Peschereccio mitragliato, la Libia si scusa. Maroni apre inchiesta

di Redazione

 TRAPANI. Sull’attacco a colpi di mitra contro il peschereccio “Ariete” da parte di una motovedetta libica, sulla quale viaggiavano anche militari italiani, interviene il ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Nel corso del programma “Mattino 5”, il titolare del Viminale ha riferito di aver aperto un’inchiesta sull’episodio, anche se immagina che il peschereccio di Mazara del Vallo, colpito a 31 miglia da Al Zawara, centro libico al confine con la Tunisia, all’interno del golfo della Sirte, “sia stato scambiato per una nave con clandestini, ma occorre verificare. La Libia si è scusata”.

Maroni conferma che la motovedetta libica “è una delle sei che abbiamo consegnato al paese nordafricano sulla base di un accordo siglato nel 2007 dall’allora ministro Giuliano Amato” e che a bordo della stessa “ci sono militari italiani che per un periodo forniscono assistenza tecnica ai libici, ma non hanno funzioni di equipaggio. Ieri abbiamo ricevuto il loro rapporto, non sono stati coinvolti nell’operazione e oggi faremo una riunione al ministero per verificare ciò che è accaduto”. “Penso – ha concluso il ministro – che si sia trattato di un incidente grave, ma pur sempre un incidente: studieremo le misure perchè non accada più”.

L’Ariete, iscritto al compartimento marittimo di Mazara del Vallo, è un peschereccio d’altura di 32 metri con dieci uomini d’equipaggio, al comando del capitano Gaspare Marrone. Domenica seraè stato raggiunto da alcuni colpi di mitraglia sparati dalla motovedetta libica che gli aveva intimato di fermarsi. La sparatoria non ha avuto conseguenze sull’equipaggio dell’Ariete, che è riuscito a evitare l’abbordaggio e ad allontanarsi. Il peschereccio ha proseguito la navigazione verso Lampedusa, dove è giunto alle 7,30. Quella all’interno del golfo della Sirte, dove si è verificato l’attacco, è una zona che le autorità di Tripoli, nonostante le norme del diritto marittimo internazionale, continuano a considerare di propria esclusiva competenza.

IL COMANDANTE: “MA QUALE INCIDENTE?”. Si dice “arrabbiato” e “molto sorpreso”, Gaspare Marrone, il capitano del motopesca. Non gli vanno giù le parole di Maroni. “Non so perché il ministro dica queste cose, ma tutto si può affermare tranne che sia stato un incidente. Néè possibile sostenere che ci abbiano scambiati per immigrati, per clandestini. Come possono farlo? Era evidente chi fossimo: dei pescatori italiani. Glielo avevo detto prima dell’attacco.Erano dunque informati. Eppure quelli ci hanno sparato ad altezza d’uomo, hanno sparato per colpirci e potevano ucciderci. Lo ripeto: siamo vivi per puro miracolo. Come era possibile cadere nell’equivoco? Questa storia non sta in piedi”. Poi il comandante se la prende con i finanzieri italiani che, comeè stato confermato ufficialmente, erano a bordo della motovedetta: “Se avessimo saputo che c’erano militari italiani ci saremmo fermati, senza tentare la fuga per evitare il sequestro e l’arresto. Invece, la voce che mi ha risposto in perfetto italiano, in quanto evidentemente apparteneva a un italiano, ha negato di esserlo, affermando di essere un libico. Bisogna fare presto chiarezza su tutto questo e dire la verità fino in fondo”.

LA PROCURA INDAGA PER OMICIDIO PLURIMO. Intanto, la Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta ipotizzando anche il reato di tentato omicidio plurimo aggravato a carico di ignoti. Il procedimento ipotizza pure il reato di danneggiamento di natante come previsto dal Codice della navigazione. La Procura ha disposto il sequestro del peschereccio sul quale verranno effettuati rilievi da parte del Ris dei Carabinieri sia sui fori di entrata dei proiettili sia sui dispositivi Gps a bordo del peschereccio, al fine di verificare l’esatta posizione dell’imbarcazione mazarese al momento dell’incidente.

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