Mafia, caccia al tesoro di Giovanni Brusca

di Redazione

Giovanni BruscaPALERMO. La magistraturaèalla ricerca di un “tesoro” accumulato illecitamente da Giovanni Brusca, l’ex boss mafioso, tra gli organizzatori ed esecutori della strage di Capaci, tuttora sottoposto al programma di protezione.

Brusca è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha disposto perquisizioni nel capoluogo siciliano e a Roma, Milano, Chieti e Rovigo. L’accusa sarebbe quella di riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed estorsione.

I sospetti sul tesoro dell’ex boss sarebbero emersi dalle indagini nei confronti di Domenico Raccuglia, considerato il numerodue di Cosa Nostra. Raccuglia era stato arrestato dalla polizia il 15 novembre del 2009 a Calatafimi (Trapani) dopo 13 anni di latitanza.

Non è la prima volta che un collaboratore di giustizia finisce nuovamente sotto indagine dopo essere stato sottoposto a programma di protezione. In passato era accaduto anche al boss Totuccio Contorno, uno dei primi a pentirsi subito dopo Tommaso Buscetta, arrestato nell’estate del 1988 per il suo “ritorno in armi” a Palermo con l’obiettivo di vendicarsi nei confronti dei clan rivali che gli avevano sterminato la famiglia. Anche Balduccio Di Maggio, un altro pentito “storico” che aveva parlato del presunto “bacio” tra Totò Riina e Andreotti, fu sorpreso dopo essere rientrato a San Giuseppe Jato proprio per regolare i conti con il clan di Brusca.

Giovanni Brusca, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, fu arrestato il 20 maggio del 1996 mentre era latitante con la famiglia a Cannatello (Agrigento). Oltre che per la strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo e tre agenti di scorta, è stato condannato come mandante del sequestro e dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino che insieme a Brusca era tra gli organizzatori dell’attentato a Falcone.

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