriz, Sakineh ha subito in carcere un processo per direttissima in cui è stata riconosciuta colpevole di corruzione morale per aver autorizzato la pubblicare di una sua foto senza velo – spiega il legale -. Dopo la condanna è stata subito frustata per 99 volte”.

STESSO DESTINO PER 150 DONNE. Secondo il legale “l’accanimento contro Sakineh è motivato dalla volontà dell’autorità giudiziaria di dare il via a un nuovo ciclo di lapidazioni di donne condannate a morte”. “Secondo le ultime stime in Iran ci sono circa 150 donne in attesa di essere lapidate. – spiega – Con Sakineh, la Repubblica Islamica vuole esaminare la reazione della comunità internazionale nei confronti del ricorso a una pratica primitiva come questa. Se dovesse ritenere che l’impatto delle campagne internazionali non è poi così forte, allora procederebbe senza indugi alla lapidazione di tutte queste donne”. Ufficialmente, in Iran tale pratica non viene messa in atto da diversi anni.

FRATTINI. E l’impegno del governo italiano è arrivato per voce del ministro degli Esteri Franco Frattini, che chiede “un gesto di clemenza” da parte di Teheran. “Abbiamo cercato di mostrare il nostro rispetto per la sovranità iraniana ma ribadisco a nome del governo italiano il più forte auspicio che l’Iran consideri un atto di clemenza per salvare Sakineh da un’orrenda punizione offensiva della dignità umana – precisa il ministro -. Salvarla da questa sofferenza offrirebbe un’opportunità all’Iran per creare un nuovo clima di fiducia con la comunità internazionale. Al di là del motivo umanitario, riteniamo che non sia interesse dell’Iran giocarsi la propria reputazione su un caso come questo”. La Farnesina ha avuto contatti con l’ambasciata iraniana a Roma per “un’azione di sensibilizzazione a livello bilaterale”. “Abbiamo anche sollecitato un’azione dell’Unione europea presso Teheran, attraverso la presidenza di turno belga”, fa sapere una fonte del ministero degli Esteri. Frattini, che “segue personalmente e con particolare attenzione la vicenda”, ha annunciato la disponibilità a incontrare il collega iraniano Mottaki a margine della prossima Assemblea generale dell’Onu a New York. “Il governo fa suo questo ultimo, drammatico, appello del figlio di Sakineh perché venga risparmiata la vita della madre e si abbandoni la pratica disumana della lapidazione” ha confermato il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna.

VATICANO. Immediata anche la risposta del Vaticano. Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa, spiega che “la Santa Sede segue la vicenda con attenzione e partecipazione. La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota e la lapidazione è una sua forma particolarmente brutale. Quando la Santa Sede è richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici”.

ATTACCO A BERLUSCONI: “CAPO DELLA MAFIA”. Dall’Iran il giornale ultraconservatore Kayhan, lo stesso che qualche giorno fa sferrò un duro attacco a Carla Bruni, ha aspramente criticato il premier Berlusconi per la posizione assunta dal governo in difesa di Sakineh. “Berlusconi è un uomo moralmente corrotto. Il capo della mafia italiana si è unito ai difensori del crimine” scrive il più importante giornale conservatore della Repubblica islamica; il suo direttore è nominato direttamente dalla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Il quotidiano afferma che “le prove” della “dissolutezza sessuale” di Berlusconi sono contenute nella stampa italiana ed europea e aggiunge che “così come Carla Bruni, l’immorale moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, anche Berlusconi si è voluto unire a questa cricca che difende la criminale Sakineh, accusata di adulterio e omicidio del marito”.

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